Mi scuso se non dico ne il nome ne il cognome, ma ragioni di opportunità e sicuramente punizioni canoniche e ritorsioni si "abbatterebbero" sulla mia persona e sul mio ministero. Sono un diacono "permanente" chierico a tutti gli effetti, ho ricevuto lordine sacro..amministro i sacramenti..non tutti,,,non posso consacrare ne confessare. La gente, il popolo santo di Dio, si fida di noi, si affida alle nostre persone di consacrati...facilmente si confidano con noi...spesso chiedono perché non possiamo confessarli.-La nostra é una realtà in evoluzione, un grande dono per la chiesa e per il mondo. Io non sono entrato in seminario perché non accettavo il celibato..e da sposato ho sperimentato che il Signore mi continuava a chiamare al servizio nella chiesa allargando gli orizzonti dellamore verso tutti gli uomini attraverso lOrdine Sacro con una moglie che amo e con i miei figli. Osservo quello che succede e vedo tanta "invidia" (nel senso buono) da parte dei sacerdoti..che purtroppo a volte si traduce in un boicottare questo tipo di vocazione. Spesso mi dicono scherzando che non é giusto che condividiamo lordine sacro...ma non il celibato... Io so per certo che il 70 per cento di preti vivono o relazioni clandestine, o diventano omosessuali. Periodicamente qualche sacerdote "parte" per Roma per andare a studiare (ufficialmente), mentre in realtà sono preti che vanno via per riflettere..alcuni lasciano...i seminari sono sempre più vuoti. Certo un ritorno alla preghiera per le vocazioni, una selezione della vocazione più attenta servirebbe. Ma una scelta libera e la possibilità di scegliere tra celibato e prete uxorato renderebbe più sincera la vocazione e darebbe a tanti la possibilità di aderire alla propria vocazione. Io, se ce ne fosse la possibilità, chiederei subito di essere ordinato sacerdote. Certo i tempi della Chiesa sono quelli che sappiamo e forse sarò troppo vecchio quando questo si realizzerà. Tra laltro i diaconi...si ci dicono che non siamo mezzi preti...ma in realtà ci trattano come tali...come preti non riusciti e mal ci digeriscono..senza darci delle vere responsabilità allinterno della Chiesa. Sono solo pochi Vescovi che coraggiosamente lo fanno...pensano che avendo moglie "sporchiamo" il ministero...come se un "sacramento avesse questo potere". Sento che qualcosa va cambiando ma molto lentamente e che il freno che mettiamo allo Spirito Santo non giova alla vita della chiesa. A volte é vero anchio mi sento un prete a metà perché mi devo fermare dove non arriva il mio ministero...dopo aver accompagnato un ammalato per tanto tempo ad es. non posso amministrare lunzione degli infermi e neanche confessarlo...ma devo chiamare un presbitero. Nonché che questo lo faccio con dispiacere ma non capisco perché non potrebbe farlo un prete sposato. Certo il problema e complesso..occorrerebbe un concilio vaticano III- E non mi dicano delle possibili implicazioni anche economiche perché cé la moglie o i figli. Il prete sposato vivrebbe del proprio lavoro, ciò che acquista col suo lavoro lo può normalmente lasciare alla sua famiglia. nelle parrocchie cé il consiglio degli affari economici.....ed é questo organismo che deve saper gestire leconomia della parrocchia, senza mescolare le due cose...lui deve solo esercitare il suo ministero. Insomma si mettono a volte montagne davanti per non risolvere e affrontare i problemi che vanno impostati bene con forme giuridiche chiare senza esitazioni in modo tale che tutti si sa a cosa si va incontro. So che cé un pò di tutto in questa email, che mi scuso per lanonimato ma non posso fare altrimenti perché domani mi troverei sospeso certamente dal mio ministero e questa e lultima cosa che voglio. Che Dio mi perdoni ma nel mio cuore cé solo lamore per Lui e la Santa Chiesa e non una ribellione. don don XXX diacono permanente Regione ecclesiatica Sicilia
Mercoledì, 12 ottobre 2005
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