PRETI SPOSATI ORTODOSSI IN ITALIA
di Giuseppe Zanon
“Un sacerdote che ha una moglie è un sacerdote e mezzo” dice divertito padre Lucian Birzu nell’ampio servizio sugli Ortodossi curato dal mensile dei Paolini Jesus di Febbraio 2011, con un titolo significativo:”Ortodossi fratelli d’Italia”, pagine 51-73, a firma V. Prisciandaro.
Con Rina, la moglie, che ha come lui poco più di quarant’anni, ha già condiviso vent’anni di matrimonio e quattro figli e vive con la famiglia in un appartamento di 60 metri quadrati. “Rina lo aiuta quando ci sono da organizzare battesimi, matrimoni e qualsiasi altra ricorrenza in parrocchia”. (Jesus pag. 57) .Padre Lucian Birzu è parroco della parrocchia degli Ortodossi a Ladispoli, vicino a Roma; è un omone con barba nera e ha girato l’Europa con un coro di musica bizantina e poi si è fermato vicino a Roma a fare il manovale e il saldatore. Alla domenica raduna un gruppo di trecento persone, per lo più badanti, domestiche, manovali e muratori. A sentire l’entusiasmo di quest’uomo, suonano più convincenti le parole di Giovanni Paolo II, citate a pagina 62: ”La Chiesa ha due polmoni: la tradizione orientale e quella occidentale. Ha bisogno di entrambi per respirare bene”.
Sono un milione e duecentomila gli Ortodossi in Italia, raccolti in trecento parrocchie sparse su tutto il territorio, appartenenti al variegato mondo ortodosso e dipendenti dai vari Patriarcati.
I rapporti della chiesa cattolica con essi sono regolati dal Vademecum della CEI e sono molti buoni dal punto di vista pastorale, tanto da far dire al vescovo ortodosso A.Siluan, residente a Ladispoli:”Ottime le relazioni con la chiesa cattolica che ci ha sempre sostenuti, offrendoci luoghi per celebrare il nostro culto” (pag, 57).
Ritornando al tema iniziale della presenza e della esperienza pastorale di questi preti ortodossi sposati, parliamo anche delle loro mogli, così descritte a pagina 63:”Compagne di vita, madri, catechiste, maestre del coro: tutto questo sono le spose dei sacerdoti ortodossi che svolgono il loro ministero pastorale in Italia: presenza nuova e, per certi versi sconcertante rispetto alle nostre tradizioni”. Un esempio di esse è Natalia, sposata con padre Andrej Boytsov, parroco della Comunità ortodossa di Napoli, alla chiesa s. Andrea apostolo, vicino all’Università. Hanno tre figli di 12-10-5 anni, si sono conosciuti a Mosca durante gli studi. “ Ogni domenica i parrocchiani per partecipare alla sacra liturgia, arrivano da tutta la Campania…..Natalia si occupa dei bambini, segue la scuola domenicale dove si studia russo, disegno, canto e in futuro iconografia.”(p.63).
Un altro esempio è Ramona, 30 anni, di Bucarest, laureata in teologia, sposata con padre Simon Destrobitu che, partendo dalla sua esperienza pastorale, dice subito:”La famiglia è una forza in più, bilancia i problemi che arrivano dalla parrocchia e aiuta a comprendere meglio i problemi dei parrocchiani”(p.65). Hanno cinque figli ed abitano nella zona collinare di Napoli; la loro parrocchia è quella dei santi Andrea e Marco. Ramona sta mettendo su un coro di donne e bambini, oltre che curare il catechismo domenicale e la formazione delle donne. A chi le chiede se le costa fare la moglie del parroco, lei risponde decisa: “Io mi lamento se lui non è disponibile per i parrocchiani, se non fa il suo dovere” (p.65)
E allora perché, come detto sopra, è sconcertante la presenza di queste donne, mogli di preti? Risponde ancora padre A. Boytsov :“All’inizio la gente non capisce” e racconta, in proposito, l’aneddoto del prete ortodosso sorpreso sul lungomare di Civitavecchia...mano nella mano con la sua fidanzata e per questo insultato e quasi malmenato! E poi racconta di sé: ’Quando in Questura ho chiesto un permesso di soggiorno per motivi religiosi dicendo che ero prete e sposato, c’è stata qualche difficoltà” e commenta subito dopo:”Quando alla gente si spiega il perché di questa scelta, alla fine chi ci ascolta dice che è la cosa più giusta”(pag.63)
E allora perché è sconcertante la presenza di questi preti sposati e delle loro mogli in Italia? Perchè non ci siamo abituati, perchè facciamo fatica a pensarla come questa tradizione religiosa orientale ci invita a pensare; soprattutto perché non si mettono al primo posto le cose più impor-tanti: la fede in Cristo e la vocazione a fare il prete, l’annuncio del Vangelo e la passione per farlo giungere ad ogni uomo.
Giuseppe Zanon Giovedì 17 Febbraio,2011 Ore: 05:58 |