Largomento di cui intendo parlare oggi è la missione della Chiesa nel mondo. Per molto tempo abbiamo pensato che la missione fosse compito soltanto di una parte della Chiesa. In questi ultimi decenni abbiamo riscoperto che tutto il popolo di Dio, come chiama la Chiesa il Concilio Vaticano II, è chiamato ad essere testimone della speranza che ha incontrato in Gesù di Nazareth; così anche noi, popolo cristiano di Paterno membro della Chiesa che è in Firenze, in unione alla Chiesa sparsa in tutto il mondo, siamo chiamati ad esserlo. Allora bisogna domandarsi, che segnale esce dalla nostra vita personale e comunitaria? Ma prima ancora bisogna chiedersi: cosè la chiesa, chi è chiesa? Negli ultimi decenni ci sono state grosse trasformazioni nella coscienza che la Chiesa ha di sé, ma ancora questi cambiamenti non sono entrati nella mente e nel cuore di tutti noi e quindi nemmeno nel linguaggio. Quando si dice chiesa non tutti intendono la stessa cosa: chi pensa al fabbricato, chi pensa al Papa e ai Vescovi, chi pensa al popolo cristiano. Dal Concilio Vaticano II in poi, dovrebbe esser chiaro per tutti che chiesa non sono il Papa e i Vescovi da soli, ma tutto il popolo dei credenti, certamente con una diversità di funzioni al suo interno, ma in una comune responsabilità. Questa non è una novità, anzi è un ritorno alle origini, bisogna però riconoscere che non è ancora patrimonio comune. Quando si dice chiesa a molti vengono ancora in mente il Papa e i Vescovi, ma il popolo cristiano è una realtà composita: ci sono i laici, i preti, i religiosi e le religiose, i Vescovi e il Papa, con la presenza dello Spirito che dà forza a tutti coloro che sperano e credono. In questi giorni, sulla stampa, alla TV, ma anche allinterno del popolo cristiano, si usa a sproposito la parola chiesa e noi dovremmo reagire quando si dice per esempio: "la Chiesa ha negato il funerale religioso a Welby", oppure "la Chiesa è decisamente contro i PACS", o quando in passato si è detto "la Chiesa ha deciso di fare un Concordato con lo Stato italiano". Si dica il Vicariato di Roma, i Vescovi italiani oppure la Curia romana. Ognuno si assuma la propria responsabilità! Io non voglio affatto essere coinvolto in decisioni che, insieme a tanti altri fratelli nella fede, non condivido e su cui non sono stato consultato. Facendo così ci si allontana dalla Tradizione della Chiesa che afferma con forza che il Popolo di Dio è uno con, al suo interno, carismi e servizi diversi. Solo quando si tratta dei fondamenti della fede, quelli contenuti nel Credo, allora si può dire, "la Chiesa crede che Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo etc." Negli altri casi, se vogliamo dire Chiesa, si consulti prima il popolo cristiano, almeno sui temi più importanti. Dal Concilio Vaticano II in poi, le strutture di partecipazione esistono, facciamole funzionare! Questa è la prima cosa che volevo dirvi.
La Chiesa, il Popolo di Dio quindi è inviato per raccontare un Dio che ama tanto questo mondo, fino ad annullarsi sul patibolo della Croce. Ma come raccontarlo? lo si può fare in tanti modi. Allinizio della Quaresima si legge il racconto delle Tentazioni in cui si vede che, per raggiungere lobiettivo, lAvversario propone a Gesù strade diverse da quella che poi Lui ha percorso: gli propone la strada del potere, quella dei miracoli spettacolari per colpire la folla, ma Gesù li respinge con decisione. In questi ultimi tempi siamo testimoni di interventi dei Pastori della Chiesa italiana per bloccare una possibile legge sulle unioni civili e questi interventi mi turbano e mi avviliscono. Fra laltro stanno innescando polemiche che non aiutano la crescita delle coscienze di tutti, cristiani e non, e riaccendono un tipo di anticlericalismo che credevamo sepolto da tempo. I Vescovi italiani stanno cercando di far passare, con operazioni di vertice, ciò che forse non è nemmeno opinione comune dei cattolici italiani, dimostrano così di non fidarsi della loro capacità di discernimento e ammettono implicitamente di non essere in grado di stabilire una comunicazione seria e profonda nella Chiesa. Ma in questo modo si sostituiscono alle Comunità cristiane, non le interpellano, non le ascoltano. Se la Chiesa è Popolo, Comunità e non un esercito, nessuno, nemmeno il Papa, si può arrogare il diritto di parlare a nome di tutti su questi temi. Poco tempo fa anche il Capo dello Stato italiano ha fatto un intervento davvero preoccupante che offende la Chiesa come presenza inerme e senza potere, quale dovrebbe essere. Ma, in questo momento, la mia preoccupazione non è per il Capo dello Stato; per dissentire da lui come cittadino, ho altri spazi. Sono preoccupato per noi cristiani che queste cose ce le facciamo dire senza reagire. Ha detto da Madrid il Capo dello Stato, o almeno così è stato riportato dai giornali senza che nessuno lo abbia smentito: "Non ho dubbi che si possa trovare una sintesi sulle unioni civili (i cosiddetti PACS) tenendo conto delle preoccupazioni espresse dal Pontefice e dalle gerarchie della Chiesa". Non entro in merito alla questione delle unioni civili, avremo modo di parlarne in altri momenti, io direi esattamente le stesse cose se la Conferenza Episcopale Italiana (la CEI) sostenesse il contrario. Voglio sottolineare il modo con cui la Chiesa si pone in rapporto allautorità civile, il mio discorso è ecclesiale. In questo modo, non sono i cattolici presenti in Parlamento, ma i dirigenti della Chiesa a diventare interlocutori necessari per definire una legge dello Stato! E questo non è solo avvilente per i cittadini italiani, non è solo la morte dello Stato laico, ma è la morte della Chiesa, che è quello su cui mi interessa riflettere con voi in questa omelia. Se i cattolici italiani sono convinti che questa legge non sha da fare, sostengano le loro convinzioni nel confronto con i loro concittadini e con i loro Parlamentari di riferimento, ma non accettino lintromissione dellistituzione ecclesiastica con i suoi patteggiamenti di vertice. Ci si stupisce se la gente si allontana dalla pratica religiosa, ma questa immagine di una Chiesa faccendiera e armeggiona non può che allontanare!
Infine, qualcuno potrebbe pensare che nella Chiesa non è corretto opporsi ai Pastori. Ma nellesperienza biblica il credente lotta con Dio in nome della sua fede, (pensate a Giacobbe o a Giobbe), figuratevi se non potrà misurarsi con i fratelli nella fede, anche se Vescovi! Chi sostiene che questa è empietà, è un idolatra! Amare la Chiesa vuol dire starci in fedeltà e libertà, anzi direi che solo chi è libero può essere fedele, diversamente è schiavitù o piaggeria. Ditemi voi, quando i Pastori della Chiesa onoravano la tortura e la pena di morte, condannavano la libertà di religione e di stampa, chi amava di più la Chiesa, chi taceva per non compromettersi o per il quieto vivere, o chi si opponeva apertamente, rischiando la persecuzione o lemarginazione? E urgente rispondere a questa domanda! Oggi, secondo me, siamo in un altro di quei momenti cruciali. Ho trovato un interessante intervento di Paolo VI e del Cardinal Ratzinger su questo argomento, ve li ripropongo. Io mi ci riconosco in pieno, mi sembra di essere in buona compagnia!
Ha detto Paolo VI nel 1969:
Nella misura in cui faremo più attenzione allo Spirito Santo, potremo entrare in un periodo di maggiore libertà nella vita della Chiesa e di conseguenza per ciascuno dei suoi figli. Questa libertà data dallo Spirito Santo significherà meno obblighi legali, meno inibizioni interiori; la disciplina formale sarà ridotta, ogni arbitrio sarà abolito e così ogni intolleranza e ogni assolutismo. Il Codice di Diritto Canonico sarà semplificato, lesercizio dellautorità temperato, il senso della libertà dei figli di Dio sarà promosso.
Nel 1998 scriveva il Card. Ratzinger:
« - Il Signore è lo Spirito e dove cè lo Spirito del Signore cè libertà. - (II Corinti 3,17) Per questo quanti più apparati ecclesiali noi costruiamo, anche i più moderni, tanto meno cè spazio per lo Spirito Santo. Tanto più diamo importanza alla Chiesa, tanto più togliamo importanza allo Spirito Santo. lo penso che nella Chiesa, a tutti i livelli, noi dovremmo, sotto questo punto di vista, iniziare un esame di coscienza senza riserve. Questo esame di coscienza dovrebbe avere conseguenze concrete per far trasparire il volto autentico della Chiesa. Solo se lo Spirito Santo torna ad essere il Signore al centro della Chiesa, è possibile che la Chiesa diventi per molti, un trovarsi a casa propria in modo completamente nuovo, in uno spazio di libertà».
Articolo tratto da:
FORUM (49) Koinonia
http://utenti.lycos.it/periodicokoinonia/
Giovedì, 29 marzo 2007
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