RITORNO AL CARCERE DI GAETA

di Claudio Pozzi

Ieri ho vissuto una giornata molto emozionante: dopo 48 anni da quando, nell’estate del 1972, ero stato detenuto nel carcere militare di Gaeta per obiezione di coscienza al servizio militare sono tornato a visitare quella struttura.
Quando ero ragazzo mi rifiutai di fare il soldato per le mie convinzioni di fede ed essere coerente con il messaggio di nonviolenza contenuto nei vangeli. Mentre ero detenuto scrissi un diario su fogli volanti che passavo di nascosto durante i colloqui a chi mi veniva a trovare.
Molti anni dopo ho digitalizzato questo diario e altri documenti di cui ero in possesso, tra i quali anche numerose lettere di solidarietà ricevute, e ho raccolto tutto in un libro pubblicato dal Centro Gandhi edizioni di Pisa nel 2019 (il n. 36 dei Quaderni Satyagraha), casa editrice della quale faccio parte della redazione.
Nicola Ancora, responsabile della comunicazione museale del Castello Angioino di Gaeta (ovvero l’ex carcere), facendo una ricerca su internet per rintracciare obiettori di coscienza ed ex militari per ascoltare le loro testimonianze e, nel contempo, dare loro la possibilità di ritornare a vedere il carcere, ha trovato, in una pagina web, una recensione del mio libro e così è riuscito a contattarmi su Facebook.
In questo stesso periodo il regista di Rai Cultura Giuseppe Sansonna sta facendo riprese e interviste su varie realtà della zona di Gaeta per un documentario su quel territorio che andrà in onda, dopo il relativo montaggio, nel mese di marzo.
In questo contesto sono stato invitato dai due a recarmi, ieri 9 gennaio, nel Castello Angioino per visitare il carcere e rilasciare un’intervista sulla mia esperienza di detenuto e sulle ragioni che avevano motivato la mia scelta di rifiutare il servizio militare. Mi recai, quindi, assieme a mia moglie a questo importante appuntamento e devo dire che abbiamo vissuto dei momenti molto toccanti.
Ho potuto rivedere gli ambienti nei quali avevo vissuto le mie giornate di detenuto. Mia moglie è rimasta molto impressionata nel vedere l’angusta cella nella quale avevo trascorso l’isolamento nei primi nove giorni di detenzione e, successivamente, qualche ora per punizione. Ha potuto constatare che realmente dalla finestra con le sbarre si poteva vedere solamente uno spicchio di cielo e solo se ci si avvicinava a pochi centimetri da essa, a causa di un muro costruito dietro la grata di ferro. Era stata proprio mia moglie a suggerirmi il titolo del libro “Uno spicchio di cielo dietro le sbarre” quando le avevo descritto l’ambiente. Anche l’intervista fattami dal regista è stata interessante: ho potuto rievocare momenti importanti della vita carceraria.
Nel complesso la giornata vissuta a Gaeta è stata intensa e utile, oltre che per le relazioni che si sono intrecciate, anche perché si sono ottenuti alcuni risultati di grande interesse:
- Su suggerimento del presidente del Centro Gandhi, Rocco Altieri, ho fatto la proposta a Nicola Ancora di fare della struttura del Castello Angioino un Museo della Pace; sarebbe il primo in Italia e tanto più significativo in quanto fatto in un luogo che era un carcere militare nel quale erano stati detenuti sia militari che avevano commesso reati durante il servizio di leva o la carriera, sia criminali nazisti come Kappler e Reder, sia, infine, obiettori di coscienza per ideali di pace. Io gli ho assicurato che tale progetto avrebbe avuto il supporto del Centro Gandhi e di molte organizzazioni e movimenti che si occupano di pace e nonviolenza con le quali siamo in contatto e che avremmo contribuito a fornire materiali e aiuto nell’organizzazione di iniziative collegate. La proposta è stata accolta da Nicola Ancora che mi convocherà per partecipare a un incontro con il Rettore dell’Università di Cassino al quale bisognerà sottoporre il progetto.
- Al regista Sansonna detti un suggerimento: gli dissi che, in vista del fatto che nel 2022 ricorrerà il 50° anniversario dell’approvazione della legge sull’obiezione di coscienza, potrebbe fare un documentario su tale argomento e su come si arrivò a tale risultato; gli aggiunsi che a tale scopo avrebbe potuto consultare la tesi con la quale mi sono laureato in Scienze per Pace nel 2015 dal titolo “Come si arrivò nel 1972 all’approvazione della legge sull’obiezione di coscienza al servizio militare” che si trova online alla pagina obiezionedicoscienza.org. Il regista si è dimostrato interessato a tale suggerimento e, forse, lo prenderà in considerazione.
- Durante l’intervista era presente un editore di Gaeta, della “Ali Ribelli Edizioni” che mi avvicinò dicendo di essere rimasto molto impressionato dalla testimonianza che avevo reso e volle acquistare una copia del libro proponendo che, quando il Covid lo permetterà, potremo fare una presentazione del libro a Gaeta e, eventualmente, portarlo anche a conoscenza nelle scuole. Sarebbe molto significativo presentare un libro che parla del carcere militare proprio nella città che lo ospita.
In definitiva, una giornata da ricordare con piacere e soddisfazione.



Domenica 10 Gennaio,2021 Ore: 19:13