Precisazioni sulle dichiarazioni del Dalai Lama
Buddismo ed omosessualità
di Taeri sunim (monaco buddista)
A proposito dellarticolo dedicato al Dalai Lama apparso su La Stampa il 2 aprile, in cui questi manifestava il suo disaccordo sui rapporti omosessuali, è dovere fare delle precisazioni per corretta informazione. Oggi in Italia, considerando solo gli italiani, vi sono circa 100.000 praticanti buddhisti, di cui solo una parte minoritaria segue gli insegnamenti del Dalai Lama. Gli altri praticano nei centri delle tradizioni Zen, Theravada e Mahayana. Il Dalai Lama è il capo spirituale della sola scuola Gelugpa. Attualmente nel Tibet "trans-geografico" esistono quattro scuole principali suddivise a loro volta in varie sub-sette. Le quattro principali sono : Gelugpa, Kagyupa, Ningmapa e Shakyapa. Il Dalai Lama non può quindi essere considerato alla stregua di un "papa" dei buddhisti. Anche se rispettato, non rappresenta alcuna autorità spirituale nel variegato mondo buddhista. Egli dice, molto umilmente, di essere un semplice monaco e come tale noi buddhisti non-suoi-seguaci, lo consideriamo, anche se lo rispettiamo come un grande maestro. Il Buddismo Tibetano, è un qualcosa di molto più complesso di quello che normalmente si conosce: un insieme di tradizioni e credenze autoctone; della religione pre-buddhista a carattere sciamanico, il Bon; della medicina tradizionale tibetana; delle pratiche tantriche derivate dallInduismo; dei testi canonici buddisti della tradizione Hinayana, e Mahayana e dei commentari posteriori dei lama tibetani. Quando il DL parla del Buddismo in realtà parla di tutti quei fattori culturali e religiosi venuti ad aggregarsi insieme per formare ciò che è definito buddismo tibetano. Quando afferma che: "... è sbagliato luso degli organi ( bocca e ano) nel rapporto sessuale", non si basa certo sui testi canonici buddhisti ma piuttosto sui trattati di medicina tibetana. Questi, oltre a sconsigliare i rapporti sessuali in certi periodi della settimana, arrivano persino a vedere nel bacio una causa di problemi salutari. Si tratta, quindi, almeno in origine, non di giudizi morali, ma di precauzioni per la salute (giustificate in un paese dove lacqua e le condizioni igieniche scarseggiano). E ancora afferma che : " il Buddismo proibisce il sesso orale, manuale e anale per tutti, sia eterosessuali che omosessuali. Comunque , queste restrizioni si riferiscono solo ai buddisti... In nessun testo canonico buddista, theravada o mahayana, si afferma che ai laici siano proibiti tali atti sessuali e neanche alcuna menzione è fatta riguardo al genere di rapporto, se etero o omo. Tali atti sono invece descritti ampiamente e in dettaglio nel codice di disciplina monastico come contrari alla vita celibe condotta dai monaci e le monache (delle scuole più tradizionali). Pare quindi che nelle sue risposte il Dalai Lama abbia fatto unevidente sovrapposizione e commistione di principi etici monastici, laici e medici definendoli tutti sotto il nome di Buddismo. In un testo Mahayana " Il Brahmajala sutra", i maestri e i monaci sono esortati a conferire i precetti a chiunque senza distinzione di razza, posizione sociale o tendenze sessuali. In Giappone, la tradizione vuole che la pratica damore omosessuale fra Samurai fosse stata introdotta dal famoso maestro Kukai dalla Cina, dove era molto tollerata. Oggi, in occidente, il Buddismo, per il suo carattere adattabile e flessibile, dovrebbe perdere le sue connotazioni culturali asiatiche e divenire il Buddismo occidentale, Italiano, Francese, Tedesco..così come è avvenuto in passato negli gli altri paesi dove ha messo radice creando un Buddismo cinese, giapponese, tibetano, vietnamita. Dovrebbe essere un Buddismo aperto, moderno, flessibile, compassionevole e saggio, che conducesse gli esseri viventi alla piena realizzazione individuale, sociale e civile. A seguito delluscita di un articolo di A. Socci su Avvenire , è stata indetta unassemblea inter-buddhista al Centro Mandala di Milano dove hanno partecipato, oltre a un pubblico composto da un centinaio di persone, 5 monaci rappresentanti di varie tradizioni buddhiste fra cui la giapponese Nichiren Shu, la coreana Chogye, la tibetana Gelugpa e la cingalese Theravada. Il suddetto articolo, riferendosi a quello apparso su La Stampa, presentava unimmagine negativa del Dalai Lama affermando, fra laltro, che "secondo il buddhismo lo scopo del sesso è la riproduzione e che la Chiesa è ben più comprensiva ". Nel dibattito sollecitato si è arrivati alla conclusione condivisa e unanime che entrambi gli articoli non riflettono la reale attitudine aperta ed elastica del Buddismo in generale, ma sono piuttosto frutto di una ben studiata strumentalizzazione. Sono poi stati discussi e condivisi i punti precedentemente spiegati;stilata una bozza sul significato di "osservare il precetto della sessualità" nella società odierna e stabilito di coinvolgere lUBI ( Unione Buddhista Italiana) nella presa di una chiara posizione riguardo tale questione. Taeri sunim (monaco buddista) Venerd́, 14 aprile 2006 |