FILOSOFIA E PSICOANALISI. Indicazioni per una seconda rivoluzione copernicana...
"SU FREUD" DI ELVIO FACHINELLI. Una piccola antologia di testi: un'ottima occasione per riconsiderare il suo percorso di psicoanalista e pensatore. Una nota
Fin dall’inizio, egli ha colto con lucidità e precisione il cuore pulsante della “rivoluzione psicoanalitica” e, consapevole di tutta la sua portata epocale, fino alla fine ha fatto di tutto (pur tra totali incomprensioni) per assicurarne la vita (...)
di Federico La Sala
Con Freud, probabilmente, nessuno (né del ‘mondo’ psicoanalitico, né tantomeno del ‘mondo’ filosofico) ha ‘dialogato’ con più libertà di giudizio e onestà intellettuale di Elvio Fachinelli (1928-1989). E, come si sa, “essere giusti con Freud” non è affatto facile! Fin dall’inizio, egli ha colto con lucidità e precisione il cuore pulsante della “rivoluzione psicoanalitica” e, consapevole di tutta la sua portata epocale, fino alla fine ha fatto di tutto (pur tra totali incomprensioni) per assicurarne la vita. Grandezza e limiti di Freud: “Su Freud” (a c. di Lamberto Boni, Adelphi, Milano 2012, e. 12, pp. 115) è un’ottima occasione per riconsiderare il percorso di Elvio Fachinelli e rendersi conto del suo lavoro (dal 1966 al 1989) per portare la psicoanalisi fuori dalla claudicanza e dalla cecità dell’orizzonte edipico. Nel 1966, semplicemente, Fachinelli è già Fachinelli! Per dirla in breve, nella sua lettura di Freud (questo è il titolo del primo saggio, così articolato: Un Conquistador; L’archeologia del banale; Un modello vittoriano; Dickens, l’infanzia; Il frammento goethiano; Un giuramento materialista; Come lo spirito curerà se stesso; Resistenza, inconscio, sesso; L’autoanalisi; Edipo e suo padre; Mosè è un Egizio; Il mito e la civiltà), egli non solo si rende del fatto che “il conflitto di ambivalenza sull’esser ebreo [e povero, fls] che esisteva nel figlio di Jakob” (p. 16), ma anche di come e quanto il nodo edipico non risolto pesi su “i significati nuovi che emergono dal suo lavoro e ai quali non sa dare una definizione precisa” e come tutto, alla fine, possa finire nel vicolo cieco della tendenza alla distruzione, al “ritorno all’inorganico”, tra le braccia del cosiddetto istinto di morte: “La rivelazione di questa tendenza (...) avviene, in Al di là del principio di piacere, del 1920, attraverso il ritrovamento del mito di Eros e di Thanatos in lotta continua e incerta tra loro” (p. 60). Fachinelli è ben consapevole che “l’ambiguità del mito” non risolve affatto il problema, ma come e con Freud non dispera, e con un colpo d’ala così ‘chiude’ il discorso su “Freud” e così comincia il suo cammino: “Un’indicazione ben tenue e fragile, disarmata; come se fra tante corazze e armature di ferro, egli ci desse un semplice filo da seguire; ma un filo ricorda Platone, che è duttile quanto il ferro è rigido, perché è un filo d’oro” (pp. 60-61). Il cammino sarà lungo, ma il linguaggio già annuncia la consapevolezza di “Sulla Spiaggia” (cfr. E. Fachinelli, La mente estatica, Adelphi, Milano 1989, pp. 13-25). Dal labirinto si può uscire! P.S. 1: Chi pensa (e sono in molti) che il “volo a grande altezza” di Freud, che fece dire a Breuer di guardare “a lui come la gallina il falco” (p. 41), sia in rapporto di opposizione con l’atterraggio di Fachinelli “sulla spiaggia”, credo che sia come uno scienziato aristotelico-tolemaico che viva dopo Copernico e dopo Galilei come dopo Newton, Kant e Einstein, e continui a misurare sul suo “letto di Procuste” le acquisizioni del lavoro di ricerca sia di Freud sia di Fachinelli! Non ha ancora e alcuna consapevolezza, per dirlo con le stesse parole di Fachinelli (1986), del fatto che “ciò che è radicalmente nuovo e diverso nell’esperienza analitica - e che per certi versi è anche arcaico -” è “un modo di conversazione conoscitiva che è probabilmente la più significativa innovazione introdotta nel discorso occidentale dopo la ‘nobile sofistica’ di Protagora e Socrate”(E. Fachinelli, Su Freud, cit., pp. 80-81). (Federico La Sala,29.09.2012). P.S. 2: FREUD E “LA MENTE ESTATICA”. Nel testo del 1966, semplicemente, Fachinelli ha già conquistato ed evidenzia decisiva consapevolezza e chiarezza critica sull’epocale novità e inaudita portata della “situazione sperimentale escogitata da Freud per la cura dei nevrotici” (p. 43). Quella di Freud non è (come potrebbe apparire a uno sguardo superficiale) solo una geniale “innovazione tecnica” dell’intelligenza astuta della ragione tradizionale. C’è anche questo, “ma più profondamente” - a ben guardare - c’è ben altro: “se ripercorriamo - scrive Fachinelli - il lento cammino che va dalla suggestione ipnotica alla soggezione vigile, alla concentrazione attiva, vediamo emergere l’oggetto della cura, la nevrosi del catalogo naturalistico, come soggetto uomo, che ha in sé il suo significato e parallelamente, Freud rinuncia a ogni strumento di intervento diretto, apparentemente risolutore, si fa quasi passivo e distante, ascoltatore paziente” (pp. 41-42). E, ancor di più e meglio precisando, nota e commenta Fachinelli: “La ricerca freudiana è immediatamente antiaristocratica, spoglia di ogni privilegio o superiorità d’orgoglio. Egli tenta di farsi semplice ascoltatore di se stesso, lasciando riaffiorare, come nei suoi nevrotici, la parte calpestata, rifiutata”. E’ la svolta decisiva: “Letteralmente, Freud - scrive Fachinelli - diventa il paziente di se stesso, con una lucidità che apparirà più tardi, e non senza ragione, persino disumana (“ Il malato che oggi più mi preoccupa sono io steso”). In questo modo si stabilisce uno scambio continuo tra ciò che impara dai suoi malati e ciò che ricava da se stesso”(p.46). L’Interpretazione dei sogni, che esce alla fine del ’99, è il testo fondamentale - prosegue Fachinelli, poco oltre (e si tenga presente che si è nel 1966) - della nuova scienza psicologica e, osiamo dire, della nuova ragione“. Per Freud, "è finita una sorta di prolungata infanzia, l’indugio di fronte a se stesso” (p.54). Egli ha trovato la sua strada: messosi in gioco, coraggiosamente, e dato il via alla difficile e interminabile trasformazione di sé, si incammina fuori dell’orizzonte teorico del suo tempo: egli non tornerà mai più indietro. Troverà infiniti ostacoli esterni e interni, ma porterà avanti il suo lavoro fino alla fine. Il viaggio appare interminabile, ma anch’egli - se pure tra e con grandi difficoltà - atterrerà “sulla spiaggia”, a Londra, a Maresfield Gardens. Non proprio come sogna sbarcando, come “un conquistador”, ma sicuramente come un uomo coraggioso, come un ebreo salvato dalle armate del Faraone del XX da quel Mosè che lo ha accompagnato per tutta la vita e che ora egli ha portato con sè anche in Inghilterra, non solo come materia per un libro (da finire - L’uomo Mosè e la religione monoteistica, 1934-1938) nelle casse dei suoi bagagli. (Federico La Sala, 01.10.2012) PER APPROFONDIMENTI, SI CFR.:
Federico La Sala Sabato 29 Settembre,2012 Ore: 10:23 |