Alda Merini è la nave che parte finalmente felice
Nei ricordi di don Marco e don Roberto, i sognatori di Verona, a cura di Carlo Castellini, dalla rubrica Buongiorno Sognatori, di combonifem.it.
Il regista ALMODOVAR nel suo bel film VOLVER, parla della morte come un enigma, come un mistero oscuro e luminoso, come una canzone che va e torna di continuo, come un corpo che muore e risuscita poi ogni volta all’angolo della vita. Così si può pensare la morte di un poeta. Così ci sembra la morte di ALDA MERINI. Un VOLVER un tornare di continuo a risvegliare il nostro sonno:”Vorrei smettere di scrivere, non dire una parola, ma la poesia è come un grillo che canta nella mia testa e come un grillo astuto che graffia le pareti. Vorrei smettere di dormire, correre sugli altipiani, ma appena scappo il grillo torna a inseguirmi il cuore”. Così scrive MERINI in una poesia del suo capolavoro letterario LA TERRA SANTA. Ora lei stessa, diventata grillo notturno, continua a cantarci nella testa e a graffiarci il cuore. ALDA ha aperto molte porte della casa che è il mondo. Ne vogliamo aprire solo alcune. LA PORTA DEI POVERI.
Si sa, i poeti guardano ai dettaglia della vita, sono attenti ad innaffiare i gerani alle finestre che gli uomini, troppo presi dai loro affanni, lasciano rinsecchire. ALDA MERINI ci ha insegnato a guardare il mondo dalla parte degli ultimi. Il suo CRISTO, confuso tra la folla “ULAVA AL CIELO TUTTO IL SUO AMORE A DIO”. La stessa prospettiva che alcuni teologi ci hanno indicato come DIETRICH BONHOEFFER, che nel Ntale del 1942, poco prima di essere imprigionato, scrive:”Resta un’esperienza di eccezionale valore l’aver imparato infine a guardare gli eventi della storia universale dal basso, dalla prospettiva degli esclusi, dei sospetti, dei maltrattati, degli impotenti, degli oppressi e dei derisi, in una parola dei sofferenti”.
A L D A ha messo i panni del folle, ha mendicato la poesia sulle strade, per restituirla al cuore della terra. Lei era la poesia, un magma luminoso e oscuro, lava incandescente che riversava sulle nostre vite. Tutti coloro che si sono occupati di lei fin dai primordi della sua poesia, in avanti, hanno capito che incontrarla era come incontrare l’origine della poesia o la poesia delle origini. Una poesia senza prudenza, quella di ALDA MERINI, che, come ha ricordato il poeta FRANCO LOI, ci restituisce finalmente il poeta “CHE ASCOLTA IL VENTO, LO SPIRITO CHE, COME E’ STATO DETTO, NON SI SA DA DOVE VENGA E SOFFIA DOVE VUOLE”.
LA PORTA DEL CORPO OSSIA DELLA VITA.
La poesia di ALDA dà ospitalità al corpo, un corpo che si rivela dentro le sue parole che dai sensi succhiamo la vita come dolce nettare. Dare corpo al pensiero, che troppo spesso se n’è dimenticato. Scrive in un suo AFORISMA:”SI PUO’ ESSERE QUALCUNO SEMPLICEMENTE PENSANDO”. Un pensiero incarnato che assume il rischio della sua esposizione nel mondo. Un pensiero che ha occhi e mani. In un tempo in cui il corpo umano può essere negato, occultato, precipitato in fondo al mare come pasto per i pesci, la poesia di MERINI si fa salvatrice dei corpi abbandonati e violati dei corpi morenti. Ma anche solerte complice dei corpi in festa, dei corpi amanti. “Quando gli amanti gemono / sono i signori della terra e sono vicini a Dio / come i santi più ebbri”.
Del resto sappiamo come la tragica separazione anima-corpo abbia originato tanti drammi e tante ferite, e sia anche uno dei più grandi furti compiuti ai danni di Dio. Un Dio senza corpo, infatti, che non sente più salirgli in gola la compassione, fa presto a trasformarsi in ideologia, tra le peggiori. Che mettono perfino in conto le cataste di corpi nei campi di sterminio. ALDA ci ricorda che Dio non salva il mondo nonostante il corpo, ma attraverso il corpo:”Prendete e mangiate,: questo è il mio corpo per voi”. Da qui il senso del suo raffigurarsi il CRISTO, nella sua opera non a caso intitolata:”CORPO D’AMORE”:”Ma Cristo era felice, era felice delle intemperie, era felice della pietra nuda, era felice della sua stessa parola. Nessuno ha mai preso in esame che CRISTO è stato un grande poeta e che le sue lodi a Dio erano la voce di Dio stesso. Guardava le donne come si guardano i fiumi che accompagnano la vela sbatacchiata da tutte le parti e le sentiva amiche essendo donna nel cuore”.
LA PORTA DI DIO.
La poesia di ALDA è attraversata fin dalle origini dall’inquietudine e dal desiderio di Dio, la sua vita è costantemente visitata da presenze angeliche. Ricerca e fede trovano casa nelle metafore della poesia. MERINI indossa ora i panni di MARIA, ora quelli di GESU’ che conversa con il Padre. E ancora si identifica nei volti della BIBBIA e in SAN FRANCESCO, poeta dell’universo.
Il Dio che esce dalla sua poesia, assume il volto doloroso del Dio debole, che non può intervenire a fermare i grandi disastri della storia – l’abisso di AUSCHWITZ, DELLA BOSNIA, del RUANDA –Ma che piuttosto accetta egli stesso di immergersi in questa storia e di condividerne il dolore con l’uomo ormai non più PUER (BAMBINO), che vive da adulto la propria esperienza di fede e di ricerca.
Mette in bocca in CANTICO DEI VANGELI, queste parole a GESU’ in un intimo e drammatico dialogo con PIETRO:”Non lasciarmi, non avrei mai pensato / che un giorno ti avrei teso le mani come un bambino / Ho bisogno del tuo potere di uomo / ho bisogno dei tuoi abbracci”.
Un DIO che non nasconde la sua vulnerabilità, ma che la rivela invece come cifra di compassione, che è il punto più alto della comprensione. Il DIO di ALDA è però anche il DIO DELLA FESTA, che si diverte a a lasciare le tavole imbandite per i poveri, mentre ai ricchi lascia solo da pagare il conto. Un Dio che non smette mai di indossare i panni dell’umorismo e sa ridere quando le religioni e le chiese sono convinte di possederlo, mentre lui rimane libero come il vento.
In NEL CERCHIO DI UN PENSIERO, ALDA scrive:”Ci sono religioni spente / come alberi rinsecchiti / Ma tu eri carico di foglie / e di cinguettii di uccelli /la gioia è ancora presente / quando qualcuno ti dice che l’anima è immortale e tutto si ripete /con eterna fragranza / nel nome di un Signore che regge l’universo /una visita santa /con tante banderuole /e una nave che parte / finalmente felice”:
VOLVER , tornare o forse semplicemente rimanere. Tornerà di continuo a visitarci, ALDA, con la sua poesia. O forse resterà, lei che sapeva mettere casa nel cuore degli uomini. A lei si possono applicare le parole che per PADRE DAVID MARIA TUROLDO:”Era così poliedrico, così introvabile e così presente; aveva materialmente il dono dell’ubiquità, non nel senso che fosse presente in ogni casa, ma quando dimorava nel cuore degli amici, dimorava per sempre. Un po’ come Dio”.
Ricordava spesso ALDA il suo poeta GARCIA LORCA e attendeva ogni sera A LAS CINCO DE LA TARDE, come lui diceva, la visita amorosa della poesia o la visita della morte. Che poi era la visita di Dio.
Qualcuno non ha voluto mancare all’appuntamento: ALDA MERINI muore infatti il 1° Novembre A LAS CINCO DE LA TARDE, “NAVE CHE PARTE / FINALMENTE FELICE”. (DON MARCO E DON ROBERTO). A CURA DI CARLO CASTELLINI. Domenica 31 Gennaio,2010 Ore: 16:07 |