PROFILI
MASSIMO ROMANO RICORDA VLADIMIR NABOKOV
[Dal mensile "Letture", n. 648, giugno-luglio 2008 col titolo "Vladimir Nabokov" e il sommario "Scrittore bilingue, Nabokov viene a torto considerato autore di un solo libro, lo 'scandaloso' Lolita, quando in realtà dietro al suo nome si cela una ricca e raffinata produzione che lo eleva tra i grandi narratori del Novecento"]
Considerato a lungo come autore di un solo libro, Lolita, che gli diede fama e notorietà e suscitò uno scandalo clamoroso al di qua e al di là dell'oceano, Vladimir Nabokov è in realtà uno dei più grandi scrittori del Novecento. Forse il vero scandalo, per uno scrittore dallo stile raffinato e scintillante, adorato da un numero ristretto di fedeli ammiratori in tutto il mondo, è che in Italia è stato letto da pochissimi.
Eppure, sulla scia del successo di Lolita, Mondadori lo ha tradotto quasi tutto tra gli anni '60 e '70, seguito poi da Longanesi, Guanda e Garzanti, prima che all'inizio degli anni '90 l'editore Adelphi avviasse la pubblicazione di tutte le sue opere.
Scrittore bilingue, come Conrad e Beckett, è un caso unico nella storia letteraria in quanto maestro quasi maniacale della traduzione, impegnato a curare personalmente, con l'aiuto del figlio Dmitri e di fidati traduttori, la versione delle sue opere, dal russo all'inglese e dall'inglese al russo, senza rinunciare a scrivere qualche racconto in francese. In oltre mezzo secolo ha scritto diciassette romanzi, una settantina di racconti, qualche centinaio di poesie, alcuni testi teatrali, saggi sui maggiori scrittori europei dell'Otto-Novecento, frutto delle sue lezioni universitarie.
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Dettagli al microscopio Come Flaubert, è attento ai dettagli che osserva con un microscopio da entomologo e considera le parole "l'unico vero tesoro che uno scrittore possiede". Rifiuta l'asservimento della letteratura a ogni impegno ideologico e sociale, non sopporta la poslost', la mediocre volgarità del conformismo, un equivalente della betise flaubertiana. Scrittore fortemente visivo, considera il paesaggio un gioco di colori e vede la sua vita come "una spirale colorata in una sferetta di vetro". "La letteratura non è una composizione di idee, ma di immagini", scrive in Lezioni di letteratura russa. "Le idee non hanno molta importanza, se paragonate alle immagini di un libro e alla sua magia". E le immagini si animano grazie allo stile, che in Nabokov si traduce sempre in un gioco acrobatico di figure retoriche, anafore, allitterazioni, metafore, anagrammi, acrostici.
I suoi romanzi sono specchi in cui la tradizione si riflette nella modernità, scacchiere dove lo scrittore coinvolge il lettore in una partita condotta con una serie di mosse imprevedibili delle parole-pedine.
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Il periodo berlinese Fuggito con la famiglia dalla Russia devastata dalla rivoluzione, vive tre anni, dal 1919 al 1922, a Cambridge, dove studia e si laurea in letteratura russa e francese. Respira il clima raffinato dell'Art Nouveau, filtra la lezione di Beardsley, Wilde, Firbank e Beerbohm, si lascia incantare da quel delicato "mondo di flanelle e di tè al miele", con "le estati lilla di un perduto ordine alto-borghese e le ambiguità erotiche di Lewis Carroll", come scrive George Steiner.
Il periodo berlinese, dal 1922 al 1937, rimane decisivo per la sua formazione culturale. Con lo pseudonimo di Sirin, che in russo significa "civetta delle nevi", mentre nella mitologia slava era un fiabesco uccello con faccia e petto di donna simile alla sirena, scrive decine di racconti e nove romanzi in lingua russa, costruiti con tecnica cinematografica vicina all'espressionismo, sequenze, dissolvenze, primi piani, focalizzazione del dettaglio. La sua scrittura descrive le percezioni visive, privilegia i colori e le immagini, attua un veloce mutamento dei piani temporali e dei punti di vista, usa la parodia come "un trampolino che permette di accedere al sommo delle vere emozioni".
Il giovane Nabokov vive in pensioni economiche, camere ammobiliate e minuscoli appartamenti, grazie alle traduzioni, alle collaborazioni con le riviste, alle lezioni di inglese e di tennis.
La Berlino degli anni '20 è, dopo Parigi, il più importante centro di emigrazione: trecentomila russi vivono in città, quasi tutti alloggiati nel quartiere nord-occidentale di Charlottenburg. Mentre a Parigi gli esiliati appartengono per lo più al ceto nobiliare del vecchio regime zarista, declassati, per sopravvivere, al ruolo di camerieri, tassisti e cuochi, a Berlino prevalgono gli intellettuali, poeti e scrittori costretti alla fuga dalla bufera della rivoluzione. Tra di loro ci sono i nomi più importanti della letteratura russa: Chodasevic, Bunin, Marina Cvetaeva, Pasternak, Belyj, Sklovskij, Kuprin, Pil'njak, Gorkij, Merezkovskij e la moglie Zinaida Gippius, Aleksej Tolstoj, Ilja Ehrenburg. La cultura russa trapiantata nella capitale tedesca vive un momento di grande intensità creativa, grazie anche alla presenza di 86 case editrici e librerie e di 150 giornali e riviste.
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I romanzi russi Nel 1925 si sposa con Vera Slonim, un'ebrea bella, colta ed elegante, figlia di un uomo d'affari di Pietroburgo, che diventerà per lui segretaria e musa ispiratrice, editor e agente letterario. Per oltre mezzo secolo batterà a macchina i suoi manoscritti, come la moglie di Tolstoj ricopiava in bella calligrafia il manoscritto tormentato di Guerra e pace.
A lei è dedicato il suo primo romanzo, Masen'ka, pubblicato a Berlino nel 1926. Lineare nella trama e semplice nel linguaggio, narra una delicata e poetica storia d'amore nell'ambiente degli esuli russi a Berlino. In una misera pensione vicino alla ferrovia vivono sei ospiti, due ballerini effeminati, un vecchio poeta malato di cuore che vuole andare a Parigi ma smarrisce il passaporto, una ragazza sola a caccia di un fidanzato, un uomo fastidioso con una barbetta bionda che attende l'arrivo della moglie dalla Russia, e il protagonista, Ganin, che scopre per caso, da una fotografia che gli mostra il marito, che la moglie è stato il primo amore della sua adolescenza in patria. Ganin ubriaca il marito per andare alla stazione al posto suo e convincere Masen'ka a fuggire con lui, ma all'ultimo momento rinuncia avendone già gustato la bellezza nelle immagini della sua memoria.
Tenero e stupendo il ritratto della Berlino anni '20, con le strade, le birrerie, i negozi, i tram, i giardini, mescolato alle immagini dell'adolescenza amorosa vissuta in Russia. Una Berlino quasi espressionista, con "l'opaco luccichio dell'asfalto, e le nere figure scorciate di persone che camminavano in una direzione e nell'altra, sparendo tra le ombre e riemergendo nella luce obliqua riflessa dalle vetrine".
Il secondo romanzo, Re, Donna, Fante (1928), è la storia di un triangolo amoroso con un finale a sorpresa, in cui l'autore ammicca ai grandi modelli dell'adulterio ottocentesco, Madame Bovary di Flaubert, Anna Karenina di Tolstoj ed Effi Briest di Fontane, quest'ultimo ripreso nella scelta dell'ambiente dei capitoli finali, una stazione balneare della Pomerania. La trama è già sintetizzata nell'incipit, con la descrizione della stazione e dello scompartimento di un treno in cui s'incontrano i tre personaggi protagonisti della vicenda, Kurt Dreyer, ricco uomo d'affari cinquantenne, la moglie trentenne Martha, che si nega al marito, e Franz, un giovane goffo e provinciale, diretto a Berlino in cerca di lavoro. Questi diventa commesso nell'emporio dello zio, che scopre essere Dreyer, e l'amante della moglie.
Questa gelida Bovary berlinese progetta con Franz di uccidere il marito durante le vacanze al mare, e invece è lei a soccombere per una polmonite.
Nel finale Nabokov, come faceva spesso Hitchcock nei suoi film, inserisce un delizioso cammeo ritraendo se stesso con il retino per farfalle mentre cammina sulla spiaggia in compagnia della moglie.
La difesa di Luzin (1929) nasce da una delle passioni più forti - insieme alla letteratura e alle farfalle - di Nabokov, gli scacchi. Luzin è un bambino taciturno e scontroso, che scopre nel gioco degli scacchi una via di fuga dal mondo, adatta al suo atteggiamento autistico di "difesa". Da grande diventa un campione internazionale, capace di giocare in un istante infinite partite, di anticipare con velocità impressionante una sequenza altissima di mosse. La donna che diventerà sua moglie lo sottrae al mondo degli scacchi, pericoloso per la sua fragile struttura psichica. Ma il rinvenimento di una scacchiera tascabile in una fodera della giacca fa riesplodere la sua ossessione. L'ultima mossa è il suicidio: si arrampica verso la finestra del bagno, rompe il vetro e al di là lo attende una Berlino notturna suddivisa in quadrati bianchi e neri, simili a quelli della scacchiera.
Molto originale il quarto romanzo, L'occhio (1930), sempre ambientato nella Berlino dei russi emigrati. L'io narrante, istitutore presso una famiglia russa, conosce Matilda, signora "pienotta, dagli occhi bovini" che diventa la sua amante. Picchiato col bastone dal marito geloso, si sente offeso nella sua dignità, vuole suicidarsi ma fallisce il colpo di pistola.
"Freddo, insistente, instancabile occhio", diventa un pirandelliano spettatore di se stesso. Come il protagonista delle Memorie del sottosuolo di Dostoevskij, questo personaggio "un pò volgaruccio, un pò farabutto" afferma: "Ho capito che l'unica felicità a questo mondo sta nell'osservare, spiare, sorvegliare, esaminare se stesso e gli altri, nel non essere che un grande occhio fisso, un pò vitreo, leggermente iniettato di sangue".
Gloria (1932) è forse il più romantico dei suoi romanzi. Il protagonista, Martin, è un russo che confonde fantasia e realtà. Studia a Cambridge, dove s'innamora di Sonja, giovane emigrata russa che segue a Berlino. Martin sogna di intraprendere un viaggio al di là della frontiera della Russia sovietica, trasforma la patria perduta in una terra immaginaria, Zurlandia, ma il suo è un viaggio da cui non farà più ritorno.
Una parodia del romanzo poliziesco costruita sul registro buffonesco di certi personaggi dostoevskiani è Disperazione, scritto nel 1932, che affronta il tema dell'impossibilità del delitto perfetto. Hermann, industriale del cioccolato che vive a Berlino, si reca per affari a Praga, dove incontra un vagabondo, Felix, che è il suo sosia perfetto. Decide di elaborare un progetto criminale. Dopo aver stipulato un'assicurazione sulla vita, rintraccia Felix, lo costringe a indossare i suoi abiti, lo uccide, poi manda la moglie a riscuotere l'assicurazione e si trasferisce in Francia. Basta però un piccolo dettaglio per frantumare il diabolico piano: aver dimenticato sulla sua auto lasciata accanto al cadavere un bastone con inciso il nome Felix.
Sembra una sceneggiatura cinematografica Camera oscura (1933), che diventa Laughter in the Dark ("Risata nel buio") nella traduzione inglese del 1938.
A Berlino un russo molto ricco, Albinus, lascia la moglie per una giovane amante, Margot, volgare maschera di cinema che sogna di diventare una diva a Hollywood. Quando scopre che la donna ha una relazione con un artista, rimane sconvolto e si procura un incidente d'auto che lo priva della vista.
Vuole ucciderla ma manca il bersaglio e nella colluttazione Margot gli prende la pistola e lo colpisce a morte.
Ispirato a Il processo di Kafka, anche se Nabokov sosteneva di non averlo ancora letto all'epoca, è Invito a una decapitazione (1935), grottesca parodia del regime totalitario. Cincinnatus, il protagonista, è un uomo "opaco", nel senso che i suoi pensieri e le sue sensazioni non sono trasparenti agli occhi di quelli che lo circondano. Viene incarcerato per "turpitudine gnostica" e trascorre i giorni d'attesa dell'esecuzione in una prigione-fortezza, circondato da personaggi farseschi: Rodion, il carceriere, che gli porta la cioccolata per la prima colazione e balla con il condannato, Marta, la moglie ninfomane che lo tradisce col secondino, M'sieur Pierre, il boia, buffo omino repellente, Emmie, la figlia dodicenne del direttore della prigione, che anticipa Lolita per la sua maliziosa innocenza.
Il dono, scritto a Berlino tra il 1935 e il 1937, è l'ultimo romanzo in russo di Nabokov, sicuramente il suo capolavoro e uno dei più belli della narrativa del Novecento. È un inno alla vita, alla letteratura, alla felicità, alla gioia di vivere, un intreccio polifonico di temi già utilizzati nei romanzi precedenti. Innanzitutto la nostalgia per la Russia, perduta per sempre ma conservata come un gioiello nella memoria. Poi la figura del padre Konstantin, perduto nelle steppe della Cina e del Tibet alla ricerca di farfalle. E infine il ritratto umoristico dell'ambiente intellettuale degli emigrati russi. Al centro della struttura narrativa c'è una splendida storia d'amore tra il protagonista, Fjodor Godunov-Cerdyncev, nobile russo emigrato a Berlino e aspirante poeta-scrittore, e Zina, una ragazza figlia della sua affittacamere. Fjodor scrive una biografia irriverente e parodica di Cernysevskij, l'autore di Che fare?, il critico progressista dell'Ottocento e padre del realismo socialista.
Dal 1937 al 1940 Nabokov si trasferisce a Parigi e nel sud della Francia, collabora alle riviste dell'emigrazione. Nel 1939 scrive in russo un lungo racconto, L'incantatore, poi smarrito e recuperato dal figlio Dmitri che lo pubblicherà postumo nel 1986. L'interesse di questo testo sta nel fatto che anticipa il tema di Lolita, l'amore di un uomo maturo per una ninfetta.
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Il soggiorno americano Nel 1940, poche settimane prima dell'occupazione nazista della Francia, s'imbarca per gli Stati Uniti con la moglie e il figlio. Il soggiorno americano durerà vent'anni, un periodo duro dal punto di vista psicologico ed economico, in cui Nabokov deve ripartire da zero, reinventarsi come scrittore. E lo fa utilizzando la lingua inglese - conosciuta sin dall'infanzia dalle istitutrici, respirata attraverso la lettura dei classici della letteratura e poi perfezionata nei tre anni trascorsi a Cambridge - anche nella stesura dei romanzi.
Il primo, scritto a Parigi nel 1938, è La vera vita di Sebastian Knight (1941), giocato sul tema del doppio. È la storia di uno scrittore, Sebastian Knight, morto a trentasette anni, raccontata dal fratellastro, V., che insegue le tracce degli amici che ha frequentato, delle case che ha abitato, delle donne che ha amato, dei libri che ha scritto. Ma Sebastian attua la mossa del cavallo (knight in inglese) per sfuggire a V.: questi corre a Parigi all'ospedale per assisterlo, ma scopre che si tratta di un altro e che il fratello era morto il giorno prima. Romanzo geniale che mette a nudo i propri artifici, dissemina trappole, depista il lettore con uno scaltrito gioco letterario.
Il secondo romanzo in inglese, I bastardi (1947), è una parodia del totalitarismo. Il filosofo Adam Krug vive in un Paese a regime totalitario.
Il dittatore Paduk, ex compagno di scuola di Krug, sequestra il figlio del filosofo per costringere quest'ultimo ad aderire al regime, ma per un errore il figlio di Krug viene ucciso dai carcerieri. Krug impazzisce, aggredisce il dittatore e rimane ucciso nel confronto. Abile tessitura di citazioni letterarie, deformate e parodizzate, allegoria dello stalinismo e del nazismo, questo romanzo è una denuncia dell'ottusa brutalità del potere, ma il suo tema principale è, secondo quanto afferma l'autore, "il tormento inflitto al cuore gonfio d'affetto di Krug, la tortura cui viene assoggettata un'intensa tenerezza".
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Lolita, il romanzo-scandalo Fino all'inizio degli anni Cinquanta Nabokov è uno scrittore noto soltanto in una ristretta cerchia di specialisti. Tra il '48 e il '53 lavora alla stesura di Lolita, che viene rifiutato da quattro editori importanti di New York prima di uscire a Parigi nel 1955 presso la Olympia Press. Pubblicato in America nel '58 e in Italia nel '59, fa l'effetto di una bomba nel puritano clima culturale dell'epoca. Negli Stati Uniti vende 100.000 copie in tre settimane e per oltre un anno rimane in testa alle classifiche dei best seller. Un best seller oggi tradotto in 30 lingue, con 50 milioni di copie vendute, diventato un romanzo-scandalo per il tema, la passione di un uomo maturo per un'acerba adolescente. Il successo strepitoso del romanzo viene dilatato dalla versione cinematografica del regista Stanley Kubrick nel 1962, con James Mason, Sue Lyon, Shelley Winters e Peter Sellers, a cui collabora lo stesso Nabokov nella sceneggiatura.
Contrabbandato, da alcuni editori e da chi non l'aveva letto, come romanzo pornografico, non contiene nessuna parola oscena e l'autore usa una tecnica allusiva e sfumata per descrivere i rapporti intimi. Giudicato da Nabokov "di gran lunga il mio miglior romanzo in inglese", fu da lui definito "un affare amoroso tra l'autore e la lingua inglese". Sin dallo straordinario incipit, dove Lolita è una parola, un gioco di sillabe, Lo-li-ta, un elastico verbale. Dodicenne ninfetta innocente e perversa, viso lentigginoso, occhi grigi e labbra "come una caramella rossa leccata", seduce Humbert Humbert, trentottenne scrittore parigino, maschio dalla bellezza virile. Per stare accanto a lei, Humbert sposa la madre vedova, che muore in un incidente d'auto. La parte più consistente del romanzo è occupata dal viaggio in macchina attraverso gli Stati Uniti, dal Texas al Colorado, dal Nevada alla Pennsylvania. Un viaggio che dura un anno, in cui lo sguardo dell'autore descrive l'America dei motel e delle autostrade, dei bar e degli alberghi. Poi Lolita viene rapita da Quilty, un commediografo depravato che la considera un oggetto di divertimento, e a diciassette anni rimane incinta di un bravo ragazzo che ama e va con lui in Canada.
Il romanzo è la storia di un'ossessione, di un uomo reso folle da un amore impossibile, destinato a non possedere mai ciò che ama. L'autore definì il suo romanzo un "libro più tragico che comico", "la storia di una bambina triste in un mondo tristissimo". Nabokov, che non amava le interpretazioni ideologiche, non condivideva l'opinione di certa critica che vedeva in questa storia un confronto tra l'Europa corrotta e decadente (Humbert) e la perversa innocenza degli Stati Uniti (Lolita). Si può leggere Lolita come la parodia di un romanzo erotico scandaloso e l'ultimo grido disperato del romanticismo, perchè Humbert rimane innamorato della sua ninfetta anche quando nel finale si è trasformata in una ragazza dalla bellezza sfiorita e logora. Chiuso in carcere per aver ucciso Quilty, scrive la storia e cattura il misterioso fascino di Lolita non mediante il possesso carnale, ma attraverso il linguaggio.
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Combinazioni con le lettere Il gusto sfrenato per i giochi linguistici caratterizza anche il romanzo successivo, Pnin (1957), autobiografica storia di un professore di letteratura russa in una università americana, che diventa un ironico e umoristico ritratto del mondo accademico statunitense, colto nei suoi tic, nei suoi snobismi, nelle sotterranee rivalità. Pnin, goffo e impacciato con la lingua inglese, dal "fascino disarmante" per la sua candida mitezza, è un personaggio gogoliano: oggetto del gossip universitario per il suo pittoresco modo di esprimersi, sbaglia i treni, scivola per le scale, guida l'automobile come un pazzo, smarrisce e poi ritrova il bagaglio con il testo per una conferenza. La modernità del romanzo sta nel fatto che il narratore si mescola ai fatti narrati: è l'ex amante di Lisa, la moglie che ha abbandonato Pnin, e lo sostituirà sulla cattedra quando questi verrà licenziato.
Il tema del doppio compare anche nel romanzo più complesso e impegnativo di Nabokov, Fuoco pallido (1962), che presenta una struttura a scatole cinesi in cui si specchiano un poeta e un commentatore, amici e vicini di casa.
Charles Kimbote, professore di letteratura zemblana, commenta un poema di 999 versi di John Shade, "Fuoco pallido", a cui fa seguire uno straripante commento, che occupa i quattro quinti del romanzo. Il poema narra la storia di Zembla, un paese nordico che sembra alludere alla Russia, il cui ultimo re, Carlo il Diletto, viene rovesciato dalla rivoluzione bolscevica e va in esilio. Shade, mentre si avvia a casa di Kimbote, viene ucciso da un colpo di pistola sparato da un misterioso assassino. Kimbote mette in salvo il manoscritto e ottiene dalla vedova l'autorizzazione a curarne la pubblicazione.
Questo romanzo, che diventerà un libro cult per la letteratura postmoderna americana, da John Barth a Donald Barthelme, ha il suo manifesto di poetica in questi versi di Shade: "Io sento di capire / l'esistenza [...] solo attraverso l'arte che professo, / intesa come voluttà combinatoria".
Ada (1969) è un ampio romanzo, denso di citazioni e di dettagli, odori, farfalle, occhi, labbra, libri, stanze, vestiti. Nabokov riprende il modello di uno dei grandi romanzi del Novecento, la Recherche di Proust, per il tema centrale: il tempo e l'analisi dei meccanismi della memoria. È una storia d'amore tra Veen e Ada, figli incestuosi dello stesso padre, narrata da un io narrante novantasettenne, lo stesso Veen. I due protagonisti, appartenenti al ceto aristocratico, sono due eccentrici che vivono la loro storia d'amore nell'atmosfera della Belle Epoque, sospesa tra un'America di sogno e una Russia idilliaca e prerivoluzionaria.
Cose trasparenti (1972) è un romanzo breve, ambientato in Svizzera e imperniato sul rapporto tra arte e vita, dove la realtà è sospesa tra veglia e sonno. Hugh Person rievoca attraverso la memoria la donna amata Armande, che non c'è più, scomparsa in un drammatico incidente per il quale era stato condannato a otto anni di carcere. L'aveva strangolata in albergo, per salvarla dall'incendio di cui stava sognando. Poi viene ucciso in un incendio reale nella sua camera d'albergo.
Look at the Harlequins! (1974), ancora inedito in Italia, è l'ultimo romanzo pubblicato in vita da Nabokov. È la storia di Vadim Vadimovich N., noto scrittore anglo-russo, che scrive una sorta di "autobiografia obliqua" in cui parla dei suoi sogni romantici e letterari. Questo romanzo riempie i vuoti temporali della seconda parte, mai scritta, della sua autobiografia.
La prima parte, Parla, ricordo (1951), occupava i primi quarant'anni della sua vita, sino all'imbarco per gli Stati Uniti. È forse la più bella autobiografia del Novecento, che infrange le convenzioni del genere perchè non segue un ordine lineare e cronologico, ma una serie di linee tematiche disposte a spirale: la nostalgia per una Russia magica e incantata, l'ambiente familiare, i primi amori, le farfalle, gli scacchi, le letture, i dettagli del quotidiano. Non manca neppure, come al solito, l'ammicco e la sfida al lettore: "Mi piace ripiegare il mio tappeto magico, dopo essermene servito, in modo da sovrapporre una parte del disegno all'altra. Inciampino pure, gli ospiti".
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Bibliografia di un "falsario" Nabokov ottiene il successo e la fama presso i lettori con Lolita, ma l'apprezzamento dei critici e la consacrazione letteraria arrivano un decennio più tardi grazie al saggio del romanziere John Barth, La letteratura dell'esaurimento (1967, apparso in Italia sulla rivista "Calibano", 7, 1982), che considera Nabokov, insieme a Borges e Beckett, maestro del postmoderno per aver colto l'usura delle vecchie forme narrative e la possibilità di inventare soluzioni nuove utilizzando i materiali della tradizione.
Già a Berlino nel 1937, però, il poeta Chodasevic aveva intuito la grandezza e la modernità dello scrittore russo, che non nasconde i suoi artifici, ma li mette bene in vista "come un mago che, dopo aver divertito il suo pubblico, rivela lì per lì come funzionano i suoi miracoli".
Apprezzato in Italia da Citati e Calvino, al quale lo accomuna un'idea di letteratura come costruzione di un mondo fantastico, gioco combinatorio e parodico con i modelli della tradizione, trova sin dagli anni '60 il suo esegeta ideale in Manganelli, che scopre in lui un'anima gemella nell'idea dello scrittore come falsario e della Letteratura come menzogna (1967), titolo di una raccolta di saggi tra cui La scacchiera di Nabokov. I contributi critici italiani sullo scrittore russo sono piuttosto scarsi. Tra i più significativi segnaliamo: Nabokov. Una vita (Castelvecchi, 1994) di Stefania Pavan e Invito alla lettura di Nabokov (Mursia, 1999) di Andrea Carosso.
In occasione del centenario della nascita è uscito un numero monografico della rivista "Riga", ottimamente curato da Maria Sebregondi e Elisabetta Porfiri, Vladimir Nabokov (Marcos y Marcos, 1999), contenente un'ampia selezione di saggi e interventi di autori italiani e stranieri.
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Traduzioni italiane delle opere Camera oscura, trad. di Alessandra Iljina, Muggiani, 1947.
La vera vita di Sebastian Knight, trad. di Giovanni Fletzer, Bompiani, 1948 (trad. di Germana Cantoni De Rossi, Adelphi, 1992).
Lolita, trad. di Bruno Oddera, Mondadori, 1959 (trad. di Giulia Arboreo Mella, Adelphi, 1993).
Pnin, trad. di Letizia Ciotti Miller, Garzanti, 1959 (trad. di Elena De Angelis, Adelphi, 1998).
Invito a una decapitazione, trad. di Bruno Oddera, Mondadori, 1961 (trad. di Margherita Crepax, Adelphi, 2004).
Risata nel buio, trad. di Anna Malvezzi, Mondadori, 1961.
Parla, ricordo, trad. di Bruno Oddera, Mondadori, 1962.
Poesie, trad. di Alberto Pescetto ed Enzo Siciliano, Il Saggiatore, 1962.
Fuoco pallido, trad. di Bruno Oddera, Mondadori, 1965 (trad. di Franca Pece e Anna Raffetto, Adelphi, 2002).
Il dono, trad. di Bruno Oddera, Mondadori, 1966 (trad. di Serena Vitale, Adelphi, 1991).
I bastardi, trad. di Bruno Oddera, Rizzoli, 1967.
L'occhio, trad. di Bruno Oddera, Mondadori, 1967 (trad. di Ugo Tessitore, Adelphi, 1998).
La difesa, trad. di Bruno Oddera, Mondadori, 1968; La difesa di Luzin, trad.
di Gianroberto Scarcia e Ugo Tessitore, Adelphi, 2001.
Ada, trad. di Bruno Oddera, Mondadori, 1969 (trad. di Margherita Crepax, Adelphi, 2000).
Maria, trad. di Ettore Capriolo, Mondadori, 1971.
Gloria, trad. di Ettore Capriolo, Mondadori, 1972.
Nikolaj Gogol', trad. di Annamaria Pilucchi, Mondadori, 1972.
Disperazione, trad. di Bruno Oddera, Mondadori, 1974 (trad. di Davide Tortorella, Adelphi, 2006).
Re, Regina, Fante, trad. di Ettore Capriolo, Franco Maria Ricci, 1974.
Cose trasparenti, trad. di Dmitri Nabokov, Mondadori, 1975.
La distruzione dei tiranni, trad. di Pier Francesco Paolini, Longanesi, 1982.
La veneziana e altri racconti, trad. di Serena Vitale, Adelphi, 1992.
Una bellezza russa e altri racconti, trad. di Dmitri Nabokov, Anna Raffetto, Franca Pece e Ugo Tessitore, Adelphi, 2008.
L'incantatore, trad. di Dmitri Nabokov, Guanda, 1987.
Lezioni di letteratura, trad. di Ettore Capriolo, Garzanti, 1982.
Lezioni di letteratura russa, trad. di Ettore Capriolo, Garzanti, 1987.
Lezioni sul Don Chisciotte, trad. di Edoardo Albinati, Garzanti, 1989.
V. Nabokov - E. Sikorskaja, Nostalgia. Lettere 1945-1974, trad. di Luciana Montagnani, Archinto, 1989.
L'invenzione di Valzer e altri drammi per il teatro, trad. di Anastasia Pasquinelli, L'obliquo, 1992.
Intransigenze, trad. di Gaspare Bona, Adelphi, 1994.
Lolita (sceneggiatura), trad. di Ugo Tessitore, Bompiani, 1997.
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Una vita tra libri, scacchi e farfalle 1899 Nasce a Pietroburgo da una famiglia della vecchia nobiltà russa, di idee liberali.
1911 Frequenta l'Accademia Tenisev e ha come compagno di scuola il futuro poeta Mandel'stam. Si appassiona alle farfalle, agli scacchi e alla letteratura.
1917 In seguito alla Rivoluzione d'Ottobre, la famiglia si trasferisce in Crimea.
1919 Studia fino al 1922 al Trinity College di Cambridge, dove si laurea in letteratura russa e francese.
1922 Si trasferisce a Berlino. Il padre viene assassinato per errore, durante un comizio del suo avversario politico, da due estremisti di destra.
Traduce Alice nel paese delle meraviglie di Carroll in russo.
1925 Sposa Vera Slonim.
1926 Pubblica il primo romanzo, Masen'ka, e inizia una collaborazione regolare al quotidiano dell'emigrazione russa "Rul", con poesie, racconti e problemi scacchistici.
1928 Pubblica Re, Donna, Fante.
1929 Pubblica La difesa di Luzin.
1930 Scrive L'occhio.
1932 Pubblica Gloria e scrive Disperazione.
1933 Pubblica Camera oscura.
1934 Nasce l'unico figlio Dmitri.
1935-1937 Nel 1935 pubblica Invito a una decapitazione e lavora per due anni alla stesura de Il dono.
1937-40 Si trasferisce a Parigi e nel 1939 scrive il racconto L'incantatore.
1940 S'imbarca con la famiglia per gli Stati Uniti. Grazie all'amicizia con il critico Edmund Wilson, collabora a diverse riviste americane.
1941 Pubblica La vera vita di Sebastian Knight e insegna letteratura russa nel New England.
1942 Lavora fino al 1948 al Museo di zoologia comparata di Harvard, dove studia e classifica le farfalle.
1944 Pubblica la biografia critica Nikolaj Gogol'.
1945 Il fratello Sergej, arrestato dalla Gestapo, muore in un campo di concentramento.
1947 Pubblica I bastardi.
1948 Insegna fino al 1959 alla Cornell University di Ithaca, New York.
1951 Pubblica l'autobiografia Parla, ricordo.
1955 Esce Lolita a Parigi.
1957 Pubblica Pnin.
1961 Si trasferisce con la famiglia a Montreux, in Svizzera, e risiede in una suite del Palace Hotel.
1962 Esce Fuoco pallido.
1964 Pubblica la traduzione commentata in inglese dell'Evgenji Onegin di Puskin.
1967 Esce la traduzione russa, a cura dello stesso autore, di Lolita.
1969 Pubblica Ada.
1972 Pubblica Cose trasparenti.
1973 Pubblica Una bellezza russa e altri racconti e la raccolta di interviste Intransigenze.
1974 Pubblica Look at the Arlequins! e la sceneggiatura di Lolita. Inizia a scrivere l'ultimo romanzo, The Original of Laura, che rimarrà incompiuto e, per sua espressa volontà, inedito.
1977 Muore in ospedale a Losanna.
Tratto da Luned́ 29 Dicembre,2008 Ore: 14:31 |