Riflessioni bibliche
Che cos’è l’idolatria?

Un commento a Esodo 20:4-6


di Bruno Gambardella

Com’è Dio? Quale immagine ci siamo fatti noi di Dio?
Ciascuno si fa la propria idea di Dio e quella rende culto.
Quale, però, fra queste idee o immagini è "quella giusta"?
"Non si fa questa domanda", ci rispondono oggi, "non è corretto! Dio è
come ciascuno si immagina, va tutto bene, ognuna di queste immagini è equivalente, l’importante è essere ’in buona fede’".

Un altro commenta: "Vedete, di Dio non si sa nulla di certo", giustificando così il fatto così di non volersi proprio occupare della questione e di voler vivere come più gli aggrada "senza alcun condizionamento".

Non è affatto vero, però, che le immagini che ciascuno si fa di Dio siano equivalenti, indifferenti, o addirittura "aspetti della stessa realtà", primo perché dati in contraddizione fra di loro non possono essere
contemporaneamente veri, poi perché quello che uno crede ha conseguenze rilevanti sulla sua vita e senz’altro sulla società in cui vive.

Il comandamento di Dio

Quante immagini di Dio si fa l’umanità e poi davanti ad esse si prostra in adorazione! E’ lecito, però, farci delle immagini (fisiche o solo mentali) di Dio?

Il secondo comandamento dato da Dio a Mosè lo
esclude decisamente, minacciando gravi conseguenze su chi lo faccia. Ascoltiamolo:

"Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non le servirai, perché io, l’Eterno, il tuo DIO, sono un Dio geloso che punisce l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta
generazione di quelli che mi odiano e uso benignità a migliaia, a quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti
" (Esodo 20:4-6).

Un Dio di comodo

Farsi immagini di Dio o rappresentazioni di sorta di carattere religioso è dunque espressamente condannato dalla legge che Dio stesso ha sovranamente stabilito su di noi. La proibizione è quella dell’idolatria, e idolatri non sono solo coloro che si fanno pitture e statue religiose per poi prostrarsi di fronte ad esse.

Idolatra è pure chi di Dio si fa un’immagine mentale a proprio piacimento in contrapposizione a ciò che Dio stesso ha rivelato a proprio riguardo.

Che cos’è l’idolatria?

Ma, in sostanza, che cos’è l’idolatria?
In parole semplici essa potrebbe definirsi un accontentarsi di ombre. Un idolo è l’immagine di un Dio come noi vorremmo che fosse, e questo spesso secondo i nostri comodi.

E’ un’ombra, non la sostanza. Le ombre non sono la sostanza.
Sebbene esse possano delineare qualcosa, non sono ciò che è rappresentato. Il dio a cui i nostri comodi piacerebbe è pascersi scioccamente di un’illusione.
Il secondo comandamento parla di idolatria, quando noi ci accontentiamo di ombre. Rivela la tendenza che sussiste nell’essere umano di forgiarsi dèi a proprio piacimento. Se non ci fosse nell’essere umano questa costante tentazione, il Signore non ci avrebbe mai dato questo comandamento.
Questa tendenza è sempre esistita nell’essere umano, fin dai tempi antichi, e risalta ancora oggi.
In noi vi è sempre in noi il desiderio di oggettificare e quantificare tutti gli aspetti della realtà, Dio incluso. A noi piace dipingere cose a dimensione umana. Pensiamo, così facendo, di comprendere meglio le cose. Quando si tratta di Dio, però, dobbiamo stare molto attenti.

Dio non può essere pienamente compreso dalla mente umana. Non c’è libro di teologia che possa adeguatamente dipingere l’infinito.
Iddio abita nell’eternità.

La nostra mente lo può intendere, ma non comprendere pienamente. Ciononostante, però, cerchiamo sempre di farlo, e ci accontentiamo di qualcosa di meno di Dio. Quando facciamo questo, corriamo il rischio dell’idolatria, moderna, ma sempre idolatria. L’idolatria non è solo la pratica poco illuminata delle culture primitive. E’ viva e vegeta anche nell’illuminato e razionalista Occidente. Il secondo comandamento è rivolto a coloro che si accontentano di ombre.
Siamo noi colpevoli di accontentarci di ombre?

Il nostro testo, Esodo 20:4-6, rivela i rischi dell’idolatria, passati e presenti. Qui troviamo idee ed aiuto per coloro che vogliono evitare di diventare idolatri dei tempi moderni. E’ ben possibile essere un idolatra
e neanche rendersene conto. Come? Almeno in due modi.

Qualcos’altro che Dio

Noi diventiamo colpevoli di idolatria quando adoriamo qualcosa di diverso da Dio, il Dio che si è autorevolmente rivelato nella Bibbia.

Il Signore dice nel secondo comandamento: "Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non le servirai, perché io, l’Eterno, il tuo DIO, sono un Dio geloso che punisce l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano e uso benignità a migliaia, a quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti" (Esodo 20:4-6).

A prima vista questo Secondo Comandamento è molto simile al primo. Lì Dio dice: "Non avere altri dèi oltre a me". Entrambe sono proibizioni contro il rendere culto a qualcos’altro che non sia Dio. Quando
adoriamo qualcosa di diverso da Dio, ci rendiamo colpevoli di idolatria. Non è necessario che sia un idolo fatto di legno o di pietra. Potrebbe essere qualunque cosa - anche cose religiose.

Vedete, tutto ciò che per noi diventa più importante di Dio, diventa un idolo. Avete voi degli idoli nella vostra vita? Come potete identificarli? Beh, dovrebbe essere ovvio che qualcosa che catturi la nostra attenzione, occupi la nostra mente, riempia i nostri pensieri e consumi i nostri desideri, potremmo avere qualcosa che consideriamo più importante che Dio. Vi sono idoli molto sottili.

L’idolatria potrebbe non essere all’inizio chiaramente delineata. C’è qualcosa che potremmo chiamare "idolatria strisciante". E’ la sottile intrusione di qualcosa di diverso da Dio, al quale gli permettiamo di
diventare fin troppo importante nella nostra vita. Talvolta nemmeno ci rendiamo conto possa essere un problema fintanto che dobbiamo fare una scelta. Pensate con me alle seguenti affermazioni. Riempite la
parte mancante: "Signore, sono pronto a darti tutto, eccetto…": che cosa escludereste da Dio? Che ne dite di questa affermazione: "Signore, farei qualunque cosa per Te, eccetto…". C’è qualcosa che non sareste
disposti a fare per il Signore? Oppure: "Signore, sono pronto a cambiare tutto nella mia vita, eccetto…".

Ci sono nella vostra vita abitudini che non sareste disposti ad abbandonare? Vi sono luoghi in cui non andreste mai? Vi sono dei rapporti che non dovreste avere e ai quali voi non rinuncereste mai?
Tutto ciò che vi impedisce di ubbidire ai Suoi comandamenti, sono temibili candidati al posto di idoli. Un idolo potrebbe essere qualunque cosa. Potrebbe essere qualcosa di materiale che possediamo: un’auto, una barca, una casa di vacanze, dei gioielli, vestiti o cose come queste. Il vostro stile di vita potrebbe essere un idolo, uno stile di vita in cui date tutte le vostre energie per conservare un certo livello di prosperità.

Non fraintendetemi: non c’è nulla di sbagliato nel godersi il frutto del proprio lavoro, ma quando gettiamo via le cose che veramente contano, al fine di ottenere una casa più grande, una macchina più bella, e tutto
ciò che l’accompagna, allora quelle cose diventano troppo importanti.

Pensiamo ai bambini, ai nostri figli. Sono convinto che i bambini non vogliano semplicemente cose migliori e più grandi. Essi non possono essere soddisfatti con maggiori attività e tutto ciò che il denaro possa comprare. Ciò che i nostri figli vogliono, siamo noi stessi. Essi vogliono noi, il nostro tempo, la nostra attenzione più indivisa. Allo stesso modo Dio vuole noi. Rendere a Dio il culto che Gli è dovuto significa dare a Lui tutto noi stessi. Difatti rendiamo normalmente il culto a ciò a cui ci diamo anima e corpo. Che cos’è che "ci prende" totalmente? Potremmo adorare noi stessi, potremmo adorare altre persone. Potremmo adorare cose materiali. Potremmo adorare uno stile di vita. Potremmo persino adorare cose religiose. Quando adoriamo qualcosa o qualcuno di diverso da Dio, noi adorate delle ombre. Ci siamo resi colpevoli di accontentarci di ombre?

Qualcosa di meno che Dio

Diventiamo colpevoli di idolatria anche quando noi adoriamo qualcosa meno che Dio. E’ interessante notare che il Secondo Comandamento è una proibizione di farci immagini scolpite. Questo comandamento ha in vista qualcosa di più che idoli che rappresentino altri dei. Questo comandamento si focalizza sul farsi immagini che rappresentino Dio stesso.

Dai versetti che abbiamo ascoltato dal libro dell’Esodo abbiamo avuto un’idea precisa del peccato del popolo di Israele.

Essi forse non volevano sostituire Dio, ma semplicemente rappresentarlo.
Forse. Forse no, ma anche se le loro intenzioni erano buone, Dio ne era rimasto offeso.
Vedete, qualunque immagine essi si fossero creata, per quanto artisticamente elevata avesse potuto essere, per quanto magnifiche fossero state le sue caratteristiche, il risultato finale sarebbe stato sempre meno che Dio. Nessuna immagine avrebbe mai potuto rappresentare la grandezza di Dio. Sarebbe stata solo una pallida rappresentazione di Dio, un’ombra, nella migliore delle ipotesi.

Forse il vitello doveva rappresentare la forza del Dio vivente. Forse era stato fatto per essere semplicemente d’aiuto per il culto. Qualcosa che è utile per il culto, potrebbe diventare un idolo? Un altro racconto della Bibbia dimostra di si.

I serpenti velenosi. In Numeri 21 leggiamo la storia del giudizio che Dio infligge al popolo tramite dei serpenti velenosi "i quali mordevano la gente, e gran numero d’Israeliti morirono" (Nu. 21:6). Il popolo rendendosi conto del peccato commesso, aveva così iniziato a implorare Mosè affinché facesse cessare quella prova. Confessavano i loro peccati e lo imploravano che intercedesse per loro in preghiera presso Dio.
Così Mosè prega, e Dio gli dice: "Forgiati un serpente velenoso e mettilo sopra un’asta: chiunque sarà morso, se lo guarderà, resterà in vita". Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra un’asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita" (Nu. 21:8,9).
Dio aveva usato quell’immagine come simbolo per far rammentare la Sua potenza. Era un mezzo mediante il quale la grazia era stata comunicata al popolo. Quel serpente però non era Dio. Era solo
un’ombra. Ciononostante il popolo avrebbe conservato quell’immagine per centinaia di anni. Lo ritroviamo ancora al tempo di Ezechia, in 2 Re 18. Ancora il popolo bruciava incenso davanti a quel serpente! Ezechia lo fa distruggere perché era diventato qualcosa che deviava l’attenzione del popolo da Dio. Era solo un pezzo di bronzo.
Il serpente era qualcosa che certo Dio aveva usato. Era un simbolo religioso. Era un sussidio visivo per il culto. Era però diventato un idolo. Anche le cose religiose possono diventare un sostituto per Dio. Può
essere una croce o un crocefisso, una statua o un quadro, una reliquia o un credo. Queste cose non devono mai essere investite di qualità divine. Il problema non sta nelle cose che dipingono. Non c’è nulla
che le mani dell’uomo possano fare che possa dipingere adeguatamente la santità, la maestà, e la trascendenza di Dio. Il Suo carattere è al di là di qualunque possibilità di rappresentarlo appieno.
Qualcuno ha detto che questo è tanto assurdo quanto pretendere di suonare una sinfonia di Beethoven con un fischietto da arbitro, chiedere ad uno studioso di riassumere in una frase la storia del mondo. Non
lo si può fare: è assurdo solo il pensarlo.

La cosa che più conta
Dobbiamo stare attenti a non trasformare in idoli le cose religiose: esperienze di culto, luoghi, tradizioni… Quando rendiamo culto a qualcosa che sia meno che Dio, allora ci rendiamo colpevoli di
idolatria. Non accontentatevi di un’ombra quando potete fare esperienza della cosa autentica.
Possiamo noi fare esperienza del Dio vero e vivente? Certo, e noi non abbiamo bisogno che la nostra fantasia più o meno artistica si metta in moto. Iddio ha rivelato autorevolmente Sé stesso attraverso la Bibbia e in Gesù e con Gesù vuole stabilire un rapporto personale con ciascuno di noi. Gesù disse alla donna samaritana che di santuari e tradizioni aveva fatto degli idoli: "Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità" (Gv. 4:24). Quella donna incontra però Gesù, stabilisce un contatto con Lui e non solo trova in Gesù il vero volto di Dio, ma questo incontro sarà tale da farle cambiare tutto il suo modo di vivere immorale. Anche noi in Gesù possiamo conoscere Dio e stabilire
con Lui un rapporto autentico che ci aiuti a superare tutti i nostri idoli.

Non abbiamo bisogno di ombre: la cosa vera è un rapporto vivente con il Dio vivente, che non può essere definito né quantificato. La cosa autentica è incontrare il vivente Signore Gesù e lasciare che Lui riempia
la vostra vita.
Non accontentiamoci di nulla di meno. Non accontentiamoci di ombre, quando possiamo fare esperienza della cosa reale.
Conosceremo Dio e con Dio la verità, e la verità vi renderà liberi, liberi veramente.



Mercoledì, 23 luglio 2003