DALLE ROSE ALLE SPINE

di Vincenzo Esposito


Buon anno a tutti coloro che sentono dentro il proprio "io" quella voglia di voler cominciare un anno nuovo, una vita migliore e aprirsi al percorso della propria vita con l'impegno di amare e rispettare… innanzitutto se stessi …
Mi chiamo Vincenzo, originario di Giugliano di Napoli, mi sono costituito nel carcere di Bellizzi dopo che la sentenza di primo grado era passata, purtroppo, definitiva.
Dico purtroppo perché vi è in me tanta angoscia e sofferenza e ricordo ancora quanto fu atroce varcare il primo cancello di queste mura mentre il mio caro papà e mio fratello in lacrime dall'altra parte disperavano nel dolore più indebito che si possa provare; è lo stesso dolore che tutt'ora fa del mio morale, dei miei cari, della mia amata, una sofferenza giornaliera e tutto questo ingiustamente perché sono un mero innocente.
Sono anni che questa incredibile tirannia ci tiene nella morsa del dolore, laddove un innocente sorriso non ha più esistenza, ma viviamo nella speranza, quella speranza che dà la forza di andare avanti.
Si può cambiare nella propria vita per migliorare un po' quel piccolo bagaglio di desideri che ognuno ha nel cuore. Non ci vuole nulla, solo un po' di buona volontà e un pizzico di fiducia in se stessi … il carcere non è un mezzo che aggiusta i propri errori, spesso è frustrante e istigativo, quindi va ragionato per mettere sotto i piedi le tante umiliazioni e mortificazioni subite.
Io sono un ragazzo che nella vita, dopo gli studi, ha sempre lavorato; miravo con fiducia ad un futuro in cui ognuno cerca di raggiungere una meta, quella di crearsi una famiglia e donare ai propri figli ciò che i miei cari mi hanno saputo dare, nel rispetto dei valori cattolici della vita. Ma un giorno avevo chiesto di incontrare, in un umile dialogo, la mia ex compagna attraverso un omaggio di alcune rose; mi sono visto crollare addosso tutte le cattiverie e le ingiustizie non immaginando né riuscendo a capire cosa mi stesse succedendo. Vengo accusato di un fatto mostruoso, assurdo, incredibile..un omicidio di un povero ragazzo che non avuto la fortuna di conoscere e che neanche sapevo che frequentasse la mia ex compagna alla quale feci recapitare quelle innocenti rose. Lo giuro: non mi sarei mai permesso … eppure piango e soffro sul suo cadavere ingiustamente da mero innocente. Se non fosse così non avrei avuto il coraggio di scrivere al giornalino.
La sofferenza, in questo caso, è come un dolore che ti fa disperare perché vorresti localizzarne la provenienza ma non la trovi … e questo ti fa sentire ancora più male, proprio perché non te lo sei procurato.
Sono incensurato, nella vita non ho mai conosciuto cosa significasse "errare"; facevo il disk-jockey a livello professionale, lavorando in diverse discoteche, ho conosciuto tantissima gente, tante ragazze, tante storie che volevano essere alla base di ogni spensieratezza. Ma questa ingiusta storia mi ha fatto crescere anche involontariamente nelle indebite sofferenze.
Non voglio arrendermi, so di avere tante ragioni, e per questo combatto per non distruggere questa speranza che mi fa vivere e crederci ancora.
Credeteci pure voi, siate forti e create nei vostri cuori almeno un piccolo sforzo per il nostro Signore Gesù il quale non vi redimerà ma vi emenderà a rafforzare la voglia e il desiderio di voler costruire una vita migliore.
Auguri di cuore.

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«Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino»
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