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www.ildialogo.org SALVATORE DEL NOCE E LE SUE PROPOSTE POETICHE,di Sebastiano Saglimbeni

SALVATORE DEL NOCE E LE SUE PROPOSTE POETICHE

di Sebastiano Saglimbeni

La vita è un’isola in un oceano di solitudine: le sue scogliere sono la speranza, i suoi alberi sono i sogni, i suoi fiori sono la vita solitaria, i suoi ruscelli sono la sete”.
Quanto sopra un incipit di una delle prose–poesia dell’opera La voce del Maestro di Kahlil Gibran, letto in tanti Paesi del nostro pianeta. Non sappiamo se Salvatore Del Noce, un fine educatore partenopeo, che ricorre all’ espressione scritta, abbia letto questo poeta libanese dalla vita travagliata che gli ha generato, in cambio, il dono della grande poesia, terapia dell’anima. Vita pure travagliata, come in qualsiasi mortale, quella di Del Noce? Si può credere di sì in quanto traspare da una breve silloge di suoi testi poetici che proviamo un po’ a descrivere.
 
Come un cimitero è ora il mio giardino
e se vi scendo è sol per ricordare”,
 
la chiusa, questi due versi, di una densa lirica di Del Noce dalle metafore sottili e delicate. La densità lirica si ripete nei dodici versi del testo “Forse”, il quale recita:
 
“ Forse, talea piantata nel cuore,
magica parola, forse cadrà il muro.
Allora tu ci sarai, ma solo addio,
lo sento, potrò dirti, forse;
una voce canterà come una volta
ed un volto s’accenderà del color
dell’aurora come una volta
e tra le spighe rispunteranno,
ridenti, i papaveri, ma solo
un addio potrò darti, forse, ch’è
mio destino esserci senza averti
o averti senza esserci”.
 
Non esente, in queste proposte poetiche, che ci ha fatto conoscere Nadia Ferroni, acuta lettrice e cultrice d’arte, l’incalzante solitudine che diventa poesia, creatività, di chi si è visto privato di una cara immagine muliebre. Ed è qui che s’indovina il motivo del ricorso alla poesia, la quale fa rivivere certe presenze umane che non esistono più, ma possono, sia pure illusoriamente, esistere con l’efficacia dell’ espressione.
Di altri testi poetici di Del noce? Ve ne sono che ancora indugiano al tema della solitudine, ma sono testi che pure disegnano luminosamente il paesaggio, come nel testo “Ancora la luna” . Si senta:
 
“ sepolto, inerte, nel sonno,
dorme l’ibisco, sogna la lantana,
le piante più alte ormai da
tempo hanno spento le ultime
faville impigliate, lassù, sulle cime
e le sagome oscure delle case
tacciano cieche e s’aprono
ai sogni. Ancora la luna…
com’è bella, stasera, la luna!
 
E qui, con questi versi, si affina l’espressione scritta dell’autore contemplante il creato nel quale trova certa quiete delle sue cure.
C’è un testo della silloge di Del Noce, ”a cartulina”, che si legge prosastico con un recupero di parole del dialetto napoletano. Da questo vi affiorano sogni, ricordi struggenti dell’avo e dei consanguinei. Quindi il proprio sangue che l’autore con viva devozione custodisce nella sua memoria.
Ben vengono, ci pare di concludere con questa breve nota, proposte poetiche del genere, perché sono quelle di un partenopeo molto votato al sapere e al valore della creatività non fine a se stessa.



Sabato 08 Dicembre,2018 Ore: 12:54
 
 
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