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www.ildialogo.org La realtà quotidiana,di Giuseppe P. Fazio

Rubrica SPUNTI SOCIOLOGICI/6
La realtà quotidiana

di Giuseppe P. Fazio

La condotta dei singoli individui nella società è orientata dalla conoscenza che questi hanno della realtà, la quale si presenta interpretata soggettivamente. L’individuo, che è immerso nell’oggettività in cui vive, percepisce il mondo come un tutto significativo dotato di una sua coerenza logica. Il mondo che appare agli individui però, non è semplicemente dato per scontato da questi ma è un mondo che si origina nel pensiero e nell’azione degli individui stessi e grazie a questo mantiene la sua forma di realtà. Naturalmente, è possibile affermare che la coscienza individuale percepisce oggetti differenti come appartenenti a sfere differenti di realtà[1]. La mente individuale, in pratica, è capace di muoversi in più sfere di realtà, identificandole come dissimili e maturando in questo modo, la conoscenza che il mondo è costituito da realtà molteplici. A questo punto, è naturale che avendo affermato la presenza di multi-realtà percepibili, logicamente risulta come la realtà per eccellenza, sia quella che definiamo vita quotidiana. Realtà questa, che possiamo definire, data la sua preminenza, come dominante. Questa viene percepita come ordinata, predisposta in modo indipendente dalla percezione dei singoli ed imposta ad essi. E’ possibile distinguerla come oggettivata, ossia, costituita da un’ordine di oggetti indipendentemente costituiti prima della comparsa di ogni singolo individuo immerso in essa. La conoscenza di ciò che è reale, è data da un reale che è possibile definire come pre-costituito.

“L'osservatore è quindi colui che ordina e organizza un mondo costruito dalla sua esperienza: egli è al tempo stesso il costruttore e l'ordinatore della realtà, colui che stabilisce un equilibrio tra i tanti possibili; non un ordine qualsiasi, bensì quello a lui più utile e funzionale alle proprie attività[2]”.

L’esperienza della vita è organizzata per gradi differenti di vicinanza e lontananza spazio-temporale, per cui si ha un hic et nunc, fuoco dell’attenzione immediata, che è definibile realtà della vita quotidiana, come anche si hanno esperienze che non sono annoverabili all’immediato. Ora, questo qui ed ora della vita quotidiana, si riflette nell’intersoggettività del mondo che i singoli condividono. Mentre le molteplici realtà non facenti parte della coscienza collettiva hanno vita solo e soltanto nella mente dei singoli, la realtà quotidiana, come prima accennato, è un esperienza intersoggettiva e condivisa. Naturalmente, la condivisione non è perfettamente collimante, il qua e adesso del singolo, nella sua esperienza del quotidiano, cambia lievemente di significato nell’osservazione da parte dell’altro. Ma, ciononostante, è forte la consapevolezza nella mente di ogni singolo attore sociale della corrispondenza biunivoca dei significati ultimi che hanno senso nella realtà a cui fanno riferimento e che condividono. La coscienza, del senso comune, è conoscenza del senso comune, conoscenza che vi sono altri che condividono le normali routines della vita quotidiana. Tale realtà, che viene data per scontata, non è oggetto di verifica ulteriore oltre la sua semplice presenza, “(…) essa c’è semplicemente come fattualità autoevidente e indiscutibile[3]”.

La realtà quotidiana è divisa in settori, percepiti o come routines o come questioni che mettono di fronte a problemi di altro genere. Le routines della vita, se continuano nel loro susseguirsi, senza interruzioni, sono percepite e vissute come non problematiche. Se volessimo paragonare altre sfere di realtà a quella della vita quotidiana, ci troveremmo nella situazione di dover affermare che queste sono necessariamente delle realtà circoscritte, situate all’interno della realtà dominante. Realtà secondarie, contrassegnate da modi di esperienza limitati, totalmente calate all’interno della realtà di riferimento a cui la coscienza fa sempre ritorno[4]. Le sfere di significato circoscritte, hanno la capacità di porre in essere meccanismi in grado di distogliere l’attenzione dalla realtà della vita quotidiana. Scarti dalla consuetudine, che si manifestano in maniera più vigorosa se derivanti da realtà altre, anziché dall’interno. Un cambiamento radicale, ad esempio, ha luogo nella sfera di coscienza come nel caso dello slancio dell’esperienza religiosa[5].

Come prima accennato, il mondo del quotidiano è strutturato sia spazialmente che temporalmente, ma, in aggiunta c’è da dire che la struttura spaziale, ha una rilevanza minore rispetto a quella temporale. E’ importante però, considerare, come questa abbia una valenza sociale in virtù del fatto che le vite dei singoli necessariamente si intersecano tra loro. Decisamente più importante è la struttura temporale in quanto, la temporalità, è una proprietà intrinseca della coscienza. Ogni individuo è perfettamente consapevole dello scorrere del tempo, è consapevole dello scorrere in base a ritmi prefissati. Ovviamente, bisogna distinguere tra un tempo biologico, proprio di ogni singolo, un tempo cosmico, dettato da leggi naturali ed un tempo che potremmo definire sociale. Ancora, possiamo sostenere che, non è mai ottenibile una piena e completa simultaneità tra questi vari livelli di temporalità, poiché, la struttura temporale della vita quotidiana, si pone, di fronte al singolo, come una fattualità con la quale bisogna relazionarsi. Inevitabilmente il flusso temporale situa tutti in una condizione di sudditanza ad esso: coercitivamente si impone alle scelte imponendo atteggiamenti e modi[6]. La coercizione è una condizione normale dell’essere in un flusso temporale, l’ogni cosa al suo tempo è un elemento essenziale della conoscenza della vita quotidiana. La storicità del nostro essere, è l’elemento fondante la nostra esistenza, poiché, ogni vita, che è immersa in un flusso di tempo, ha avuto la sua origine in un preciso momento storico. La temporalità è qualcosa che si impone doppiamente ad ogni singolo individuo, questa, se da un lato influenza il suo vivere quotidiano, dall’altro agisce anche sulla sua biografia complessiva facendo di ogni singolo individuo un ente storico[7].


[1] E’ possibile far distinzione tra sfere di realtà, tenendo presente la differenza esistente tra l’ambito onirico e quello non-onirico, tra le figure incorporee e quelle dotate di concretezza corporea.
[2] H. Von Foerster, Sistemi che osservano, Roma, Astrolabio, 1987. 
[3] “(…) Io so che è reale. Sono in grado di cominciare a dubitare della sua realtà, sono costretto a sospendere un simile dubbio mentre esisto nella routine della vita quotidiana. Questa sospensione del dubbio è così solida che per abbandonarla, come potrebbe darsi che io volessi fare, per esempio nella contemplazione religiosa o metafisica, dovrei compiere un totale cambiamento di prospettiva. Il mondo della vita quotidiana si autoproclama e quando io voglio mettere in dubbio la sua autoproclamazione sono costretto a impegnarmi in uno sforzo deliberato e nient’affatto facile”. Cit. in P. L. Berger T. Luckmann, La realtà come costruzione sociale, Bologna, Il Mulino, 1969.
[4] “L’esperienza estetica e religiosa produce in abbondanza transizioni di questo genere, poiché l’arte e la religione sono produttrici endemiche di sfere di significato circoscritte”. Cit. in P. L. Berger T. Luckmann, La realtà come costruzione sociale, Bologna, Il Mulino, 1969.
[5] Naturalmente, la realtà della vita quotidiana, anche nei casi in cui l’attenzione è veicolata verso altre realtà, mantiene il suo dominio. E’ il linguaggio ad assicurare questo stato di cose, poiché, essendo fondato sulla vita quotidiana, necessariamente tende a rinviare ad essa nell’attimo in cui viene usato per interpretare esperienze avvenute in sfere circoscritte di significato.
[6]La consapevolezza della finitudine umana, media fortemente i comportamenti, in quanto, la cognizione di essere enti finiti, immersi nel flusso infinito della temporalità, mina la serenità degli stati d’animo.
[7] (…) Nella vita di ogni individuo c’è effettivamente una successione temporale, nel corso della quale egli viene introdotto alla partecipazione della dialettica societaria. Il punto di partenza di questo processo è l’interiorizzazione. (…) l’interiorizzazione in questo senso generale è la base in primo luogo di una comprensione dei propri simili, e in secondo luogo della percezione del mondo come una realtà significativa e sociale. Cit. in P. L. Berger T. Luckmann, La realtà come costruzione sociale, Bologna, Il Mulino, 1969.


25 aprile 2008
 
 
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O Ruofolo - Periodico della Comunita' di fede di Sant'Angelo a Scala (Av)

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