Oggi tutti, più di ieri, dobbiamo essere chiari: nel linguaggio e nel comportamento. Non ci devono essere ripensamenti di comodo , contorsioni verbali o scritte di giustificazioni per le scelte fatte e le prese di posizione. La vita esige coerenza , esempi, fatti più che parole. Ma le parole restano, nello stesso tempo, pure decisive, importanti.Lo scrittore e intellettuale Carlo Levi diceva: “Le parole sono pietre”.E come aveva ragione! Per chi si dice vero credente , infatti la Parola ( fatta carne) è Cristo stesso. Oggi, invece, assistiamo, tra capi di governo di Paesi immensi e anche tra chi dice di governare da noi, qui in Italia, ad una perdita del significato vero della parola.Il più delle volte essa è solo compromesso e spesso, peggio ancora, non viene mantenuta. Si privilegia, all’inverosimile, la scelta delle “giustificazioni”, il più delle volte, assurde e il ricorrere alle smentite, che hanno poco a che fare poco anche con la stessa “diplomazia”(si dice così quando non si vuole scontentare nessuno e ci si prefigge solo l’immediato).Invece è urgente parlare chiaro, ricorrere al “sì, sì oppure al no, no”.Per tentare poi di essere coerenti nella vita di ogni giorno. Paghiamo lo scotto di politiche, di promesse talora vuote, di una civiltà dell’apparire e restiamo vedovi della parola di un Erich Froom o di un Emmauel Mounier, di un Jacques Maritain , tanto per citare alcuni intelletuali, meglio “maestri” di umanità che hanno incentrato la loro passione e la loro ricerca, rispettivamente, sulla società in evoluzione, sul personalismo e su una fede in dialogo. E, una volta perduti i valori, il loro peso, le parole sono diventate vuote, semplicemente “flatus vocis”.

Dobbiamo tutti , invece, riscattarle con il senso del loro significato ,che nasce dall’etimologia (dalla loro”derivazione”) e attribuendo ad esse l’essenza e la reale valenza.

Forse qualcosa comincerà a girare per il verso giusto.