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LA PREGHIERA CHE GESU' HA INSEGNATO E IL DIO CHE INDUCE IN TENTAZIONE.Le riflessioni di Mons. Giraud, vescovo di Soissons - con una nota introduttiva,a cura di Federico La Sala

Ultimo aggiornamento: June 19 2011 14:22:52.

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 19/6/2011 14.22
Titolo:“Credo nello Spirito Santo”. Lo Spirito, secondo Monsignor Riobé ...
Lo Spirito, secondo Monsignor Riobé


di Guy-Marie Riobé
in “www.baptises.fr” del 10 e 12 giugno 2011 (traduzione: www.finesettimana.org)


“Credo nello Spirito Santo”: con questo titolo, in una serie intitolata “Une brassée de confessions
de foi”, per iniziativa di Henri Fesquet, “Le Monde” del 10 luglio 1978 ha pubblicato questo testo
di Monsignor Guy-Marie Riobé, vescovo di Orléans (membro dell'Union fondata da Charles de
Foucauld). Otto giorni prima della sua morte.

Quando potremo allora, liberati dalle nostre formule esangui e dalle nostre astrazioni, confessare la
nostra fede nello Spirito Santo con una parola capace di andare da cuore a cuore, come una fiamma
ne chiama un'altra?

Credere nello Spirito, è credere nella vita, è credere che ogni vita avrà in Lui, definitivamente,
vittoriosamente, l'ultima parola su tutte le fatalità di disgregazione, di immobilismo e di morte.

Credere nello Spirito, è credere nella storia come storia di salvezza, storia di liberazione dell'uomo,
di tutti gli uomini.
Credo allo Spirito Santo non come ad una porta aperta per evadere, ma come alla sola speranza che
possa, in definitiva, animare la storia degli uomini.

Credo nello Spirito che anima oggi le grandi spinte di liberazione che tendono verso una
universalità umana concreta, diversa, capace quindi di comunione fatta attraverso l'uguale dignità e
il libero incontro dell'uomo e della donna, delle etnie, delle culture.

Credo nello Spirito che vibra nelle grida del Terzo Mondo come un appello alla condivisione dei
beni della terra, al rispetto dei popoli a lungo disprezzati, al dialogo delle civiltà riconosciute nelle
loro differenze e nella loro originalità.

Ogni uomo è mio fratello perché siamo tutti figli di uno stesso amore. Ogni uomo è sacro per me
perché ogni uomo è figlio di Dio.
E Credo nello Spirito che nello stesso tempo fa crescere nei nostri paesi, in maniera talvolta
selvaggia, sconcertante, una grande sete di senso.

È fuori dalle nostre Chiese, lo so, che molti uomini cercano quel Dio d'amore che solo lo Spirito
può farci conoscere ed amare. Mi dispiace, ma li capisco. Tutte le istituzioni, tutti i segni, anche i
più sacri, si degradano se non accettano ad ogni primavera di cambiar pelle, a qualsiasi costo, anche
a costo di accettare lacerazioni e sofferenze. Le nostre comunità, come tutte le istituzioni, non
sfuggono al tempo e alla sua usura.

La Chiesa, in diversi momenti della sua storia, ha avuto paura dello Spirito, ha smesso di essere
mistica e creatrice per diventare giuridica e moralizzatrice. Allora le burrasche dello Spirito hanno
soffiato alla sua periferia e a volte contro di lei in una grande esigenza di vita creatrice, di giustizia e
di bellezza. “Ci sono atei che grondano parola di Dio”, diceva Péguy, ed è tuttora vero.

Credo che Dio ci accompagni tutti nella nostra avventura umana e che solo la sua presenza sia
eterna, e non le strutture, le parole, le immagini che, a poco a poco, nel corso dei secoli, abbiamo
adottato per dire a noi stessi la sua presenza tra noi. La nostra Chiesa non ha nulla da temere dalle
critiche che le vengono da altri, se sa ascoltarle come un appello di Dio.

Essa non può sprangare le porte per disporre più sicuramente di se stessa. Essa riceve ad ogni
istante da Dio per essere continuamente inviata, immersa nel mondo, povera, modesta, fraterna,
messaggera di gioia, prestando la sua voce ai poveri, agli uomini che vengono torturati o uccisi, a
tutti coloro che ci gridano silenziosamente il Vangelo.
È questa per la Chiesa, e per ogni cristiano, la necessità, talvolta l'urgenza, di discernere e di
fondare la ragione dei propri atteggiamenti, delle proprie reazioni davanti a tutti i grandi movimenti
della storia.
Discernere senza spegnere o contristare il libero sgorgare dello Spirito e della vita che suscita.

Così potremo ritrovare l'attualità di quei grandi risvegli umani, venuti dal cuore dell'uomo comedelle pentecoste successive. È Dio che, attraverso tutta quella corrente che chiamiamo profetica,
difende la sua opera, impedisce che sia mutilata o paralizzata. In questo, e negli aspetti più
quotidiani della vita, c'è un vero dono dello Spirito in tanti veri viventi che non cessano di
reinventare l'amore e la gioia profonda di essere. Scaturisce a volte alla superficie della storia,
come un Dom Helder Camara, ad esempio. La Chiesa deve di nuovo lasciare che la parola di Dio
fecondi la storia.

...
In queste contingenze necessarie, la mia fede cerca sempre al di là.
Mi auguro che tra cristiani, di nuovo divisi, possiamo essere capaci di celebrare insieme, nella fede
più pura, il nostro amore per Gesù Cristo che superi le nostre dispute di un tempo.

Mi auguro che tra credenti, alla ricerca del nostro unico Dio d'amore, sia possibile riunirci qualche
volta, anche se nel silenzio delle nostre preghiere differenti, nell'unità dello stesso e solo Spirito che
ci fa gridare Abba, Padre.

Mi auguro che tra uomini possiamo mettere in comune tutte le nostre forze d'amore perché i giovani
di domani conoscano la fine dell'ingiustizia e dell'odio
Così sono in comunione con la speranza di tutti coloro che sono convinti che una terra di rispetto, di
giustizia, di uguaglianza e di amicizia è possibile.

Mi sento solidale con coloro che ne hanno fatto la lotta della loro vita.

E mi rallegro per il fatto che attualmente molti giovani si siano prefissi il compito di ricostruire
questa terra.

Abbiamo tutti appuntamento con questo amore sconosciuto che non possiamo o non osiamo
nominare per paura di rinchiuderlo nei limiti del nostro tempo.
A età diverse della propria vita, ciascuno lo accoglie e lo dice a modo suo.
In momenti diversi del risveglio spirituale dell'uomo, ogni civiltà lo riceve e lo esprime nella
propria cultura.

Perché è proprio l'umanità intera che ha appuntamento con Dio: alla sua nascita? In certi momenti
della storia? All'apogeo della sua evoluzione? Che importa, è il segreto di Dio, non il mio, ma credo
che lui è e sarà presente, in maniera inattesa, agli appuntamenti della storia umana, come è e sarà
presente agli appuntamenti di ciascuna delle nostre storie personali.
Mi basta ritrovare in questa speranza una gran parte del Vangelo.


È a questo punto che mi ricordo di Gesù di Nazareth. Lo ritrovo oggi nel cuore di tutto questo
popolo di cercatori di Dio. Sì, credo che Gesù è vivo, sorgente dello Spirito, che è una persona
presente, che può essere amico degli uomini, e che questa amicizia può essere lo scopo di tutta una
vita. Essere cristiani, dopo tutto, non è accettare di ricevere se stessi continuamente da Cristo, come
ci si riceve da ogni sguardo d'amore? Tutti i giorni, mi sembra di incontrare Cristo per la prima
volta.

Mi basta credere che, tornando al Padre dopo la resurrezione, Cristo ci ha reso liberi attraverso il
dono del suo Spirito e che ha aperto alla nostra responsabilità, fino a che Egli venga e perché venga,
il cantiere della storia.

In questa scia di libertà creatrice, non avremo mai finito di camminare da responsabili davanti a
Dio, di imparare a vivere e a morire.