I commenti all'articolo:
L'ALT DI POMIGLIANO AL "PANDAMONIO" DELLA FIAT E I CONFINI DEL LINGOTTO. Una nota di Luciano Gallino sui risultati del referendum,a cura di Federico La Sala

Ultimo aggiornamento: June 23 2010 10:01:32.

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 23/6/2010 10.01
Titolo:A Pomigliano non c’è il plebiscito: 62,2% di sì ...
FIAT

A Pomigliano non c’è il plebiscito
62,2% di sì, il fronte del no al 36%

Terminato lo scrutinio del referendum tra i lavoratori: i favorevoli sono la maggioranza, ma i numeri non sono quelli auspicati dal Lingotto. Affluenza al 95%. La Fiom non firmerà in ogni caso, "ma siamo pronti alla trattativa". Bonanni: "Ha vinto il buonsenso". Dall’azienda un progetto per "blindare" l’accordo. Bersani: "No al piano C". Sacconi: "Ora il Paese è più moderno" *

POMIGLIANO D’ARCO (Napoli) - Vince ma non sfonda il sì al referendum tra gli operai dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco: un voto che è servito ai lavoratori per esprimersi sull’intesa siglata lo scorso 15 giugno tra la Fiat e la sigle sindacali, eccetto la Fiom. I sindacati si dicono soddisfatti del 63% dei consensi circa conquistato dal sì mentre il ministro Sacconi afferma che adesso il paese è più moderno. Ma nella fabbrica campana della Fiat sono tutti consapevoli che a pesare nel prossimo futuro sarà anche il 36% raggiunto dal fronte del no.

Ora è tutto nelle mani della Fiat e qualcuno, come la Fiom, teme che questo risultato possa non bastare al Lingotto e che l’azienda possa giocare sulla percentuale negativa registrata nella consultazione per tirarsi indietro e negare gli investimenti, ovvero i 700 milioni per il progetto nuova Panda a Pomigliano. Poco dopo i primi scrutini, che in verità sembravano profilare una vittoria del sì con oltre il 76%, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi aveva esortato la Fiat a riconoscere che "vi sono tutte le condizioni per realizzare il promesso investimento in un contesto di pace sociale". Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, aveva ammonito il Lingotto: "Mi aspetto che se c’è un sì, la Fiat manderà avanti senza meno il suo progetto", aveva detto facendo riferimento al paventato "piano C". "Perché se i lavoratori dicono sì", aveva aggiunto, "è un sì a quel che dice la Fiat".

C’è poi l’altro fronte dei sindacati con la Fim e la Uilm in primo luogo, che se da un lato si dicono soddisfatte del successo ottenuto, dall’altro chiedono alla Fiat di ratificare presto l’accordo e, quindi, di tener fede agli impegni. Saranno quindi giorni altrettanto decisivi quelli che seguiranno al referendum di ieri. Il sindacato più critico all’accordo, la Fiom, anche stanotte ha ribadito il suo no all’intesa, ma secondo quanto sottolineato dal segretario della federazione napoletana, Massimo Brancato, "se la Fiat apre una trattativa e si predispone ad una mediazione che rispetti la costituzione, le leggi dello stato e il contratto, ci sediamo a un tavolo e siamo disponibili a fare un negoziato".

E a chiedere di riaprire le trattative, quando il risultato già sembrava offrire ai contrari all’accordo un risultato per così dire affatto deludente, arriva anche la vice segretaria nazionale della Cgil, Susanna Camusso: "la partecipazione al voto era prevedibile come la prevalenza del sì - spiega la sindacalista - Chiediamo a Fiat di avviare l’investimento e la produzione della nuova Panda a Pomigliano e di riaprire la trattativa per una trattativa condivisa da tutti". E se il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, subito dopo l’esito del voto sottolinea che in questo referendum "ha vinto il lavoro e il buon senso", il segretario della Uil Campania, Giovanni Sgambati mette in evidenza come "una percentuale così elevata di partecipazione non si era mai registrata in un referendum sulla flessiblità nel settore metalmeccanico". Un buon risultato, avvertono, anche se stasera, all’uscita della fabbrica alcuni lavoratori dello stabilimento, con in mano solo le primissime proiezioni hanno comunque già avvertito: "anche se vince il sì la lotta per i nostri diritti continua".

* la Repubblica, 23 giugno 2010