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PAPA RATZINGER GUIDA CON GRANDE DETERMINAZIONE IL "PARTITO DELL'AMORE" ALLA SUA AUTODISTRUZIONE. UN OTTIMO LAVORO: "IL VATICANO DELLE LAVANDAIE". Una nota di Aldo Maria Valli - con alcuni appunti,a c. di Federico La Sala

Ultimo aggiornamento: February 16 2012 09:01:31.

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 14/2/2012 15.22
Titolo:Bettazzi: il Papa può dimettersi. Dietro la teoria del complotto contro Benedett...
Bettazzi: il Papa può dimettersi. Il Vaticano: siamo sotto attacco.


di Roberto Monteforte (l'Unità, 14 febbraio 2012)


Il Papa si vuole dimettere. Dietro la teoria del complotto contro Benedetto XVI ci sarebbe l’intenzione di preparare l’opinione pubblica alle sue dimissioni a cui lo stesso papa Ratzinger starebbe pensando. La pensa così monsignor Luigi Bettazzi, padre conciliare e vescovo emerito di Ivrea che dai microfoni del programma di Radio2 Un Giorno da Pecora (interviste provocatorie) ha avanzato la sua teoria.

Ai due conduttori, Sabelli Fioretti e Lauro, che gli chiedono un giudizio sulla teoria del complotto per uccidere papa Ratzinger svelato dal Fatto Quotidiano, risponde: «No, non credo. Fosse stato il Papa precedente lo capirei, ma questo Papa - aggiunge - qui mi sembra così mite, religioso. Non troverei i motivi per attentarlo».

Alla domanda su cosa abbia pensato quando è venuta fuori la notizia del complotto, arriva l’originale risposta di monsignor Bettazzi: «Penso ad un cosa per preparare l’eventualità delle dimissioni. Per preparare questo choc, perché - spiega - le dimissioni di un Papa sarebbero un choc, cominciano a buttare lì la cosa del complotto».

Ma - gli chiedono - papa Ratzinger vorrebbe dimettersi? «Io credo di sì - risponde - anche se l’hanno smentito. Un vecchio cardinale, però, mi diceva sempre: se il Vaticano smentisce vuol dire che è vero...».


L’anziano vescovo emerito di Ivrea, quindi, spiega quali sarebbero a suo avviso le ragioni di questa determinazione di papa Benedetto XVI: «Penso che si senta molto stanco, basta vederlo, è un uno abituato agli studi». «E di fronte ai problemi che ci sono, forse anche di fronte alle tensioni che ci sono all’interno della Curia - conclude - potrebbe pensare che di queste cose se ne occuperà il nuovo Papa».

Oltretevere non si commentano le parole di monsignor Bettazzi. Ci si limita a definire piuttosto ardita, addirittura «bizzarra», la sua teoria delle dimissioni del Papa di cui non si capirebbe il nesso
con i fatti di questi giorni e con l’ipotesi del «complotto», ritenuta una «farneticazione».

La possibilità di dimissioni l’ ha riconosciuta lo stesso Benedetto XVI nel suo libro autobiografico Luce del mondo. Ma in astratto. Qualora lo stesso pontefice si rendesse conto di non essere più nelle
condizioni di governare bene la Chiesa. Non vi sarebbe nessun rapporto con la situazione che vive oggi in Vaticano. Anche se quelli attuali non sono certo momenti facili.

La fuga dei documenti è segno evidente dello scontro interno. Lo riconosce anche padre Federico Lombardi che dai microfoni di Radio Vaticana invita a «tenere tutti i nervi saldi perché nessuno si può stupire di nulla». Denuncia un «duro attacco contro la Chiesa».
«L’amministrazione americana ha avuto Wikileaks, il Vaticano ha ora i suoi leaks, le sue fughe di documenti che tendono a creare confusione e sconcerto e a facilitare una messa in cattiva luce del Vaticano e della Chiesa».

I LEAKS OLTRETEVERE

Il direttore di Radio Vaticana invita i media a fare «uso della ragione» e a saper distinguere. «Mettere tutto insieme - osserva - giova a creare confusione». Una cosa sono i documenti sulla
gestione economica vaticana, cosa diversa e «farneticante» è la storia del complotto contro il Papa.

«C’è qualcosa di triste - ammette - nel fatto che vengano passati slealmente documenti dall’interno all’esterno in modo da creare confusione. La responsabilità c’è dall’una e dall’altra parte. Anzitutto da parte di chi fornisce questo tipo di documenti, ma anche di chi si dà da fare per usarli per scopi che non sono certo l’amore puro della verità».

Lombardi insiste sull’impegno serio della Santa Sede «nel garantire una vera trasparenza del funzionamento delle istituzioni vaticane anche dal punto di vista economico». Come contro la pedofilia. Vede nella recente campagna di stampa un tentativo di «screditare questo impegno» e «ciò - assicura- costituisce una ragione di più per perseguirlo con decisione senza lasciarsi impressionare».

Ma le carte riservate fatte uscire dal Vaticano non sono segno di una lotta di potere? PadreLombardi respinge questa lettura. L’attribuisce alla «rozzezza morale di chi la provoca e di chi la fa, che spesso non è capace di vedere altro». Le vere preoccupazioni di chi porta responsabilità nella Chiesa-assicura - sono i problemi gravi dell’umanità».
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 16/2/2012 09.01
Titolo:Il card. Piacenza e la cordata anti-Bertone
Il card. Piacenza e la cordata anti-Bertone

di Marco Politi

in “il Fatto Quotidiano” del 16 febbraio 2012


L’uomo pronto a prender il posto del cardinale Tarcisio Bertone come Segretario di Stato ha la sua scrivania in piazza Pio XII nr. 3, praticamente di fronte al sagrato di San Pietro. Non muove un dito,
non complotta. Sta lì e si presenta come un fedelissimo di papa Ratzinger, dottrinalmente sicuro a prova di bomba e in più... efficiente. Si chiama Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero. Un grande organismo come Santa Romana Chiesa, che raggruppa oltre un miliardo di fedeli, è una struttura che come tutte segue un suo istinto di sopravvivenza. Nelle crisi si manifesta sempre uno zoccolo duro di “servitori dell’istituzione”, che si pongono il problema dell’alternativa. Di chi mettere al timone se sulla plancia di comando si verificano disfunzioni.

Dinanzi all’evidente crisi della gestione Bertone molti guardano al cardinale Piacenza.

Se anche Benedetto XVI – con qualche pensiero ai veleni nella Curia – afferma all’udienza generale, che “Gesù chiede al Padre di perdonare coloro che lo stanno crocifiggendo (e) ci invita al
difficile gesto di pregare anche per coloro che ci fanno torto, ci hanno danneggiato, sapendo perdonare sempre”, in Vaticano molti si domandano per quanto tempo si possa ancora andare avanti così.


Bertone compirà quest’anno 78 anni, l’età in cui il suo predecessore Angelo Sodano lasciò la guida della Segreteria di Stato. Se a un pontefice è concesso invecchiare e avanzare nell’ottantina
(Ratzinger ne compie 85 tra poche settimane), un Segretario di Stato ha il dovere di non essere troppo anziano e di mantenere una sua giovanile energia.

Piacenza ha l’età giusta per i gusti curiali: 67 anni. Nato a Genova, fa parte di quella squadra ligure che negli ultimi anni si è fatta sempre più spazio ai vertici della Santa Sede e della Chiesa italiana: dal viceministro degli Esteri vaticano, mons. Ettore
Balestrero, al neo nominato patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia.

Piacenza, sotto Giovanni Paolo II, è stato presidente della pontificia commissione per i Beni culturali e della
commissione di Archeologia sacra. Ma il percorso di carriera che lo avvicina a Benedetto XVI è quello compiuto nell’influente Congregazione per il Clero. Nominato sottosegretario del “ministero
dei preti” nel marzo 2000, fa un balzo in avanti nel maggio del 2007.

Come mai? È accaduto che neanche sette mesi prima Benedetto XVI ha nominato prefetto della Congregazione per il Clero il cardinale brasiliano Claudio Hummes. Il porporato viene dall’arcidiocesi di São Paulo, forte di una grande esperienza pastorale. Il mondo cattolico si aspetta da lui un approccio nuovo nell’affrontare
la profonda crisi del clero.

E Hummes parte pieno di entusiasmo. Prima di imbarcarsi all’aeroporto
di São Paulo dichiara alla stampa che il celibato non è un dogma. Non fa neanche in tempo ad atterrare a Roma che già deve smentire ufficialmente (con un comunicato umiliante) qualsiasi intenzione di innovazione. Piacenza, nominato suo braccio destro, svolgerà praticamente il ruolo di commissario.

Hummes si ammutolisce. Dopo appena quattro anni il cardinale brasiliano abbandona la Congregazione per il Clero, con Benedetto XVI oltre modo sollecito nell’accogliere le sue dimissioni dovute per aver raggiunto i 75 anni di età.

Il 7 ottobre 2010 papa Ratzinger nomina Piacenza alla guida della Congregazione e il 20 ottobre gli impone la berretta cardinalizia. Una carriera lampo. Piace a Benedetto XVI l’estrema ortodossia
dottrinale di Piacenza unita a capacità organizzativa, inoltre piace al Papa la sua posizione di accusa nei confronti del mondo moderno, la sua difesa del modello sacerdotale così com’è, senza ombra di
tentazioni riformiste.

In una recente pubblicazione il cardinale Piacenza ha riproposto il prete come “testimone dell’Assoluto” e ha parlato di attacchi al celibato ecclesiastico come provenienti da “contesti e mentalità completamente estranei alla fede... spesso coordinati nei tempi e nei modi da regie nemmeno troppo occulte, che mirano al progressivo indebolimento” di uno degli elementi più efficaci della testimonianza della Chiesa. È la tesi più di moda nella Curia ratzingeriana, l’idea di una cospirazione ai danni della Chiesa.


Quando tra il 2009 e il 2010 Benedetto XVI indice l’Anno sacerdotale, Piacenza fa sì che non venga organizzato un solo momento di riflessione vaticano sugli effetti pratici della crisi delle vocazioni e su come affrontare strutturalmente il problema delle parrocchie senza guida.

In queste ore, l’astro di Piacenza sta crescendo, perché Benedetto XVI per la prima volta è in un serio conflitto con il cardinale Bertone. Papa Ratzinger non gli perdona di frenare la politica di assoluta trasparenza internazionale dello Ior perseguita da Gotti Tedeschi e dal cardinale Nicora. E non gli perdona di avere esposto la Santa Sede – con la cacciata di Viganò – al sospetto di tollerare affari di corruzione negli appalti delle opere vaticane. Troppo per un pontefice tedesco, anche se lento nel decidere.