PICCOLE, MA DECISIVE PER RACCONTARE L’“ALTRA” CHIESA. RIVISTE A CONFRONTO PER I 10 ANNI DEL “DIALOGO”

di Agenzia ADISTA

Riprendiamo questo articolo dall'Agenzia ADISTA n. 126 - 12 Dicembre 2009. Per informazioni: www.adista.it

35338. MONTEFORTE IRPINO (AV)-ADISTA. “Possono piccole riviste contribuire alla costruzione di una società giusta?”. È la domanda scelta da Giovanni Sarubbi, fondatore e direttore del Dialogo – periodico specializzato in temi religiosi con particolare attenzione all’ecumenismo – per la tavola rotonda svoltasi lo scorso 29 novembre a Monteforte Irpino, nell’ambito dei festeggiamenti per i dieci anni di vita del giornale.

A confrontarsi sul tema, direttori e redattori di alcune “storiche” testate attive nel panorama dell’informazione politico-religiosa ed ecclesiale: oltre al Dialogo, il Tetto, Confronti e Adista. “Non siamo e non dobbiamo considerarci sopravvissuti e reduci di battaglie del passato, dal Concilio in poi”, ha sottolineato Pasquale Colella, direttore del Tetto: “E proprio per questo non dobbiamo limitarci a fare resistenza, dobbiamo invece continuare queste battaglie per la laicità, per l’ecumenismo, per la democrazia, con i piccoli mezzi a nostra disposizione, senza paura di essere in pochi”. Una linea condivisa da Mostafa El Ayoubi, caporedattore di Confronti, il quale però ha suggerito un cambio di tattica: “Non più lo scontro frontale e diretto, ma una maggiore disponibilità al dialogo e il confronto con gli altri. Una strategia che si realizza soprattutto pensando che il nostro interlocutore vero non è la gerarchia, o il ceto politico, ma un’opinione pubblica desiderosa di approfondire i temi, piuttosto che di schierarsi a priori”. E dunque l’innovazione del linguaggio: “Spesso ho l’impressione che, per quanto riguarda l’informazione religiosa ed ecclesiale, non parliamo alla società: dobbiamo invece sforzarci di aggiornare il nostro linguaggio anche per riuscire a comunicare più efficacemente i nostri ‘valori non negoziabili’. Altrimenti rischiamo di trasformarci nell’ultimo giapponese che continua a combattere una guerra che in realtà è già finita”.

Sì all’innovazione del linguaggio e al dialogo con soggetti non tradizionalmente vicini all’area del cosiddetto “dissenso” e della sinistra, ha convenuto Valerio Gigante, di Adista, “ma su alcuni temi ‘spartiacque’, è necessario non arretrare. Ci troviamo in un momento politico-ecclesiale molto polarizzato, nostro malgrado. In tale contesto, rappresentare le nostre posizioni in modo non chiaro, oltre che grave (si pensi a temi come la laicità, il rapporto gerarchia-popolo di Dio, l’immigrazione, la guerra), potrebbe anche rivelarsi controproducente presso i nostri lettori attuali e potenziali”.

Dello stesso avviso Colella, che ha ricordato a tale proposito l’intransigenza di don Luigi Sturzo, uno dei “padri” del cattolicesimo politico, certo non tacciabile di radicalismo: “Non possiamo – ha poi aggiunto – svendere alcuni temi sul tavolo degli atei-devoti”. Del resto, ha proseguito Gigante, il problema non riguarda solo l’informazione religiosa, ma l’informazione nel suo complesso, anche quella istituzionale: basti guardare come la gerarchia ecclesiastica, che pure dispone di una ‘corazzata’ di media con pochi eguali in Italia – quotidiani, televisioni, radio, settimanali diocesani, periodici – non riesca più ad influenzare i comportamenti e le dinamiche sociali come avveniva in passato. “La secolarizzazione avanza e moltissimi cattolici hanno posizioni ben diverse da quelle delle gerarchie ecclesiastiche, sulla politica e sui temi etici. Il punto è che questa diversità non emerge e che, anche grazie al conformismo dell’informazione, il mondo cattolico appare come quel blocco monolitico che in realtà non è”.

Ma se pure il contesto induce Atene a non ridere anche se Sparta piange, le piccole riviste – che si sono salutate con l’impegno reciproco a promuovere iniziative comuni, senza rinunciare alla propria identità ed autonomia – si sono trovate d’accordo che è comunque possibile, anzi, oggi ancor più indispensabile, contribuire a comunicare che esiste ed è diffusa, nonostante la si voglia occultare, una Chiesa altra. Ed un pensiero politico ecclesiale che, seppur minoritario, non rinuncia a far sentire la propria voce.



Lunedě 07 Dicembre,2009 Ore: 19:23