Il regno di Dio non č cosė

di Enrico Peyretti

In una rapida ricerca, forse incompleta, sull'espressione “regno di Dio” nei vangeli, vediamo che è predicato (4 volte), è un vangelo, cioè un lieto annuncio (3 volte), è vicino (3 volte), è venuto (2 volte), è annunciato (2 volte), guarisce (2 volte), e poi (una volta ciascuna di queste seguenti espressioni) è invocato, è vostro, è già tra voi, non è ancora venuto, Gesù va in questo regno, non è come il mondo. Una volta l'Apocalisse dice che è instaurato.

Questo regno c'è già e non c'è ancora del tutto. È vicino ed è invocato. Si vede e non si vede. Non è un gioco a nascondino: è come la vita, il movimento, la crescita, la rivelazione, la nuova luce dell'alba. Se provi a dirlo, a indicarlo, ti sfugge. Se credi di dimenticarlo, ti appare. Ma in questo convegno di Brescia, promosso dal collegamento “Il vangelo che abbiamo ricevuto”, vorremo pensare soprattutto su quella affermazione consolante e incoraggiante: il regno di Dio è vicino. Che cosa significa per noi?

Non inganni noi postmoderni la parola “regno” come forma politica e rapporto di potere assoluto alto-basso. Sarebbe uno stupido malinteso. Regno di Dio non vuol dire monarchia del tipo vigente ai tempi di Gesù. Egli usa la parola regno come paragone con una realtà sostanzialmente diversa: sembra che usi una immagine rovesciata, un negativo fotografico, per dire una umanità secondo il sogno di Dio, un modo di vivere delineato in Luca 22,25-30 proprio a confronto dei regni politici.

Ai discepoli che litigano per fare carriera nel regno come essi lo immaginano, Gesù chiarisce le idee con una chiara antitesi:

«I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. [26] Per voi però non sia così [ma voi non così]; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. [27] Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. [28] Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; [29] e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, [30] perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele».

Il regno inaugurato da Gesù è tutt'altra cosa dai regni politici prevalenti nella storia umana, che sono il dominio dei prepotenti sui popoli e la pretesa di essere anche ringraziati e glorificati. Invece, con Gesù chi governa serve. Gesù che è il maggiore è colui che serve. Sarà con lui in quel regno chi ha perseverato con lui nelle sue prove, che non sono imprese di re guerrieri e potenti, ma la passione di un escluso, condannato, torturato e ucciso dai potenti. Il regno che prepara per loro, che il Padre ha preparato per lui, è un mondo diverso e una vita giusta e vera, in cui si vive in comunione cpn lui (mangiare e bere alla sua mensa): è la nuova umanità liberata dal dominio dei re. Allora i cittadini di questo regno-repubblica avranno anche la capacità superiore di vedere la verità – giudicare, discernere, non è detto che sia condannare – sui popoli e sulla storia, sui segni dei tempi.

Le «chiavi del regno dei cieli» promesse a Pietro (Matteo 16,19) nella sua speciale missione di unità non possono essere nulla di simile al governo dei re delle nazioni. Anche per Pietro vale, e più che mai, il «tra voi non è così».

E. P.




Giovedė 27 Settembre,2012 Ore: 23:26