Male o falsa morale?

Per molti è il mestiere più antico del mondo, per altri, soltanto qualcosa di vergognoso da eliminare o, se proprio non ci si riesce, possibilmente nascondere. Tra polemiche e molta confusione su quali siano i giusti provvedimenti da prendere a riguardo della questione prostituzione, si è riacceso il dibattito sulla riapertura o meno delle case chiuse abolite anni addietro dalla ormai famosa legge Merlin.

I rappresentanti della politica italiana sono divisi, c’è chi protende verso una legalizzazione totale della prostituzione e chi, invece, invocando alla dignità come diritto fondamentale di ogni essere umano spinge verso l’opposto. I favorevoli sostengono, tra le altre cose, che così facendo si eviterebbe lo sfruttamento da parte di gente senza scrupoli ed anche, tramite controlli sanitari, il dilagare di malattie da contagio sessuale. Di contro, chi si oppone a provvedimenti di questo tipo, è convinto che lo stato non può e non deve essere sfruttatore a sua volta.

Esistono, però, altri paesi in Europa dove la questione non è mai stata posta: il “mestiere” è legale a tutti gli effetti di legge e quindi il lavoratore è tenuto a versare le tasse come un qualsiasi altro cittadino. Cosa cambia tra noi e questi paesi? Sono più incivili di noi o più evoluti? La discussione non trova ancora soluzioni nelle aule del dibattito governativo, dove sembra essere ancora lontana la meta.



13 novembre 2007