DRITTO AL CUORE! ARMI E SICUREZZA: PERCHE' UNA PISTOLA NON CI LIBERERA' DALLE NOSTRE PAURE, DI LUCA DI BARTOLOMEI, BALDINI + CASTOLDI EDITORE

DI CARLO CASTELLINI

CRONACA DI UNA GIORNATA DI STUDIO.
Interessante giornata di studio, giovedì sera, dedicata alla
LEGITTIMA DIFESA, SICUREZZA E ARMI IN ITALIA: L'ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA.Convegno organizzato da OPAL (Osservatorio Permanente Armi Leggere), nell'ambito del CANTIERE INTERNAZIONALE PER IL BENE E LA PACE DELL'UMANITA', nella Chiesa di San Giorgio a Brescia.
All'inizio credevo che l'argomento mi avrebbe annoiato. Invece i relatori sono stati molto bravi, comunicatori e mediatici con strumenti all'altezza della situazione. Sono entrati subito nella questione che sconvolge non pochi Italiani, esemplificando subito con fatti di cronaca che sono sotto gli occhi di tutti; arricchendo le loro idee con episodi di vita personale ma anche familiare che alla fine hanno motivato con le loro perplessità evidenziando alcune perplessità, con le quali, quasi tutti i relatori, non credono che l'aumento delle armi per legittima difesa, possano rendere l'uomo più sicuro, più sereno e più libero. Non è così, è stato detto; sembra invece necessario un salto di qualità nella cultura e nelle comunicazioni. Di modo che si possa arrivare a leggi pensate, prima che siano approvate emotivamente e delle quali, dopo, abbiamo anche a pentircene. Anche i presenti si sono resi conto della quantità dei problemi connessi alle armi ed al loro uso, sia particolare che sociale. Non è che qualcuno o qualche gruppo voglia creare un clima clima da Far West e far arretrare la nostra bella Italia a situazioni americane che tutti abbiamo rifiutato con questa mattanza di giovani che hanno usato contro se stessi e contro altri delle armi che non hanno saputo usare a scopi di bene comune? Gli interrogativi rimangono; ma a tante domande hanno risposto i nostri relatori. In maniera più analitica renderemo conto delle loro argomentazioni. Da parte dei presenti sono state formulate alcune domande: nelle vostre relazioni che ritengo un po' troppo teoriche, perchè non appare mai il concetto e la realtà della comunità? Ognuno ha risposto evidenziando il proprio punto di vista e attenuando il senso di questa perentoria affermazione. Un secondo intervento ha ricordato come alcune settimane or sono a Brescia, era stato organizzato l'incontro tra AGNESE MORO E ADRIANA FARANDA, e l'iniziativa aveva riscosso non poca simpatia tra gli intervenuti che avevano affollato il salone di Via Sardegna, 24. Il fatto di cronaca è stato ricordato perchè vi erano analogie e sintonia tematiche di convergenza con gli argomenti trattati dai nostri relatori. Un terzo intervento avrebbe auspicato una grande manifestazione nazionale per abolire l'uso delle armi a scopo privato. (Carlo Castellini).
I R E L A T O R I .
LUCA MARIO MASERA ( Professore associato di Diritto Penale presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Brescia).
GIORGIO BERETTA (Sociologo e Analista dell'Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere di Brescia).
LUCA DI BARTOLOMEI, (Figlio del calciatore Agostino Di Bartolomei, Autore del Libro DRITTO AL CUORE – Armi e sicurezza: perchè una pistola non ci libererà mai dalle nostre paure”.
GABRIELLA NERI, Presidente dell'Associazione OGNIVOLTA ONLUS.
MODERATORE, RICCARDO BORMIOLI, del quotidiano BRESCIAOGGI.
CHI E ' LUCA DI BARTOLOMEI
Luca Di Bartolomei, conclusi gli studi in Legge , si specializza nel settore dell'energia e dei servizi prima lavorando per alcuni tra i principali player del settore e poi nella consulenza per istituzioni pubbliche e clienti privati.
Padre di due bambini e di un cocker paraplegico, è innamorato di calcio, politica e arte moderna.
L'EDITORE: ARMI E PAURA e IGNORANZA.
“Dobbiamo capire perchè tanti tra noi avvertano la necessità di armarsi per riaffermare la propria libertà assoluta; dobbiamo renderci conto che viviamo in una società ormai intrisa di inquietudine . E questo concentrato di paure e ignoranza finirà per spingerci a sbranarci l'un l'altro”.
LE IDEE E LA FILOSOFIA DI LUCA.
Più armi uguale più sicurezza. Un'equazione trasformata in slogan, una convinzione che ha spinto il 40 per cento degli Italiani ad affermare che si sentirebbe più sicuro con una pistola in casa. Più armi uguale più femminicidi. Ecco un'altra equazione, ma questo non è uno slogan, è la semplice costatazione di una tragica realtà. Una pistola è costruita per sparare, per ferire o uccidere. O anche per uccidersi. LUCA DI BARTOLOMEI, figlio di AGOSTINO,
famoso calciatore, che venticinque anni fa si suicidò con una SMITH & WESSON 338 acquistata credendo di proteggere la sua famiglia, in questo libro affronta con lucidità un tema che la cronaca ci ripropone ogni giorno. Unendo vicende e racconti personali a dati e studi comparati sull'argomento, in una narrazione calda e partecipata, ma anche inattaccabile ed essenziale ci invita a riflettere. Rendere più permissiva la legge sulla legittima difesa rischia di alimentare una giustizia fai da te, favorendo la comparsa di tanti Rambo pronti a spare alla prima occasione. E soprattutto nasconde la preoccupante perdita di fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato, quale garante custode della nostra sicurezza. LUCA DI BARTOLOMEI dimostra in queste sue pagine come la realtà sia spesso molto diversa da come la percepiamo, anche sull'onda di quello che i media ci propongono. Dobbiamo invece capire le nostre vere paure e smascherare l'inganno che ci spinge a dare una risposta sbagliata a un problema reale.
LA SOSTANZA DEL DISCORSO E PREMESSA.
Quando mio padre AGOSTINO, si è sparato, l'ultima persona ad averlo visto vivo sono stato io. Si era alzato presto e, come sempre, era venuto a svegliarmi per andare a scuola. Della mattina di quel 30 maggio 1994 ricordo ogni singolo momento. L'unica cosa che non ricordo è la pistola con cui si è tolto la vita. Quando l'ho salutato con un bacio, Ago era seduto in terrazza e la SMITH § WESSON calibro 38 a canna corta sono sicuro non l'avesse ancor presa. Lo dico subito: se qualcuno vuole accusarmi di usare la vicenda personale mia e della mia famiglia coglie nel giusto. Nelle occasioni in cui si parla – come puntualmente avviene da alcuni anni - di ampliare le maglie della detenzione e del porto d'armi con la scusa della legittima difesa, io penso sempre a quel bagliore.
Quella canna lucida che dopo il suicidio di mio padre ho rivisto diverse volte. Di quell'arma non abbiamo avuto né la forza né il coraggio di disfarcene. Come se qualcosa di noi fosse rimasto, da allora e per sempre, ostaggio di quella pistola. Da quel caldo mattino di venticinque nani fa tante cose sono cambiate nella mia vita, anche la mia famiglia si è modificata e allargata: così è capitato che nel tempo, a quella pistola, si siano affiancate anche altre armi.
Ma vi prego subito di una cosa: non fate l'errore di pensare che la mia sia una famiglia di fanatici o aspiranti Rambo, perchè sottovalutereste una storia comune a milioni di Italiani. Probabilmente comune anche alla vostra famiglia o a qualche suo componente.
Al netto delle pistole ereditate dopo la morte di mio padre, i fucili e la carabina raccontano una passione antica, quella per la caccia, che fino a qualche anno fa ancora portava nonni e zii ad alzarsi molto prima dell'alba, fischiare ai cani e uscire in auto, diretti fuori città.
Perché il legame degli Italiani con le armi è viscerale e a suo modo affascinante. Un nodo che unisce, fin dall'antichità, capacità e passione, : un racconto che intreccia i grandi avvenimenti dell'evoluzione umana. E' altrettanto vero però, che, da qualche anno, sotto la spinta di una certa politica e di una certa propaganda, stiamo assistendo ad una irragionevole (lo dicono i numeri!) perdita di fiducia nei confronti dello Stato quale garante e custode della sicurezza di noi cittadini. E tutto questo ci sta conducendo su un sentiero di estremo pericolo.
Se ho deciso di partire da qui, da una storia personale, “strumentalizzando” la morte di Ago, è perchè non mi interessa più ricordare quello che allora ho perso come figlio. Adesso di fronte all'abisso verso cui ci stiamo lasciando guidare, non mi pesa più tanto quel dolore passato.
M'importa pensare a tutto quello che, da domani, potrei perdere come padre, come zio, come amico. E ne ho paura. Per questo ho voluto scrivere questo libro, per ricordare che più armi in circolazione significano solo più sangue.
E partendo da questa intima convinzione desidero subito offrire le mie scuse alle tante persone di famiglia a cui faccio rivivere un gesto che come un buco nero ci costringe a gravitare ancora una volta nelle sue vicinanze. E' doverosa anche un'avvertenza.
Io non sono contrario alle armi e non sono nemmeno pacifista, anzi. Sono fermamente convinto che l'utilizzo della forza sia spesso – di sicuro troppo spesso -ancora necessario. Sia in teatri internazionali, a protezione delle popolazioni e dei diritti umani, sia in contesti nazionali, anche mediante azioni preventive che trovino sempre fondamento nel dettato costituzionale e mai mediante coperture legislative emergenziali. Premesso ciò credo però altrettanto fermamente che, l'utilizzo della forza e quello delle armi, debbano essere un'esclusiva dello Stato.
Una prerogativa delle forze dell'ordine, che sono preparate fisicamente e psicologicamente all'uso. Basta riflettere per rendersi conto che in un consesso civile tanto l'utilizzo della forza quanto il giudizio e l'eventuale irrogazione della pena devono essere affidati a un soggetto terzo, perchè altrimenti si torna alla barbarie tribale.
Se abdicheremo a questi principi, se ognuno di noi, da armato, preferirà la percezione personale all'oggettività del reale, e considererà superiore a quella di un tribunale la propria idea di giustizia questo nel prossimo futuro rischierà di non essere un Paese per vecchi. (LUCA DI BARTOLOMEI, a cura di Carlo Castellini).



Venerdì 24 Maggio,2019 Ore: 23:23