Il virus e l’Inno cantato da Tosca

di Renato Pierri

Credo sia la prima volta nella mia vita che mi commuovo sentendo cantare l’Inno di Mameli. Ma non è stato certo per la musica e tanto meno per le parole, che mille volte ho sentito, è stato il modo col quale Tosca lo ha cantato. La voce e l’espressione del volto della brava Tosca. E’ stato per ciò che mi è parso ci fosse dietro quella voce, in quell’espressione. Ci ho sentito la pena, anzitutto, la pena per la sofferenza improvvisa, inaspettata di tanta gente. Ci ho sentito la vicinanza a chi ha lottato, disarmato, sorpreso, sconcertato; la vicinanza ai medici e agli infermieri. Ci ho sentito la tristezza profonda per chi è stato portato via dal male; il rimprovero pacato per gli errori commessi prima della pandemia e durante la pandemia. Queste cose ho sentito nella voce di Tosca, nella sua espressione, oltre all’augurio mesto che presto si esca da questo periodo nero. Augurio che non può essere che tutto andrà bene, perché queste parole possono dar fastidio a chi non è andata per niente bene, ma assai male. L’augurio deve essere più realistico: ne usciremo con le ossa rotte, ma ce la caveremo.
Renato Pierri



Giovedì 23 Aprile,2020 Ore: 17:03