La legge sul velo
In galera! in galera!

di Hamza Roberto Piccardo

In un paese dove si depenalizza il falso in bilancio, dove gli esportatori di capitali vengono premiati con lo scudo fiscale, dove il presidente del Consiglio l’ha fatta franca fino ad oggi in base ad una legge incostituzionale che gli ha permesso l’impunità, dove chi distrugge l’ambiente e causa tragedie non paga mai, tre, dico ben tre progetti di legge se la prendono con quelle nostre sorelle (poche in realtà, qualche piccola centinaia ai nostri conti) che portano il niqab.
E’ davvero paradossale che una questione tanto numericamente irrilevante possa muovere un così grande interesse politico bipartisan, ma si sa se ci siamo di mezzo noi musulmani il ritorno mediatico è garantito.
La differenza tra i tre progetti (Baio, PD; Sbai, PDL; Rivolta, Lega) sta solo nell’entità della pena prevista: da uno a due anni di arresto e da 1000 a 2000 euro di ammenda per le proposte della maggioranza, da tre a sei mesi di arresto e da 300 a 600 euro di ammenda per quella dell’opposizione… bontà sua.
Le solite mosche cocchiere si esibiscono sui media alla ricerca di una visibilità che la comunità islamica (che proprio non li conosce) gli nega blaterando sulla non islamicità del niqab, negando così secoli di giurisprudenza consolidata e accetta e un’esternazione del shaykh Tantawi viene talmente stravolta da obbligarlo oggi ad una precisazione pubblica. Non ha mai sconfessato il niqab e non ha mai minacciato di fulminare fatawi contro le sorelle che lo portano. “Ho solo chiesto perchè lo portasse visto che in quella classe c’erano solo donne e l’insegnante mi ha risposto che lo aveva alzato solo nel momento della mia entrata”. Evidentemente qualcuno del suo seguito ha voluto costruire tutto il resto… ma questo è affar suo non nostro.
Vogliamo ribadire quello che abbiam sempre detto e ripetuto in questi giorni: riteniamo che portare il niqab hic et nunc (qui e adesso) sia frutto di una lettura estrema, decontestualizzata e sostanzialmente contraria alla maslaha (l’interesse generale della comunità) e tuttavia poichè si tratta di una scelta possibile e islamicamente lecita la difenderemo in ogni dove e con ogni mezzo legale in ogni istanza nazionale ed europea.
Tutto questo non deriva da integralismo ma da una caparbia coerenza con il principio della libertà che ci è stato insegnato e che abbiamo fatto nostro, inch’Allah per sempre: “La mia libertà finisce dove comincia la tua” ebbene chi sente leso nella sua libertà perchè meno di 1 una donna su 100.000  in italia porta quel tipo di velo… o è disturbato o in malafede.
 
vedi  il comunicato dellì’ADMI (Ass. Donne Musulmane d’Italia)
 
 

 



Giovedì 08 Ottobre,2009 Ore: 23:45