La nuova consulta islamica
16 consiglieri senza l'UCOII è questa la scelta del ministro Maroni
di Amina Salina
Un passo indietro rispetto alla scelta politica di Pisanu ed Amato quella compiuta dal Ministro dell’Interno riguardo i temi dell’islam italiano. Maroni ha scelto di escludere la strada del confronto e della trattativa tra le istituzioni e le associazioni islamiche preferendo scegliere 16 consiglieri ministeriali di sua fiducia scelti tra musulmani italiani professori universitari e giornalisti alcuni dei quali politicamente orientati a sostenere il Governo. Il ministro Maroni non ritiene degne di riconoscimento ufficiale e di instaurare una trattativa o un intesa alcuna delle organizzazioni islamiche esistenti in Italia non solo l’UCOII -esclusa per evidenti ragioni di non compatibilita' politica con l’islamofobia governativa - ma nemmeno l’Unione Musulmani Italiani di Khounati o la stessa Coreis italiana che ha aperto una polemica con la Grande Moschea di Roma che non era proprio il caso di aprire. Tra l’altro sia Yahya Pallavicini sia Abdallah Redouane sia anche Mario Scialoja sono tra le personalità nominate da Maroni. Chissà coma andranno d’accordo con Carlo Panella noto teorico del fascismo islamico che vede integralisti dappertutto. E Ahmad Alessandro Paolantoni, segretario dell'UCOII, non commenta l’esclusione (“bisognerebbe chiederlo a Maroni” dice a Stranieriinitalia.it), ma ribadisce che “questa non è la Consulta, ci sono anche due professori italiani non musulmani, quindi il paragone non è appropriato. L’esperienza avviata da Pisanu è stata utile, ma l’attuale ministro ha pensato di non proseguirla”. “La nostra posizione - sottolinea però Paolantoni - non è negativa, guardiamo con interesse a questo nuovo organismo, anche se non rappresenta i musulmani in Italia, quello che deciderà è importante per tutti i musulmani. Ben venga quindi quanto di buono per i musulmani potrà uscirne”. I 19 componenti del “Comitato per l'Islam italiano” sono: Mario Scialoja, ex ambasciatore e Direttore della Sezione Italiana della Lega Musulmana Mondiale; Ejaz Ahmed giornalista direttore di Azad e mediatore culturale; Gulshan Jivraj Antivalle, presidente della Comunità ismaelita italiana (e unica donna del Comitato); Guido Bolaffi, esperto in immigrazione; Yahia Pallavicini, vicepresidente della Comunità Reiligiosa islamica (Co. Re. Is); Mustapha Mansuri, segretario Confederazione dei marocchini in Italia; Gamal Buchaib, presidente della consulta degli stranieri de L'Aquila e membro dell' associazione dei Musulmani moderati; Mohammad Ahmad, giornalista di La9; Carlo Panella, giornalista de "L'Occidentale"; Andrea Morigi, giornalista di Libero; Abdellah Redouane, direttore del centro islamico culturale d’Italia (Moschea di Roma); Abdellah Mechnoune, imam di Torino e ambasciatore della Pace per le Nazioni Unite; Khaled Fouad Allam, docente di sociologia del mondo musulmano e di storia e istituzoni dei paesi islamici all' università di Trieste; Mario Cicala, consigliere della Corte di Cassazione; Paolo Branca, docente Sciemnze Religiose all'Università Cattolica di Milano; Ahmad Habous, docente di Antropologia all'Università Orientale di Napoli; Massimo Introvigne, fondatore del Centro Studi sulle nuove religioni; Gianmaria Piccinelli, docente di Diritto Musulmano e dei Paesi Islamici alla Seconda università di Napoli; Alessandro Ferrari, docente di diritto ecclesiastico e canonico all'Università dell'Insubria. L’approccio consultivo viene lasciato da parte secondo Khaled Fouad Allam perchè è impossibile secondo lui trovare associazioni veramente Rappresentative. Fouad Allam così afferma su Il Sole 24 ore "La creazione del Comitato - voluto dal ministro Maroni, dal sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano e dall'onorevole Souad Sbai - vuole rispondere a questa complessa problematica. Affiancare esperti di diversa formazione a musulmani che hanno a cuore la promozione di un islam italiano dovrebbe funzionare come una specie di think tank, un laboratorio d'idee che di volta in volta cerca di analizzare i problemi e proporre soluzioni innovative: ad esempio sulla questione del velo, sull'annoso problema della formazione degli imam, sulla protezione dei minori (matrimoni forzati, infibulazione, eccetera), sulle regole relative alle sepolture e così via. Tutto ciò necessita un nuovo approccio che, come ha sottolineato il ministro, non deve essere ideologizzato, in un contesto che è tra i più difficili e complessi e in cui le opinioni pubbliche sono allarmate e prevenute nei confronti dell'islam. Certo, le soluzioni vanno cercate a livello nazionale, ma anche europeo, perché nella geopolitica della diaspora questi problemi sono comuni e diffusi. E di certo una visione europea aiuterebbe una migliore gestione della questione. Saranno dunque necessari scambi di esperienze tesi a costruire delle "buone pratiche". In una questione delicata come questa, il nuovo approccio metodologico potrebbe trasformare l'esperienza in sistema, aiutando la promozione di un islam italiano nella direzione di un islam europeo. Per realizzarlo, ci vorrà molto coraggio e molta pazienza. http://www.ilsole24ore.com/ . In effetti questo consiglio nelle intenzioni del ministro dovrebbe dare delle indicazioni su questioni molto importanti alcune delle quali non sono nemmeno di competenza del Ministero ma degli Enti locali, come la questione dei cimiteri, eventuali indicazioni restrittive aprirebbero un conflitto tra ministero degli interni ed enti locali sulle questioni di loro competenza. Inoltre è molto difficile che persone di diverso orientamento politico possano mettersi d'accordo su suggerimenti validi per future proposte di legge. Ad esempio sicuramente farebbero passare la legge cosiddetta "antiburka" giudicata da più parti incostituzionale e lesiva dei diritti della persona. Su molte questioni relative alla protezione dei minori le leggi ci sono già e tutte le moschee d'Italia potrebbero collaborare ad una campagna d'informazione ad esempio contro i matrimoni forzati -già presente a livello europeo e a cui ha aderito l'UCOII - o per scoraggiare pratiche tribali ed'estranee all'Islam come oggi già facciamo. Vorrei ricordare al ministro Maroni che importanti iniziative sono state prese in tutti questi anni per una reale e fattiva integrazione dei Musulmani da parte dell'UCOII, dall'alfabetizzazione all'educazione degli adulti ai corsi sulla costituzione e sulla lingua Italiana ai corsi di formazione per gli insegnanti delle scuole Islamiche e per gli Imam. Un lavoro parallelo di oltre 15 anni che per il ministro non conta niente ma che ha creato le basi per l'integrazione dell'Islam Italiano. Purtroppo l'intenzione che il fratello Fouad Allam attribuisce al ministro Maroni, nonostante l'esternazione di quest'ultimo, è una pura utopia. Il ministro Maroni e Souad Sbai in questi anni hanno completamente schiacciato la questione dell'islam sulla questione dell'immigrazione dell'ordine pubblico e della violenza familiare. Di fatto tra questi consiglieri ci sono personalità indipendenti e rispettabili ma anche imprenditori della paura che hanno costruito la loro carriera sull'islamofobia e sulla negazione dei più elementari diritti ai Musulmani. Se l'intento di alcuni fratelli e di alcuni studiosi si trasformerà veramente in progetti d'integrazione per tutta la comunità Islamica sarebbe senz'altro qualcosa di positivo per il paese e per la comunità stessa, finora abbiamo visto una gestione dell'emergenza immigrazione feroce da parte di questo governo. Speriamo di sbagliarci. Salam,
Amina Salina. Sabato 13 Febbraio,2010 Ore: 16:57 |