È l’ora delle riforme, dopo la fine del ratzingerismo

di Mauro Pesce

Riflessione tratta dalla pagina m.facebook.com/ di Mauro Pesce, che è stato prof. ordinario di Storia del Cristianesimo - Università di Bologna. Per info vedi: http://www.mauropesce.net
Si può finalmente dire che nella chiesa cattolica è finita l’età ratzingeriana. La svolta è già alle nostre spalle. Lo si vede dalla pubblicazione di libri (ne cito solo uno: quello di Brunetto Salvarani, Teologia per tempi incerti), lo si vede dalle proposte di riforma del nuovo Papa, e dal respiro di molti parroci finalmente liberi di esprimere la propria sensibilità cristiana.
Il mutamento si è verificato perché Bergoglio non ha preso di petto l’impostazione ratzingeriana negandola punto per punto. Chi fa così non crea novità, ma solo polemica e si attarda su ciò che vecchio. Bergoglio ha lanciato tematiche nuove: il lavoro, la giustizia sociale, la povertà, una pastorale attenta al bisogno di conversione (e non al fatto che si sia abortito o divorziato). Ha indicato mezzi di soluzione diversi da quelli ratzingeriani: una chiesa povera, la modestia e povertà della pratica di vita degli altri prelati e dei sacerdoti in genere.
In questo nuovo clima si può ricominciare a lottare per alcuni epocali obiettivi di riforma.
1. Ritorno a Gesù. Abbiamo bisogno di ricuperare la figura storca di Gesù: la sua pratica di vita e le sue concezioni etiche e umane fondamentali. Ciò apre una visione straordinaria di ciò che potrebbe essere una religione ispirata a lui. E ci permette anche di avere le basi per risolvere i seguenti problemi.
2. Riforma della preghiera. Senza una riforma radicale della preghiera individuale non ci sarà mai un uovo cristianesimo (non parlo della preghiera istituzionale della messa e del breviario, e delle feste ricorrenti o delle funzioni sacramentali). Parlo del modo esistenziale, fisico e culturale del disporre il proprio essere di fronte a quello che i credenti con termine antiquato chiamano Dio.
3. Sacerdozio alle donne. Lasciamo perdere le parole, sia che parliamo di sacerdozio, o di presbiterato o di funzione ministeriale, la cosa rimane identica: Bisogna che anche le donne abbiano la possibilità di celebrare la messa, di amministrare i sacramenti, di avere una funzione magisteriale e di docenza nella chiesa. Dobbiamo mostrare che Gesù non si è mai opposto a tutto ciò e che chi si oppone lo fa – alla fine - solo per motivi di maschilismo. Bisogna che siamo convinti che la più grande svolta nella storia dell’umanità (svolta nei rapporti sociali, nel modo di pensare e nel sistema concettuale e politico) consiste nella parità assoluta tra femmine e maschi. Dobbiamo porre fine a quest’orrore culturale per il quale la più grande organizzazione religiosa mondiale (la chiesa cattolica) è gestita solo da un gruppo sterminato di maschi.
4. Sacerdozio agli uomini sposati. Si tratta di declericalizzare il sacerdozio. Dobbiamo porre fine a questa figura maschile desessualizzata (in via teorica) che diffonde un modello autoritario maschile nella società.
5. Povertà nella chiesa istituzionale. Si tratta di vendere la maggior parte dei beni ecclesiastici che sono palazzi maestosi e sontuosi che esprimono il potere economico e politico e sociale del clero. Bisogna che l’istituzione in quanto tale sia ricondotta nella condizione di non poter vivere dignitosamente in modo autonomo, ma che debba dipendere solo dall’elemosina non tesaurizzabile del prossimo.
6. Fine del sistema concordatario tra Santa Sede e singoli stati per assicurare libertà e potere alla chiesa nei singoli paesi. La situazione di ogni singola chiesa deve dipendere esclusivamente dai rapporti reali dei cristiani del luogo nel proprio ambiente statuale. Anche il relativo sistema della diplomazia vaticana va eliminato.
Per tutto ciò, ripeto, abbiamo bisogno di una lettura nuova della figura di Gesù.



Venerdì 03 Aprile,2020 Ore: 17:54