IV TEMPO ORDINARIO – 31 gennaio 2010
GESU’ COME ELIA ED ELISEO E’ MANDATO NON PER I SOLI GIUDEI

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM


 
Lc   4,21-30
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”».
Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Il capitolo 4 del Vangelo di Luca con Gesù, la prima volta che parla in una sinagoga, purtroppo viene spezzettato dalla liturgia in due domeniche, privandolo del suo pathos e della sua carica emotiva.
Qui c’è la seconda parte. Gesù ha annunziato la parola di Dio, del profeta Isaia, ma non ha parlato della vendetta contro i pagani e, aveva scritto l’evangelista, che “tutti gli occhi della sinagoga erano fissi su di lui”. Quindi c’è un’atmosfera di grande tensione.
Ebbene, scrive l’evangelista, “Tutti gli davano testimonianza”. Ecco, il verbo ‘testimoniare’, in greco è martireo, che significa ‘testimoniare, dare testimonianza’, a seconda dei contesti può significare una testimonianza a favore o una testimonianza contro. Ad esempio la stessa forma verbale la troviamo nel capitolo 23 del Vangelo di Matteo, al versetto 31, dove Gesù dice “Testimoniate contro voi stessi”, è rivolto a scribi e farisei. Allora qui questo ‘dare testimonianza’ non è una testimonianza a favore, ma dobbiamo tradurlo con “e tutti gli erano contro”. Erano contro perché Gesù non ha letto il brano del giorno e gli erano contro perché Gesù ha censurato il profeta Isaia laddove parla della vendetta contro i pagani.
Quindi tutti gli erano contro “ed erano meravigliati”, cioè scandalizzati, “delle parole di grazia” . Ecco, il versetto con il quale aveva terminato l’altra volta Gesù era sull’anno di grazia del Signore. Gesù continua a parlare della grazia, cioè della liberazione di Gesù che si rivolge a tutta l’umanità, non è esclusiva di un popolo, ma anche i pagani sono oggetto di questa liberazione. E’ quello che i nazaretani non accettano.
Quindi, scandalizzati “delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Non mettono in dubbio la paternità di Gesù, che Giuseppe fosse suo padre, scrive l’evangelista che “era figlio come si credeva di Giuseppe”, ma ‘figlio’, nel mondo ebraico, è colui che assomiglia al padre per il comportamento, per le idee. Ebbene Gesù non ha nulla del padre.
Quindi l’evangelista fa comprendere che anche Giuseppe condivideva gli ideali nazionalistici degli abitanti di Nazaret. Ebbene, Gesù, di fronte a questa reazione furibonda da parte di tutti i partecipanti nella sinagoga, non solo non cerca di rimediare, ma mette il dito nella piaga. Mette il dito nella piaga citando due episodi sui quali la tradizione di Israele preferiva sorvolare, cioè l’intervento di Dio a favore dei pagani. Questo era intollerabile.
Allora continua e dice: “«Certamente voi mi citerete questo proverbio: ‘Medico, cura te stesso’»”. E qui c’è un’eco di quello che diranno a Gesù quando sarà sulla croce: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso!”
«’Quanto abbiamo udito che accade in quella Cafàrnao’»”, l’evangelista usa il termine dispregiativo perché Cafàrnao era una città di frontiera, di popolazione mista con i pagani, quindi era vista con disprezzo dai puri nazaretani,”«’fallo anche qui, nella tua patria!’»
“Poi aggiunse: «In verità vi dico: nessun profeta è ben accetto nella sua patria.»La patria qui rappresenta il luogo della tradizione, il luogo degli ideali religiosi e quando il profeta interpreta e annunzia la volontà di Dio, che riguarda il nuovo, che riguarda il presente, viene sempre rifiutato. E qui Gesù allora, come diceva, mette il dito nella piaga e cita due episodi.
Quello della famosa carestia di Israele al tempo di Elìa, ebbene Elìa, il profeta inviato da Dio, da chi andò? Da qualcuno in Israele? No “andò da una vedova a Sarèpta di Sidòne”, l’attuale Libano. Quindi l’azione di Dio è anche per i pagani. Ugualmente la piaga della lebbra, Gesù cita “c’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”.
Cioè quei popoli pagani, nemici storici di Israele, anche questi vengono beneficiati dal Signore, perché Dio non fa preferenze, il suo amore si rivolge a tutta l’umanità. Ebbene, dopo aver citato Elìa ed Eliseo, due profeti che hanno svolto la loro azione a favore dei pagani, la goccia che fa traboccare il vaso!
“All’udire queste cose, tutti…”, sono gli stessi ‘tutti’ di sopra, al versetto 22, che gli erano contro, “si riempirono di sdegno”, letteralmente ‘ribollirono’, “Si alzarono e lo cacciarono fuori della città”. ‘Fuori della città’ è il luogo delle esecuzioni capitali, dove Gesù fu ucciso, fuori della città di Gerusalemme, Stefano, il primo martire, sarà ucciso fuori della città … “E lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale era costruita la città”. La città costruita nel monte era Gerusalemme, costruita sul monte Sion, allora l’evangelista qui unisce Nazaret e Gerusalemme, il primo tentativo di ammazzare Gesù e la città dove verrà eseguita la condanna a morte.
“Per gettarlo giù”, quindi la prima volta che Gesù entra in una sinagoga, l’annuncio di questo amore universale di Dio, un amore che non riguarda un popolo privilegiato, ma riguarda tutta l’umanità, incontra resistenza, incontra rabbia, e incontra addirittura violenza.
“Ma egli, passando in mezzo a loro”, immagine simbolica che raffigura la risurrezione di Gesù, lo uccideranno, ma lui continuerà la sua esistenza,” si mise in cammino”. Rifiutato da Israele, poi Gesù rivolgerà il suo messaggio d’amore anche ai popoli pagani.


Mercoledì 27 Gennaio,2010 Ore: 17:24