LE SCUSE CHE I SETTENTRIONALI ATTENDONO DA NONNO VITTORIO (FELTRI)

di Augusto Cavadi

sabato 25 aprile 2020
Riprendiamo questo articolo, su segnalazione dell'autore che ringraziamo, dal suo blog Augustocavadi.com
Se devo essere del tutto sincero, non riesco a capire – da meridionale – l’ira dei miei conterranei nei confronti del giudizio di Vittorio Feltri sulla loro “inferiorità”. 
Se Crozza, in una delle sue irresistibili imitazioni di Feltri, avesse sparato un giudizio simile, avrebbe strappato un sorriso divertito da Macugnaga a Pachino: cos’è la provocazione del giornalista bergamasco se non il sintomo che egli – ormai prigioniero del proprio personaggio – deve inventarsi battute sempre più paradossali per mantenere alta l’audience ?
Alcune persone che stimo mi hanno contestato di non cogliere una differenza decisiva: Crozza fa ridere perché è ovvio che non crede alle ingiurie che pronunzia recitando Feltri, mentre Feltri fa arrabbiare perché è ovvio che crede alle ingiurie che pronunzia quando imita il proprio imitatore.
Non sono né un profeta né uno psicoterapeuta e, dunque, ammetto l’ipotesi di sbagliarmi sul grado di convinzione (a mio parere vicino a zero) con cui Feltri sostiene che noi meridionali siamo inferiori al resto degli italiani. Ma, se avessero ragione i miei amici meridionali, continuerei a non vedere motivi di ira. 
Ad adirarsi, se mai, dovrebbero essere i miei numerosi amici centro-settentrionali (alcuni dei quali, infatti, mi hanno già espresso stupore e sdegno per lo scomodo corregionale). Mi spiego con una analogia.
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Domenica 26 Aprile,2020 Ore: 19:22