UN RACCONTO PER L'OTTO MARZO
di FRANCA MARIA BAGNOLI
[Ringraziamo Franca Maria Bagnoli (per contatti: francamaria@gmail.com) per questo intervento in forma di racconto. Sono Florence. A 18 anni lavoravo alla Cotton. Il salario non mi bastava per mantenere dignitosamente mia madre e i miei cinque fratelli e sorelle, tutti piccoli. Quando mi assunsero allo stabilimento tessile ero contenta. Mio padre, che era macchinista delle ferrovie, era morto in un incidente di lavoro. Io ero l' unico sostegno della mia famiglia. Ero contenta, lo ripeto, perche' non guazzavamo nell'oro ma non morivamo di fame. Alla Cotton lavoravamo dalla mattina alla sera tardi. A meta' giornata mangiavamo velocemente un po' di cibo portato da casa. Il rumore dei telai era assordante e la luce, perennemente accesa, bruciava gli occhi. Alcune mie amiche si erano ammalate di tubercolosi e, naturalmente, erano state licenziate. Le cure? Senza lavoro e senza assistenza sanitaria, con quali soldi potevano curarsi? Ad una ad una se ne erano andate. Il signor Johnson non venne neanche ai funerali e non si degno' di mandare un biglietto di condoglianze alla famiglia. Una nostra amica che aveva letto molti libri e che, come noi, era sfiancata e indignata, ci propose di scioperare. Sapevamo di non avere la tutela sindacale ma aderimmo tutte. In quei primi giorni di marzo del 1908 eravamo al lavoro in 129. Quando sentimmo chiudere dall'esterno le porte dello stabilimento, pensammo che il signor Johnson volesse prenderci per fame e per disperazione. Poi esplose l'incendio. Margareth se la prese con Jessica che, di tanto in tanto, fumava qualche sigaretta. "Sei pazza?", grido', "Dove hai buttato la cicca accesa? Dai, aiutaci a cercarla. Qui non ci vuole niente perche' il cotone bruci e si scateni un bell'incendio". Infatti si scatenarono tutte le fiamme dell'inferno. Jessica, singhiozzando, giurava che lei non aveva fumato. Al lavoro le sigarette non le portava mai. A cosa le sarebbero servite? Sapeva bene che fumare sul posto di lavoro era proibito, pena il licenziamento. "Non stiamo a discutere", disse Kelly", Cerchiamo di individuare dove e' iniziato l'incendio. Prendete tutti i recipienti che trovate e riempiteli d'acqua". Corremmo, cercammo, trovammo i recipienti e li riempimmo d'acqua. Le fiamme crescevano. Fumo e fuoco. Non si vedeva niente. Gettammo l'acqua tra le fiamme che ingigantivano, si univano in un rogo. Gridavamo tutte. Ci abbracciavamo. E le fiamme che avevano avvolto i nostri vestiti ci riducevano a torce. Disperate, ci gettammo a terra, ci rotolammo, nella vana speranza di spegnere i nostri vestiti. Ad una ad una stavamo morendo tutte, tra dolori... dolori che non voglio ricordare. Kelly lancio' un urlo: "Giovanna!" Nessuna di noi si chiamava Giovanna. "Santa Giovanna!" rantolo' Kelly. Allora ci ricordammo della Pulzella. Fuoco, fumo, puzzo di carne bruciata, la nostra carne. Poi... non so se me la immaginai o se la vidi davvero, quella spada di luce puntata verso l' esterno. Ora vi chiedo di non mercificare il nostro strazio. Rosa Luxemburg propose di proclamare l' 8 Marzo Giornata di lotta internazionale a favore delle donne. E, allora, lottate. Ci sono ancora tante donne sfruttate, violentate, disoccupate o costrette a rinunciare alla maternita' per lavorare. Lottate con la forza dell'amore e della nonviolenza, ma lottate, lottate, lottate. TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Venerd́ 04 Marzo,2011 Ore: 17:41 |