La riflessione di una musulmana sul tema del crocifisso
Ma l'identità cristiana non è tutto

di amina salina

Silvio Berlusconi non ha dubbi: «La sentenza della Corte europea dei diritti  dell'uomo sul crocifisso nelle aule scolastiche non è accettabile per noi  italiani. Siamo in un Paese nel quale non possiamo non dirci cristiani». Questa la reazione del capo del Governo alla sentenza di Strasburgo. Ed è anche una reazione moderata. Sentite qui : “Possono morire, loro e i finti organismi”. Ieri a  "La vita in diretta" il ministro della Difesa ha perso le staffe attaccando  tutti, in primis la Corte stessa forse perché non eletta direttamente dal  popolo. E poi prendendosela anche col conduttore per non aver, secondo lui, rispettato la par condicio, ha affermato: “Non si può non capire che l'identità cristiana è l'identità nazionale, non ricordare che c'è un Concordato". Sulle stesse posizioni la Lega Lombarda mentre L'Avanti attacca il presidente della  Corte, l'eminente giurista Zagrebelsky. E sentite il commento del sindaco di Roma: «Sono esterrefatto per questa sentenza folle, assolutamente folle. Mi auguro che il Governo italiano reagisca con la massima durezza». Così il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, a margine della presentazione degli eventi  della celebrazione della caduta del muro di Berlino, ha commentato la sentenza  della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo sulla presenza dei  crocefissi in aula. «La considero - ha aggiunto Alemanno - una sentenza che offende la tradizione culturale e storica del nostro popolo e della nostra  nazione». A destra sola voce di opposizione Chiara Moroni su Farefuturo web, che spiega così la sua scelta favorevole alla sentenza almeno dal punto di  vista giuridico formale: “Per quanto sia difficile l’incontro e ancor più la convivenza tra culture diverse nella vita quotidiana come nella percezione  ideale, è lo Stato che per primo dovrebbe tentare di creare gli spazi e i tempi  nei quali questo incontro si possa verificare nel miglior modo possibile. E’ da questo principio che dovrebbe derivare la neutralità dello Stato in fatto di  credo religioso. Non tanto per una questione tutta teorica sulla laicità dello  Stato, quanto per una finalità tutta pratica di convivenza quotidiana tra credo  e culture religiose diverse”.  
E una scelta multiculturalista singolare perché viene da una parte politica avversa a tale fenomeno.   Siamo davvero certi che eliminare esplicite espressioni di ogni religione nei luoghi pubblici e quindi comuni, leda in modo irreversibile e irreparabile la  nostra identità nazionale? Siamo sicuri che il nostro essere italiani necessiti  di riconoscimenti espliciti e concreti alle nostre tradizioni culturali? Siamo certi che, al contrario, incontrarsi in luoghi neutri non potrebbe significare compiere un passo avanti verso il dialogo e il riconoscimento reciproco?
 Le polemiche scatenate dalla maggioranza di Governo e dalle gerarchie  ecclesiastiche dopo la sentenza della Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo  che ha deciso di rimuovere i crocifissi dai luoghi pubblici in Italia hanno  quasi tutti il sapore di una polemica strumentale degna di miglior causa che  tradisce gli stessi ideali evangelici di cui loro dicono di farsi portavoce.  Infatti, a differenza di quello che credono, l'Italia è oggi a tutti i livelli  terra di missione e di evangelizzazione per la Chiesa a causa della  disaffezione profonda di ampi settori di popolazione verso le prese di  posizione delle gerarchie ecclesiastiche su temi sensibili come l'aborto, il  divorzio, l'omosessualità ed altri, fino all’ateismo e rigetto dei valori  religiosi. Questa stessa rivista è testimone del disagio profondo dei credenti verso posizioni confessionali in cui si impone la religione cattolica come una  etichetta non come un patrimonio di una comunità di credenti, si umiliano i  dissidenti e si ritorna al passato remoto riguardo al culto.   Non credo che la sentenza di Strasburgo possa avere effetti immediati a livello pratico in un paese in cui la destra e la sinistra, con pochissime  eccezioni, plaudono al crocifisso di Stato. Come musulmana la presenza in sé di  un simbolo religioso non solo non mi procura nessun problema ma mi trova  favorevole. Quello che non mi trova sfavorevole è farne un vessillo di  contrapposizione, ed in certi casi di odio, tra chi è cattolico e chi non lo è  o addirittura un segno irrinunciabile di una identità cristiana che sarebbe  l'unica ad aver il diritto di esistere nei luoghi pubblici, come se fossimo  nella Spagna dell'Inquisizione.   Collegare il discorso della fede a quello  dell'identità nazionale è infatti pericoloso perché porta all'esclusione di  tutti coloro che per un motivo o per l'altro non rispondono al prototipo  dell'italiano bianco cristiano ed occidentale. Attenzione che non è affatto una  posizione patrimonio della sola Lega Lombarda. C'è un atteggiamento di non  riconoscimento delle minoranze da parte di amplissimi strati di popolazione,   atteggiamento che si rispecchia nell'ignorare l'italianità degli ebrei qui da  generazioni, e dei musulmani italiani che sono tali da centinaia di anni e che  vengono in qualche modo assimilati agli stranieri solo perché non cristiani.   La seconda questione è l'identità nazionale che non ha colore ne religione e  che viene invece continuamente sbandierata contro gli altri, contro quelli che  vengono da fuori e che presuntuosamente negherebbero questa identità ritagliata  sul Ventennio fascista.   Tornando al crocifisso penso che non sia una priorità  toglierlo o metterlo se non c'è dietro un lavoro di vissuto religioso da  tramandare e da sviluppare a ciascuna comunità di fede da sola e poi con gli  altri. Nella scuola romana del Pigneto, dove la stragrande maggioranza dei  bambini non sono italiani e i musulmani rappresentano forse la maggioranza  assoluta degli alunni, ogni comunità, si confronta con le altre sulla propria  fede ed il proprio vissuto senza che nessuna religione abbia la supremazia  numerica sulle altre. In un paese laico tutte le fedi sono sullo stesso piano ed una sana laicità presuppone che tutte siano presenti ed attive nello spazio  pubblico a differenza di ciò che accade in molti paesi europei che commettono  l'errore speculare a quello dell'Italia. Perché la nozione di cittadinanza include l'uomo e la donna a parte intera con la propria fede i propri valori.
L'identità nazionale italiana non è data dal colore della pelle ne dalla  religione ne dai cibi ma dal riconoscersi nella Costituzione che i sostenitori  del clericalismo in politica sono i primi a voler affossare tradendo i  partigiani cattolici caduti eroicamente nella guerra di Liberazione dal  nazifascismo.
 salam
 amina salina     


Domenica 08 Novembre,2009 Ore: 17:37