In piazza per la pace in Siria il 1° novembre
Da PATRIA INDIPENDENTE
Da: PATRIA INDIPENDENTE patriaindipendente.it
Un ampio documento unitario voluto da Anpi, Arci, Cgil, Legambiente, Rete della Pace, Udu e altre associazioni per fermare l’aggressione ai curdi e per trovare le vie della pace in Medio Oriente. Anche a Roma sfilerà il popolo della pace nella giornata europea di mobilitazione a sostegno dei diritti dei curdi del Rojava. Il 1° novembre associazioni, sindacati, studenti, partiti democratici, semplici cittadini si daranno appuntamento nella capitale e in tante altre città italiane per partecipare in contemporanea alla manifestazione promossa da “Autonomia del nord-est Siria-Rojava”, coordinata nel nostro Paese dall’UIKI (l’Ufficio informazione del Kurdistan in Italia). E Anpi, Arci, Cgil, Legambiente, Rete della Pace, Udu e altre associazioni, dopo aver lanciato appelli ed espresso vicinanza alle donne e degli uomini curdi che aveva contribuito a sconfiggere l’Isis ed aveva avviato nel territorio una grande esperienza democratica, hanno deciso di fare un passo in più. Così hanno messo a punto una “Piattaforma per la pace in Siria e in MedioOriente”. Un documento articolato che Patria vi propone integralmente.
Piattaforma Pace in Siria ed in Medio Oriente
Fermiamo la guerra in Siria
Fermiamo le guerre in Medio Oriente
Costruiamo la pace
L’allontanamento dal territorio siriano da parte delle forze armate americane, l’annunciata aggressione turca nei confronti del popolo curdo residente nel territorio della Siria del nord est, il successivo intervento russo al fine di comporre il conflitto accettando nella sostanza le pretese territoriali della Turchia confermano l’abbandono della popolazione curda al suo destino e la cacciata dei residenti dalla cosiddetta fascia di sicurezza. Ma mettono in luce anche l’inerzia e l’incapacità di svolgere un efficace ruolo di mediazione sia da parte dell’Onu che da parte della Ue.
Il mondo, e l’Europa in particolare, che avrebbe dovuto sostenere con tutte le proprie risorse, l’esperienza di integrazione e di convivenza tra le comunità etniche e religiose in corso nel Nord/Est della Siria, riconoscendo il sacrificio e la resistenza del popolo siriano e della sua milizia curda Ypg (Unità di protezione popolare), di cui una importante componente costituita da donne combattenti che si sono distinte per coraggio ed abnegazione, pagando un altissimo prezzo di vite umane, e riuscendo a sconfiggere l’Isis, hanno invece tradito questa esperienza, rendendosi complici di una nuova violazione della sovranità siriana, della ripresa della guerra e provocando l’alto rischio di un ritorno dei miliziani dell’Isis alle loro attività belliche e terroristiche.
La guerra continua ad essere l’unico strumento di composizione dei conflitti in Medio Oriente, dove si intrecciano laceranti contraddizioni mai sopite: la questione nazionale dei curdi, la legittima aspirazione ad uno Stato e un territorio per i palestinesi, la salvaguardia dell’esistenza dello Stato d’Israele, la lotta per l’egemonia regionale che si avvantaggia della perenne rivalità fra sciiti e sunniti, il perdurare del conflitto in Yemen e la repressione violenta delle mobilitazioni popolari in Iraq e Libano che rischiano di degenerare e riaccendere nuovi focolari, la frammentazione della Libia, il contrasto fra regimi laici e regimi confessionali (tutte le petromonarchie sono a carattere teocratico), la questione economica per le ricchezze petrolifere in gran parte di quei territori, gli interessi economici e strategici delle grandi potenze, il ruolo devastante che ha avuto e può avere l’Isis in Medio Oriente oltre che in Europa, in un quadro aggravato dagli interventi militari trascorsi in Iraq, in Libia, ed oggi nella stessa Siria che hanno comportato conseguenze catastrofiche per la stabilità dell’intera regione.
Davanti a questo scenario così complesso e drammatico l’unica via d’uscita è l’applicazione del diritto internazionale, multilateralismo per l’azione di mediazione e di risoluzione nonviolenta dei conflitti armati, mettendo al bando la guerra e le armi nucleari.
Noi, uomini e donne, cittadini e cittadine europee, migranti, rifugiati e richiedenti asilo, sentiamo il dovere di agire, di mobilitarci, di far sentire le nostre voci e le nostre ragioni a chi ci governa, a chi ha la responsabilità politica di fermare questa spirale di guerre e di violenze infinite.
Per questo rivolgiamo alle Nazioni Unite, alle istituzioni europee, agli stati membri, questa piattaforma di pace per porre fine alla guerra in Siria e nella regione Medio Orientale, per costruire la sicurezza ed il futuro di ogni popolazione, per ogni uomo e per ogni donna, in libertà e nel rispetto dei diritti umani universali e della libertà.
Per queste ragioni, sostenendo l’appello delle donne curde a tutti i popoli che amano la libertà, chiediamo e ci impegniamo per:
che sia garantita assistenza umanitaria e corridoi umanitari per la popolazione siriana vittima di questa nuova invasione, come pure il rispetto dei diritti umani per tutta la popolazione civile, senza discriminazione di etnia o religione;
Questa piattaforma è promossa da associazioni, sindacati, organizzazioni studentesche, artisti, sportivi, intellettuali, politici, pensionati, cittadini e cittadine, migranti, rifugiati, richiedenti asilo, che hanno a cuore i principi ed i valori su cui si fonda l’Unione Europea, che si riconoscono nella carta universale dei diritti umani, che si impegnano e vogliono costruire una società giusta, libera e democratica. Libera da guerre e dalle armi. Libera da dittatori e regimi repressivi.
Giovedì 31 Ottobre,2019 Ore: 22:10 |