Le chiacchiere di Copenaghen

Bruno Gambardella

Molti avevano previsto il fallimento del vertice di Copenhagen.  Qualcuno aveva sperato fino all’ultimo momento utile in un’azione risolutiva, quasi “salvifica” di Barak Obama. Oggi, a qualche giorno dalla chiusura dei lavori nella capitale danese, possiamo affermare che le due settimane per ridiscutere e ridefinire su nuove basi gli impegni contro i cambiamenti climatici, per giungere ad un accordo vincolante che prendesse atto del fallimento del Protocollo di Kyoto e dare inizio ad una stagione di fattiva collaborazione (anche e soprattutto puntando sull'adesione di paesi storicamente ritrosi a certi argomenti, ovvero Stati Uniti e Cina) si sono risolte in poco o nulla.

La delusione serpeggiava tra i delegati ed in maniera nemmeno poi troppo nascosta: i paesi africani  hanno puntato il dito contro degli obiettivi appena accennati e contro la mancata previsione di un qualsivoglia strumento di verifica e controllo.                                                        

Si pensi  che il testo non è stato votato in tutti i suoi punti, nell'ovvia consapevolezza che una simile procedura ne avrebbe segnato la fine; la conferenza infatti ha deciso "di prendere nota dell'accordo di Copenhagen del 18 dicembre 2009", una formula questa che vuol dire tutto e non vuol dire niente. L’accordo infatti non contiene nessuna disposizione davvero degna di nota: non fissa, ad esempio, le cifre per i tagli delle emissioni di gas serra e ribadisce quel che già prima del vertice si riteneva dato per scontato, ovvero il massimo di due gradi centrigradi per l'aumento delle temperature.                                                                                                                                    

L’unico ad avere il coraggio (o la faccia tosta) di ostentare una pur pallida soddisfazione e un po’ di ottimismo per il futuro resta oramai solo il Segretario Generale dell'ONU Ban Ki Moon: costretto forse più per il ruolo che ricopre che per convinzione ha salutato l'intesa come un "inizio fondamentale", dichiarando di voler subito iniziare a lavorare affinché, entro il 2010, diventi vincolante. Gli auguriamo buona fortuna. Ne ha davvero bisogno e con lui l’intero pianeta.

 

 



Domenica 20 Dicembre,2009 Ore: 22:58