[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey@libero.it) per questa sintesi del libro di Eknath Easwaran su Badshah Khan]
Il 20 gennaio 2008 sono venti anni dalla morte di un singolare protagonista della nonviolenza, musulmano. Qui riassumo il libro di Easwaran (Eknath Easwaran, Badshah Khan, il Gandhi musulmano, traduzione di Lorenzo Armando, Sonda, Torino 1990 (1984), pp. 250) che ne presenta la vita, lo spirito e lopera. Ho steso questa sintesi prima di conoscere la scheda essenziale che dallo stesso libro ha tratto Giorgio Barazza, e prima di leggere la sintesi, piu breve della mia, che ne ha fatto Francesco Pullia. Alla sintesi seguono due brevissime schede.
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Abdul Ghaffar Khan, detto Badshah Khan, il "re dei khan" (1890-1988) e ricordato con questi vari nomi. Fu il leader che guido una popolazione guerriera e feroce come i pathan, ovvero pashtun, della Frontiera, la "porta dellIndia" (oggi tra Pakistan e Afghanistan), di religione musulmana, e li condusse ad adottare la nonviolenza contro le repressioni molto violente del dominio inglese (vedi scheda 1). Quella e la terra di Zoroastro, degli inni vedici, della cultura buddhista, prima che vi arrivasse lislam. Badshah Khan trovo proprio nella sua fede islamica lispirazione alla nonviolenza. La sua figura storica e importante per sfatare la rozza identificazione odierna tra islam e violenza.
Gandhi osservo che proprio il violento coraggioso nella difesa di diritto e dignita e il piu disponibile a capire e vivere la "nonviolenza del forte". Egli scrive: "Mentre non ce alcuna speranza di vedere un vile diventare nonviolento, questa speranza non e vietata ad un uomo violento" (Antiche come le montagne, Comunita, Milano 1965, p. 168; citato da Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza. Una filosofia della pace, Pisa University Press 2004, p. 271).
"Musulmano e colui che non ferisce mai nessuno ne con parole ne con azioni e lavora invece per il benessere e la felicita delle creature di Dio. La fede in Dio e amore del proprio compagno". Sono parole di Khan citate in questo libro (p. 61). Il giovane Ghaffar apprese da suo padre Behram Khan lo spirito del perdono, davvero singolare in quella societa che aveva il codice della vendetta come regola di onore. Era un ragazzo negli anni della Guerra della Frontiera, la rivolta dei pathan nel luglio 1897 (raccontata da Winston Churchill, ventitreenne corrispondente di guerra arruolato nel IV ussari), repressa dagli inglesi che distrussero i raccolti, tagliarono gli alberi (azione feroce di guerra vietata dal Corano), avvelenarono i pozzi, demolirono le case. Ma fu una vittoria di Pirro: lostilita dei pathan durera nei decenni, fino ad oggi. Non lo capi Churchill, ma lo capi Annie Besant, inglese, che gia si batteva per lautogoverno indiano.
Nel 1879 la Gran Bretagna aveva imposto la sua influenza sullAfghanistan, in funzione anti-russa (la storia si ripete!). Inutilmente lemiro afghano aveva ammonito gli inglesi sulla indomabilita dei pathan. Poco dopo il "giubileo di diamante" della regina Vittoria (giugno 1897), limpero stava diventando una trappola.
Come Gandhi indu, cosi Abdul Ghaffar musulmano riceve uneducazione inglese, senza perdere il cuore della propria tradizione. Dapprima si arruola nelle "guide", un corpo scelto a servizio dellimpero, ma poi ne esce, perche gli inglesi trattavano i pathan da inferiori. Lavora la terra e osserva le condizioni del suo popolo. Il suo percorso e simile a quello di Gandhi. Il vicere Curzon "viviseziona" con le deportazioni la nazione pathan. In queste condizioni, Abdul Ghaffar apre una scuola nel suo villaggio di Utmanzai e poi altre nei villaggi vicini, nonostante lavversione dei mullah tradizionalisti e gli ostacoli della legge inglese. Ormai ha scelto la via delle riforma sociale educativa per servire il suo popolo. Si sposa, ha un figlio che lo aiutera. Incontra altri leader musulmani impegnati nella promozione culturale del popolo e si dedica in particolare alle tribu delle montagne, governate dagli inglesi con durezza, isolamento, umiliazioni. Tra di loro, in preghiera e digiuno, trova la sua via, che seguira per settantanni: il servizio di Dio nel servire i poveri, gli ignoranti, i violenti. Negli stessi anni, Gandhi avvia in Sudafrica il satyagraha, fino al suo ritorno in India, nel 1914.
Molti indiani combatterono e morirono per limpero inglese nella prima guerra mondiale, ma, nonostante le illusioni, le condizioni dellIndia risultarono piu dure di prima. Ghaffar sente parlare di Gandhi e delle sue campagne, si riconosce nel suo scopo e nei suoi metodi. Tra il 1915, quando muore improvvisamente la moglie amata, e il 1918, Ghaffar visita tutti i cinquecento villaggi delle basse valli della Frontiera. La gente lo acclama badshah khan.
Nel 1919, dopo la strage di Amritsar, Gandhi prepara la rivolta nonviolenta contro il dominio inglese. Ghaffar e imprigionato per sei mesi senza processo, e cosi tante altre volte. La sua colpa e educare il popolo. I genitori lo inducono a risposarsi. Partecipa nel 1920 alla sessione del Congresso che decide la lotta nonviolenta. Sente come un dovere sacro la lotta per la liberta. In carcere rifiuta la liberta sottoposta alla condizione di non girare piu per i villaggi; impressiona tutti per la scrupolosa osservanza del regolamento e la forte capacita di soffrire; rifiuta miglioramenti ottenibili con la corruzione. Un carceriere riconosce che Ghaffar e in prigione "per conto di Dio". In prigione, incontrando altri indipendentisti indu e cristiani, impara a conoscere e rispettare le altre religioni. Intanto, gli muore lamata madre. Scarcerato nel 1924, sebbene molto provato dopo tre anni di prigione, e ormai accolto come un leader dai pathan.
Egli sente piu di tutti la contraddizione intrinseca alla mistica della vendetta e della violenza, tipica dei fieri pathan, che preferiscono rubare piuttosto che mendicare, uccidere piuttosto che patire un dolore. Molte storie di vendette familiari gli dicono che il pathan non e un assassino irresponsabile, ma la vittima del suo distorto codice donore. Ghaffar comprende che la politica dellimpero inglese ha buon gioco nel mettere i pathan gli uni contro gli altri: impegnati a tagliarsi la gola tra di loro non pensano alla liberta. Intuisce che la violenza pathan e frutto di ignoranza, superstizione e del peso schiacciante dellabitudine. Cosi sprecano il loro coraggio e la loro forza. Sa che il suo compito e educare, illuminare, risollevare, ispirare. Insegnera ai pathan che il vero coraggio e essere nel giusto. Egli riuscira in questo perche e un vero pathan, che puo capire nellintimo i pathan.
Vedo due lezioni, a questo punto della storia che percorriamo: la nonviolenza non puo essere importata, ma puo crescere solo dallinterno di una cultura, che discute e riforma se stessa, sulle sue basi positive; se i pathan capirono la nonviolenza, anche popolazioni soggette alla cultura mafiosa, ma non prive di umanita, possono capirla e viverla.
Nel 1926 gli muore il padre e, per una caduta durante il pellegrinaggio alla Mecca, la seconda moglie, dopo di che fa voto di non risposarsi per dedicarsi interamente al servizio del popolo. Come Gandhi, Ghaffar valorizza molto il ruolo attivo delle donne nel movimento. Fonda una rivista in lingua pakhtu, che discute di igiene, temi sociali, diritti delle donne, dignita del popolo pathan. Nel 1928 incontra Gandhi, ne riceve profonda impressione, e impara da lui la tolleranza e pazienza che manca nei leader islamici. Incontra anche Nehru. Si inserisce nella lotta per lindipendenza indiana, dando coscienza politica ai pathan: "Dovete vivere per la comunita. E lunica strada che conduca alla prosperita e al progresso" (p. 129).
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Ci voleva un esercito, si, ma di gente libera sia dalla violenza dei fisicamente forti sia dalla nonviolenza dei moralmente deboli. Badshah Khan insegno ai pathan che la massima forma di onore e di coraggio era affrontare un nemico per una giusta causa senza indietreggiare e senza imitare con luso delle armi la sua violenza, combattendo anche contro la propria violenza.
Riusci cosi a costituire il primo "esercito" nonviolento della storia addestrato professionalmente. Tutti i pathan potevano entrarvi, uomini e donne, purche pronunciassero questo giuramento (per i pathan giurare impegna la vita):
"Sono un khudai kidmatgar (servo di Dio), e poiche Dio non ha bisogno di essere servito, ma servire la sua creazione e servire lui, prometto di servire lumanita nel nome di Dio.
Prometto di astenermi dalla violenza e dal cercare vendetta.
Prometto di perdonare coloro che mi opprimono o mi trattano con crudelta.
Prometto di astenermi dal prendere parte a litigi e risse e dal crearmi nemici.
Prometto di trattare tutti i pathan come fratelli e amici.
Prometto di astenermi da usi e costumi antisociali.
Prometto di vivere una vita semplice, di praticare la virtu e di astenermi dal male.
Prometto di avere modi gentili ed una buona condotta, e di non condurre una vita pigra.
Prometto di dedicare almeno due ore al giorno allimpegno sociale".
Questo esercito volontario e gratuito comincio con 500 reclute, la divisa era una camicia rossa, le funzioni erano aprire scuole, sostenere progetti di lavoro, mantenere lordine nelle assemblee, sviluppare lautogoverno della societa. Marciando sulle montagne cantavano il loro inno: "Siamo lesercito di Dio, / non ci importano morte o ricchezza, / marciamo, noi e il nostro capo, / pronti a morire. / Noi serviamo ed amiamo / il nostro popolo e la nostra causa. / La liberta e il nostro scopo, / le nostre vite il prezzo da pagare" (p. 132).
Badshah Khan diceva a questi "soldati": "Vi sto fornendo unarma a cui la polizia e lesercito non potranno resistere. E larma del Profeta: la pazienza e la giustizia sono questarma. Nessun potere sulla terra puo resisterle". Egli sviluppava cosi la sabr, la pazienza, che nel Corano e la virtu centrale nella "guerra santa" tra il bene e il male che ogni persona ha da combattere nel proprio cuore, facendone la virtu del nonviolento forte. Cosi, sabr, insieme a la unf, e il termine che significa nonviolenza in arabo.
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Come i coloni americani nel luglio 1776 a Philadelphia, cosi, in termini simili, cinquemila delegati del Congresso a Lahore, il 31 dicembre 1929, e il giorno dopo assemblee di massa in tutta lIndia, dichiaravano se stessi e tutti gli indiani uomini e donne liberi, da quel momento e per sempre. Ma aggiungevano: "La strada piu efficace per ottenere la liberta non passa per la violenza... Se riusciamo a ritirare la nostra collaborazione volontaria con il governo inglese, e siamo disposti alla disobbedienza civile, compreso il rifiuto di pagare le tasse, senza compiere violenze neanche se provocati, la fine di questo dominio disumano e certa". Nel marzo del 1930, Gandhi, dopo averla annunciata al vicere, guidava la "marcia del sale", ribellione nonviolenta al monopolio inglese su un bene prezioso come lacqua nel clima tropicale. Centomila persone, compreso Gandhi, finirono in prigione. Nella regione della Frontiera la repressione fu piu intensa e brutale, come documento una commissione del Congresso. Badshah Khan, col suo "esercito" di camicie rosse, intensifico lazione di educazione e organizzazione nei villaggi, ma fu arrestato dagli inglesi e condannato a tre anni di carcere.
Manifestazioni nonviolente di persone disarmate furono investite da carri armati inglesi nel bazar di Kissa Khani, con quasi trecento morti e altri feriti, colpiti a sangue freddo tra la folla che rimaneva ferma di fronte agli spari dei soldati. Il massacro (simile a quello di Amritsar del 1919) e documentato nei giornali anglo-indiani del tempo e negli studi di Gene Sharp. Ma tiratori scelti garhwali si rifiutarono di sparare sulla folla: "Noi non spareremo sui nostri fratelli disarmati". Solo alcune tribu delle montagne, tra le quali fu sempre impedito a Badshah Khan di agire, compirono incursioni violente, mentre Khan era in carcere. Alcuni scrittori inglesi hanno usato questi fatti per screditare la nonviolenza di Khan. Ma, mentre le azioni violente furono sgominate dagli inglesi, il movimento nonviolento cresceva.
Sconcertati dalla nonviolenza dei pathan, gli inglesi tentavano di spingerli alla reazione violenta, con provocazioni fisiche umilianti, nel villaggio stesso di Khan, Utmanzai, a cui i "servi di Dio" resistettero eroicamente. La popolazione si aggregava a loro. La resistenza restava nonviolenta. Alla fine di settembre lesercito nonviolento arrivo a contare ottantamila volontari, uomini e donne. Dopo laccordo paritario, che disgusto Churchill, tra Gandhi e il vicere, accordo che sanci la tregua, i pathan ottennero con la lotta nonviolenta la parita politica della loro regione col resto dellIndia.
Khan, tornato nella Frontiera, era considerato un santo, era chiamato il Gandhi della Frontiera, ma reagiva: "Non aggiungete il nome di Gandhi al mio!". Neppure il titolo badshah gli piaceva: era servo del popolo, non re. Cede la sua terra ai figli, diventando un fakir, un senza terra, senza diritto di voto nella jirga. Resta solo un riferimento spirituale. Gira instancabile per i villaggi, ad educare gli ignoranti, avversato dagli inglesi, dai mullah, dai khan ricchi che non vogliono riforme. Due volte rischia di essere ucciso. Percorreva fino a quaranta chilometri al giorno. Appena arrivato in un villaggio, puliva la moschea, stava coi poveri. Ripeteva: "Abbiamo due obiettivi: liberare il paese; nutrire laffamato e vestire lignudo". Insegnava ligiene, la forza, il disinteresse. Ricordava alle donne la loro parita coranica con gli uomini.
Gli inglesi gli proibirono queste visite. Gandhi protesto, voleva visitare la Frontiera, ma gli fu impedito. Mando il figlio Devadas, che constato la forza e lispirazione di Khan. Il quale disobbedi al divieto e fu arrestato. Violando la tregua, tra fine del 1931 e inizio del 1932, gli inglesi occuparono Peshawar e arrestarono anche Gandhi. Un inglese collaboratore di Gandhi, Verrier Elwin, documenta la persecuzione contro le "camicie rosse", nella Frontiera, con metodi feroci e 35.000 arresti, e testimonia lattaccamento orgoglioso dei pathan alla nonviolenza. Anche senza la presenza di Badshah Khan, avevano ormai compreso che la nonviolenza funziona. Elwin documenta oggettivamente anche alcuni rari episodi di violenza, da parte di non appartenenti allesercito nonviolento. Elwin fu arrestato ed espulso dalla provincia.
Intanto, Khan fu detenuto per tre anni senza processo, in isolamento, lontano dalla Frontiera, soffrendone nella salute. Rilasciato nel 1934, ma bandito dalla Frontiera, Khan accetto linvito di Gandhi e ando a vivere a Wardha, il suo ashram nellIndia centrale. Gandhi era concentrato nel suo "programma costruttivo": dopo aver insegnato come combattere in modo nonviolento, ora il compito piu arduo era insegnare a vivere in modo nonviolento. Affascinato da Khan, chiese al suo segretario, Mahadev Desai, di stenderne una biografia, con una sua prefazione. Desai scriveva di Khan: "La cosa piu grande in lui e la sua spiritualita, il vero spirito dellislam, la sottomissione a Dio".
Il fratello di Khan, Saheb, aveva una moglie inglese. Una volta Gandhi chiese se si era convertita allislam. Khan gli rispose: "Sarai sorpreso, ma non saprei dirti se e musulmana o cristiana. Per quanto ne so, non si e mai convertita, e assolutamente libera di seguire la sua fede. Un marito e una moglie dovrebbero poter seguire ciascuno la sua fede". Gandhi era daccordo, ma osservo che la maggior parte dei musulmani non pensava cosi. Khan lo sapeva bene, ma disse che nessuno conosce il vero spirito dellislam, e che "tutte le fedi sono ispirate quanto basta a coloro che vi aderiscono. Il Corano dice che in molti modi Dio manda messaggeri in tutte le nazioni" (p. 174).
In seguito, Khan va a Calcutta, parla ai musulmani del Bengala, li invita a formare un movimento di combattenti nonviolenti e ad aiutare i villaggi poveri. Partecipa con Gandhi alla sessione annuale del Congresso, a Bombay, nellottobre 34, durante la quale racconta agli indiani cristiani lesperienza dei khudai khidmatgar, e parla al Club per lunita delle donne. Accusato per frasi "sediziose" pronunciate a Bombay, nel suo racconto del massacro di Kissa Khani, in dicembre Khan e di nuovo arrestato. Su consiglio di Gandhi, che non lo voleva in prigione, accetto a fatica di difendersi affermando che non intendeva usare espressioni sediziose, ma fu ugualmente condannato a due anni di carcere duro, in isolamento. Ne soffri nuovamente nella salute. Rilasciato nel luglio 36, torno da Gandhi. Nel gennaio 37, nelle prime elezioni dei consigli legislativi, il fratello Saheb viene eletto primo ministro della Frontiera e revoca il bando inflitto a Khan, accolto nella sua terra da immenso affetto popolare. La lotta nonviolenta dei pathan aveva ottenuto un parziale autogoverno.
In ottobre Nehru visito la Frontiera, e nel 38 lo stesso Gandhi, finalmente, accolto da folle composte, non sfrenate, nelle uniformi rosse. Egli constata lamore che lega Khan al suo popolo, al quale ha insegnato la forza vera. A Mardan un corpulento pathan dice a Gandhi: "Noi siamo ignoranti, siamo poveri, ma non ci manca niente, perche tu ci hai insegnato la lezione della nonviolenza". Gandhi voleva studiare meglio lesperienza dei khudai khidmatgar, e torno in ottobre ad incontrarli. Disse loro che non bastava la resistenza passiva se si fossero sentiti piu deboli per il fatto di non usare le loro armi tradizionali, e che dovevano invece sentirsi piu forti, altrimenti era meglio tornare alle armi. Ma "voi avete una forza spirituale tale da proteggere non solo lislam ma anche altre religioni". "Rimuovere la violenza dal proprio cuore non e solo la capacita di controllo della collera, ma il completo sradicamento della collera. Realizzare la nonviolenza significa conoscere Dio, sentire in se la sua forza. Chi ha rinunciato alla violenza dovrebbe pronunciare il nome di Dio ad ogni respiro". Egli, disse Gandhi, lo faceva da ventanni, anche nel sonno (p. 190). Sappiamo che, quando fu ucciso, spiro invocando "He Ram". Gandhi giro tutta la regione insieme a Khan. Questi riconosceva che la collera dei pathan era solo repressa, ed era turbato dalla quantita di rivalita fra tribu e famiglie. Ora bisognava esercitare i volontari nel Programma costruttivo, la nonviolenza positiva: filare e tessere, ligiene, leducazione di base, lindostano come lingua nazionale unificante.
1939, seconda guerra mondiale: lIndia e coinvolta senza consenso. Il Congresso delibera che unIndia libera e democratica sosterrebbe volentieri le altre nazioni libere contro laggressione, ma non senza un chiarimento, che pero gli inglesi rinviano a dopo la guerra. Intanto, essi scavano divisione tra indiani indu e musulmani, per dominarli meglio. Il Congresso voleva lindipendenza, la Lega musulmana lo status di dominion entro limpero. Nel 1940 Ali Jinnah proponeva uno stato musulmano. Richiesto di unirsi alla lotta, in quanto musulmano, contro il "dominio indu", Badshah Khan rifiuto. Invito la Lega a cacciare gli inglesi e poi vivere insieme, indu e musulmani, come avevano fatto per secoli. Quelli della Lega chiamarono Khan indu.
Davanti allipotesi di attacco esterno allIndia, il Congresso dapprima si allontano da Gandhi e dalla nonviolenza, ma Khan fu duro nel riaffermare il metodo di "servire Dio e lumanita offrendo le proprie vite senza ucciderne alcuna". Intanto, egli continua laddestramento attivo nel Programma costruttivo, avvia scuole femminili, cosa rara tra i musulmani. Racconta come da giovane aveva tendenze violente e, sullinsegnamento di Gandhi, abbia dovuto "rifare se stesso". Simili trasformazioni, talora faticose, aveva indotto anche in altri, come nel fuorilegge omicida Murtaza Khan, che, scontata la condanna, era diventato un comandante dei khudai khidmatgar. Poi fini di nuovo in prigione, ma questa volta come "servo di Dio", per la liberta della sua gente.
Nel luglio 1942 Gandhi rivolge ormai agli inglesi una sola richiesta: "Quit India" (lasciate lIndia). Viene arrestato. Khan e il fratello parlano contro lo sforzo bellico. Alla fine dellanno sono in prigione 60.000 indiani. Con i leaders del Congresso in prigione, esplode la violenza in tutta lIndia, ma non nella Frontiera.
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Dopo la guerra, lInghilterra si avvia a riconoscere lindipendenza, ma ce contrasto tra Congresso e Lega musulmana, su chi dovra avere il potere. Gravi violenze scoppiano tra indu e musulmani. Gandhi e anche Khan, addolorati, si recano nelle regioni piu infuocate per pacificare gli animi con la preghiera e il digiuno e dimostrare la fratellanza reciproca. La violenza contagia ora anche la Frontiera, dove 10.000 khudai khidmatgar proteggono indu e sikh con la loro presenza disarmata. Il Congresso si rassegna alla richiesta della Lega, di uno stato musulmano separato. Solo Khan e Gandhi si opposero, con ragione perche la violenza segno ancora lagosto 1947, quando si incrociarono due migrazioni di quindici milioni di persone, con violenze che fecero 500.000 morti. Rimase uneredita di violenza e paura. Khan e i suoi soldati della nonviolenza resteranno in balia dei ministri musulmani, che da anni li ostacolavano. Gandhi promette di andare in Pakistan, senza riconoscere la frontiera, a costo della vita. Di Khan dice: "La sua agonia interiore mi spezza il cuore".
Nel maggio 47, Gandhi aveva tentato, parlando con tutti, di evitare la spartizione. Frena gli indu eccitati, difende la bonta dellislam distinguendola dai musulmani violenti. Prega con una preghiera tratta dal Corano. Khan e con lui, angosciato per il futuro. Si separano quando Gandhi parte per Calcutta, Khan per la Frontiera.
Il 15 agosto 1947 avveniva in pace e amicizia il passaggio delle consegne tra lultimo vicere inglese, Lord Mountbatten, e il nuovo governo indipendente dellIndia, guidato da Nehru. Gandhi, e quanti lo seguirono, avevano realizzato il prodigio storico di trattare gli avversari con rispetto, e anche amore, nel tempo stesso in cui rifiutavano caparbiamente il loro dominio. Avevano combattuto senza armi e avevano conquistato la liberta e la pace. Ma purtroppo non cera la pace interna. Le violenze tra indu e musulmani spinsero Gandhi ad un digiuno "fino alla morte" nel gennaio 1948: la paura degli indiani di perdere "Bapu", il Mahatma, ottenne la cessazione dei massacri. Gandhi voleva andare a piedi in Pakistan, attraverso il Punjab, la regione che aveva visto le maggiori violenze. Ma fu ucciso, con una Beretta italiana, nel pomeriggio del 30 gennaio, da un fanatico indu.
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Un referendum, nella Frontiera, doveva scegliere tra Pakistan e India.
Badshah Khan, per evitare violenze e divisioni tra i villaggi per generazioni, consiglio ai khudai khidmatgar di astenersi, cosi la Frontiera ando al Pakistan. I khudai khidmatgar assicurarono la loro lealta al nuovo stato. Khan chiese unautonomia per la regione dei pathan, ma per questo fu accusato di tradimento e condannato a tre anni di carcere duro, prolungati a sette, e poi subito di nuovo incarcerato. I khudai khidmatgar furono messi al bando e distrutte le loro sedi.
Ucciso Gandhi, incarcerato Khan, i due piu grandi uomini di Dio di tutta lIndia erano stati sacrificati in nome della religione. Khan, in un intervallo di liberta, fondo il primo partito socialdemocratico del Pakistan. Egli trascorse in carcere trentanni, un terzo della sua vita, e sette in esilio, ospite politico del governo afghano, ma non cesso mai di sostenere i principi dellamore e del servizio, senza rancore per nessuno. Alla sera della sua vita si accingeva a ricostruire cio per cui aveva vissuto e che aveva visto distruggere da dietro le sbarre della prigione. Diceva che non cercava riposo in questa vita. "Si impara molto dalla scuola della sofferenza. Mi chiedo cosa sarebbe stato di me se avessi avuto una vita facile e non avessi avuto il privilegio di gustare le gioie della prigione e tutto cio che essa significa" (p. 231).
Easwaran paragona talvolta questi uomini a Francesco dAssisi: come Francesco, alla fine della vita, vide vacillare e dissolversi cio che aveva avviato spendendosi totalmente, movimento che pero in seguito continuo a scuotere il genere umano, cosi e dellopera di Gandhi, la cui alternativa nonviolenta risalta sempre di piu, a fronte dei fallimenti pazzeschi della politica violenta, e cosi e anche di Badshah Khan, che va dimostrando la profonda consonanza dellislam vivo e in ripresa, con la nonviolenza. Cio che Gandhi ha fatto nellinduismo e Martin Luther King nel cristianesimo, Abdul Ghaffar, Badshah Khan, sta facendo nellislam, lungo le linee profonde di cammino degli spiriti e della storia umana.
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Scheda: Guerra "civilizzata" 1919, 1933
Ce sempre chi dice che la nonviolenza gandhiana ebbe gioco facile con gli inglesi che sono dei gentiluomini, ma non puo funzionare in altri conflitti. Oltre gli esempi gia riferiti, ricordo lesempio che mi ha colpito nel libro di Easwaran, Badshah Khan. Il Gandhi musulmano (nelledizione italiana, Sonda, Torino, 1990, alle pp. 14-15): con i pathan "selvaggi" gli inglesi ritenevano impossibile la "guerra civilizzata" e necessaria la punizione collettiva dei civili; il bombardamento aereo di obiettivi civili fu praticato dagli inglesi, ben prima dei tedeschi a Guernica, su Kabul e Jalabad nel 1919 dalla Royal Air Force (L. Dupree, Afghanistan, Princeton University Press, Princeton 1980, p. 442), e su villaggi della Frontiera (O. Caroe, The Pathans: 550 B.C. - 1957 A.D., St Martins Press, New York 1958, p. 408; Caroe fu lultimo governatore della Frontiera prima dellindipendenza e scrive dei pathan con comprensione, rispetto e affetto; il suo libro e il piu completo sui pathan, benche filobritannico).
Alla conferenza sul disarmo aereo, Ginevra 1933, non la Germania ma la Gran Bretagna si oppose alla proposta di bando del bombardamento aereo su civili.
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Scheda 2: Su Islam e nonviolenza
Tra le molte (ma sempre insufficienti) indicazioni su Islam e nonviolenza, segnalo le pagine 124-135 del mio libro La politica e pace, Cittadella, Assisi 1998, con i relativi rinvii, che oggi sono da aggiornare; gli atti ancora inediti di un convegno su "Islam, violenza, nonviolenza", del Centro Studi Sereno Regis, di Torino (www.cssr-pas.org); alcune voci della mia bibliografia storica "Difesa senza guerra", disponibile in rete. Tratto da VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA Supplemento settimanale del martedì de La nonviolenza è in cammino
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Arretrati in: http://lists.peacelink.it/
Numero 132 del 12 gennaio 2008
Sabato, 12 gennaio 2008
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