[Ringraziamo Beppe Pavan (per contatti: carlaebeppe@libero.it) per averci messo a disposizione questo intervento (originariamente una lettera al quotidiano "Il manifesto") dal titolo "Uomini, non rumeni". Beppe Pavan e impegnato nella bellissima esperienza nonviolenta della comunita di base e del "gruppo uomini" di Pinerolo (preziosa esperienza di un gruppo di uomini messisi allascolto del femminismo con quella virtu dell"attenzione" di cui ci parlava Simone Weil), ed in tante altre esperienze di pace, di nonviolenza, di solidarieta; cura la newsletter "Uomini in cammino" ed e tra i promotori dellassociazione "Maschile plurale"]
Io non leggo quattro quotidiani: sono abbonato al "Manifesto". In questi giorni cerco, tra gli articoli e le riflessioni sullassassinio di Giovanna Reggiani, qualche spunto che non trovo. Indicatemelo, per favore, se mi e sfuggito. Mi riferisco al fatto che tutti coloro che commettono stupri e violenze non sono "rumeni", "slavi", "extracomunitari"... ma "uomini". Se davvero ci mettiamo ad espellere chi commette simili violenze, allora bisogna espellere gli uomini, tutti gli uomini che commettono atti di violenza contro donne e bambini. Ma e davvero questa la strada? Che vadano a compiere violenze a casa loro? Perche... cosa fanno tutti quanti? Non commettono violenze "a casa loro"? basta leggere le cifre sulle violenze domestiche.
Sbattere fuori di casa gli uomini che commettono violenze... per permettere a mogli, fidanzate, figlie, madri, di vivere finalmente tranquille con figli e figlie. E il primo passo. Ma poi bisogna costringere questi uomini a partecipare a corsi di "riqualificazione alla vita di relazione", che e lessenza, se non vado errato, della socialita. Perche "luomo e animale sociale", ci insegnano.
Credo pero che a questi corsi dovrebbero partecipare tutti gli uomini, perche la corresponsabilita di genere e lampante: tra chi violenta e chi insegna la naturale inferiorita della donna; tra chi predica che dio e maschio e chi coerentemente conclude che il maschio e dio e si comporta di conseguenza, nella gestione delleconomia e nellamministrazione della cosa pubblica, nella conduzione delle relazioni internazionali e nella formazione a quelle interpersonali; tra tutti noi che non facciamo abbastanza per cambiare questa cultura del dominio patriarcale sul mondo, dello sguardo proprietario e rapace delluomo "che non deve chiedere mai", ma si autorizza a prendere tutto cio che vuole, compresi i corpi di donne e bambini.
Non mi basta dire che ho orrore di tutto cio e della violenza che anche i decreti governativi hanno scatenato, magari senza volerlo. Anche i ministri sono uomini e sono corresponsabili. Anche i giornalisti e gli scrittori che commentano queste "efferatezze". Anche il papa e i vescovi che predicano lamore e praticano il pensiero unico. Da questa consapevolezza puo nascere (e la mia esperienza) il desiderio di cambiare, a cominciare da se, le modalita di stare al mondo e nelle relazioni, imparando finalmente il rispetto e la convivialita delle differenze. Tratto da Notizie minime de La nonviolenza è in cammino
proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
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Numero 268 del 9 novembre 2007
Venerd́, 09 novembre 2007
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