Per un incredibile, perverso gioco delle parti i sinistri bagliori del rogo dei libri di Berlino, nel maggio del 1933, voluto da Goebbels, si sono alzati da un moderno rogo di Nuovi Testamenti in Israele, nel paesino di Or Yehuda. Qui i membri di una setta super-ortodossa ebraica, nel tentativo di contrastare lopera di proselitismo degli «ebrei messianici» rei di convertire, ogni anno, centinaia di ebrei alla dottrina di Gesù, hanno dato alle fiamme dei Vangeli. Gesto simbolico di sapore nazista. Ma bruciare libri - come ricordava il poeta ebreo Heine - è lanticamera dei roghi umani. È comunque un triste spettacolo quello che vede, in una moderna democrazia, minacciare con un rogo la libertà di coscienza e della libera espressione anche in materia religiosa. Quei sinistri bagliori, accesi dallintolleranza e dal fanatismo, si allungano anche nel nostro paese dove si ripropone il vecchio e triste adagio del capro espiatorio. Il meccanismo lha spiegato a suo tempo, molto bene, lantropologo René Girard ripercorrendo la tragedia greca di Sofocle: lEdipo re. Come una spugna nellacqua Edipo assorbe tutte le nefandezze del gruppo: parricidio, incesto. Ed è subito mostro. È la vittima che libera tutti gli altri soggetti da eventuali colpe e delitti. È lasso che piglia tutto. Edipo diventa un po come il capro biblico (Levitico, 16) che vaga nel deserto portando su di sé tutti i peccati del popolo. Il capro crepa abbandonato da tutti, fuori dal consorzio umano. Fine della storia. La cura è semplice: per stare bene bisogna trovare chi si fa carico dei tuoi guai ed errori. La vittima sacrificale è, secondo Girard, una figura esterna alla comunità. Essa ha assunto storicamente i volti di: streghe, eretici, ebrei, zingari, omosessuali, tossicodipendenti, negri… La lista è lunghissima. Oggi possiamo aggiungere: rom, romeni, clandestini… Quello del capro espiatorio è un meccanismo che fa parte di quel gioco al massacro in cui lumanità immersa nel peccato è maestra. Ha ragione Calvino quando descrive luomo come «inclinato al male, incapace da se stesso a fare il bene…». Ma appunto non assecondiamo questa tendenza al male. Contrastiamola! E non solo per una questione di principio ma per una ragione di fede. Come credenti nella Parola che si è fatta carne nellesperienza storica del Cristo del Golgota, non accettiamo che il sacrificio si ripeta, come uno stanco rituale, allinfinito. Quel sacrificio del Golgota è stato sufficiente, una volta per tutte, per cogliere la natura profondamente malvagia delluomo e la necessità di cambiare rotta. Non possiamo accettare che categorie di persone vengano, di volta in volta, criminalizzate calpestando diritti e dignità dei singoli. Tornano alla mente in questi giorni di caccia alluomo le parole profetiche scritte nel 1942 a Dachau dal pastore luterano Niemoeller: «Quando i nazisti sono venuti a prelevare i comunisti, non ho detto niente, non ero comunista. Quando sono venuti a prelevare i sindacalisti, non ho detto niente, non ero sindacalista. Quando sono venuti a prelevare gli ebrei, non ho detto niente, non ero ebreo. Quando sono venuti a prelevare i cattolici, non ho detto niente, non ero cattolico. Poi sono venuti a prelevare me, ma non rimaneva più nessuno, per dire qualcosa».
Giuseppe Platone
Il presente articolo è tratto da Riforma - SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI Anno 144 - numero 22 - 30 maggio 2008. Ringraziamo la redazione di Riforma (per contatti: www.riforma.it) per averci messo a disposizione questo testo
Giovedì, 05 giugno 2008
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