«Come esseri umani, non abbiamo altra scelta»

di di Hossein Alizadeh and Grace Poore (trad. M.G. Di Rienzo)

Ringraziamo Maria G. Di Rienzo[per contatti: sheela59@libero.it]per averci messo a disposizione questa sua traduzione.
Hossein Alizadeh and Grace Poore fanno parte della International Gay and Lesbian Human Rights Commission, 20 luglio 2007


Le leggi sulla sodomia rendono un crimine l’essere coinvolti in atti sessuali non procreativi. Crimini contro natura, condotta sessuale deviante e condotta omosessuale sono tra le molte definizione usate nei codici penali in tutto il mondo. Frequentemente, nei contesti dell’arresto e dell’imprigionamento, non è stato commesso un effettivo atto di sodomia. Invece, la legge viene usata per colpire coloro la cui sessualità si crede sfidi le norme sociali e le preferenze per le relazioni eterosessuali, nonché per giustificare un’azione statale di rimozione degli “offensori” dalla comunità.
Allo stesso tempo, all’interno della struttura di molti codici penali se non nelle convinzioni pubbliche, le leggi sulla sodomia sono raggruppate assieme a quelle concernenti lo stupro, la molestia sessuale, l’incesto e l’abuso sessuale dei bambini, confondendo i crimini della violenza sessuale con gli atti di sesso non procreativo. Le persone di entrambi i gruppi vengono raggruppate come devianti sociali. Devono essere estromessi, puniti e, in caso di paesi come l’Iran, giustiziati.
In Iran è emerso uno schema disturbante che unisce accuse di stupro ad accuse di sodomia, e lascia immobilizzati i difensori dei diritti delle persone LGBT, dei diritti delle donne o dei diritti sessuali, nei termini di come rispondervi. E’ già abbastanza difficile fronteggiare un governo che non rende pubblici i processi penali e manipola l’opinione pubblica rispetto alla sessualità. Ma a questo si deve aggiungere il dilemma di come rispondere a casi di esecuzioni pubbliche di giovani uomini accusati congiuntamente di sodomia e stupro.
Se i gruppi per i diritti delle persone LGBT danno per assodato che essi sono gay e costruiscono una campagna per porre fine alla persecuzione degli uomini gay, rischiano di basarsi su informazioni non verificate, mettendo in pericolo nel paese altre persone, e rimanendo insensibili al fatto che forse è stato commesso uno stupro. Se i gruppi per i diritti delle donne restano in silenzio, rischiano di apparire tacitamente d’accordo sul fatto che la pena capitale in caso di accuse di stupro sia accettabile, e ignorano la criminalizzazione dell’omosessualità.
Inoltre, se noi mettiamo in discussione l’innocenza di coloro che vengono accusati, rischiamo di capitolare di fronte alla campagna del governo iraniano che costruisce le accuse per poter continuare a perpetrare esecuzioni omofobiche. Se diamo per certa la loro innocenza e li difendiamo senza porre questioni, cadiamo nel pregiudizio culturale contrario alle vittime di stupro, a cui raramente si crede.
Le autorità iraniane sembrano soddisfatte del lodare pubblicamente le proprie leggi, che permettono punizioni inusitate per lesbiche e gay. Solo una settimana fa, il portavoce della magistratura iraniana ha annunciato che nei prossimi giorni venti criminali saranno impiccati a Teheran per svariate accuse, tra cui quelle di stupro e sodomia (ISNA News Agency, 10 luglio 2007). Questa situazione richiama quella già vista il 19 luglio 2005, quando due adolescenti maschi, Mahmoud Asgari ed Ayaz Marhoni, furono impiccati in pubblico perché riconosciuti colpevoli di sodomia e stupro. Entrambi i ragazzi erano minorenni al momento in cui fu commessa l’offesa, ed è possibile che uno dei due lo fosse ancora al momento dell’esecuzione.
Il codice penale iraniano considera gli atti sessuali tra membri dello stesso sesso un crimine punibile con la morte per gli uomini e con la frusta per le donne (Codice penale islamico dell’Iran, Articoli 108-134). Un uomo riconosciuto colpevole di aver fatto sesso penetrativo con un altro maschio deve essere ucciso, che l’atto sia consensuale o no. Non ha importanza neppure che l’altro sia minorenne o adulto (Codice penale islamico dell’Iran, Articolo 108).
Per contrasto, il secondo libro del quarto capitolo del Codice penale islamico, che copre tutte le forme di crimini sessuali, rimane silenzioso sullo stupro all’interno di una coppia sposata. E stuprare una persona minorenne è un crimine solo se l’atto sessuale si dà al di fuori delle relazioni stabilite dalla religione. Perciò, un uomo adulto che violenta una bambina di nove anni non ha commesso un crimine se il padre della vittima è d’accordo a dargliela in sposa.
La legge richiede, inoltre, che tutte le accuse di crimini sessuali vengano sostenute da almeno quattro testimoni maschi. Se chi denuncia un crimine sessuale non è in grado di provvedere questi testimoni, che il tribunale considera “adeguata evidenza”, viene punito (Codice penale islamico dell’Iran, Sezione cinque, libro secondo, secondo capitolo, Articoli 139-164). In pratica, le leggi che governano lo stupro di adulti e l’abuso sessuale dei bambini rendono praticamente impossibile a molte vittime di farsi avanti, a chiedere giustizia.
Data l’ambiguità legale del Codice, e considerato il fatto che in molti casi pubblicizzati i condannati per stupro o abuso di bambini sono anche stati riconosciuti colpevoli di sodomia, è impossibile determinare quando le persone condannate sono veramente colpevoli di crimini sessuali o sono state penalizzate perché omosessuali. Per di più, nel caso dell’Iran e di altri paesi come la Malesia, è difficile capire quando gli accusati sono veramente gay o sono stati incastrati come tali dai loro governi. Non è sorprendente notare che nei recenti casi documentati dalla International Gay and Lesbian Human Rights Commission, le autorità iraniane non hanno fatto alcuno sforzo per procurarsi i quattro testimoni maschi necessari per i procedimenti, e ciò ci induce a sospettare che le pratiche correnti siano in realtà mirate a “liberare” la società da lesbiche e gay e a promuovere la paura. Ma naturalmente, non lo sapremo mai.
Prendete il caso di Ali-Akbar Saidi Sirjani, il noto scrittore iraniano, che fu arrestato ed ucciso nel 1994 dalle autorità iraniane. Era stato accusato di svariati “crimini morali”, omosessualità inclusa. Il suo caso è un esempio di come le autorità del paese usano le leggi sulla sodomia, per gettare discredito sui loro aperti oppositori politici, e per sbarazzarsene.
La pena capitale è inumana, ed illegale per la legislazione dei diritti umani. Lo stupro e l’abuso sessuale dei bambini sono crimini riprovevoli e atroci. L’International Gay and Lesbian Human Rights Commission non crede che condannare la pena capitale sia antitetico al condannare i crimini menzionati. Entrambe le cose fanno parte di uno schema più largo di oppressione.
Un’attivista iraniana per i diritti umani delle donne che uso lo pseudonimo Azzadeh (che significa “libertà”), osserva: “Ogni tipologia di persone viene giustiziata. Ogni genere di individui finiscono in prigione. Ci sono attiviste del movimento delle donne, studenti universitari del movimento studentesco, lavoratori dei trasporti pubblici, insegnanti, tutti che lavoravano per i diritti civili, e uno dopo l’altro vengono arrestati. I passaporti vengono ritirati, e gli attivisti non possono lasciare il paese. Questo è un paese su cui sta cadendo una bomba, e le persone scappano, corrono in giro, tentando tutto ciò che possono per non essere danneggiate, per sopravvivere.”
E’ un momento importante in cui tutti noi dobbiamo stringerci l’uno all’altro, confrontarci con le ombre e le ambiguità, e trovare modi di parlare contro queste atrocità. Come difensori dei diritti umani, questo è il nostro mandato. Come esseri umani, non abbiamo altra scelta.



Lunedì, 23 luglio 2007