Lettera al Ministro degli Esteri, On. Massimo D’Alema

di Movimento Internazionale della Riconciliazione e Movimento Nonviolento

Torino 18/09/2007

Ieri è stato a Torino il Ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, invitato e presentato da Ernesto Olivero animatore del Sermig. Il Ministro ha parlato ad una platea di centinaia di persone e ha risposto alle domande di alcuni giovani del Sermig. Invitati anche noi del Mir-Mn, prevedendo che sarebbe stato difficile interrogare il Ministro, abbiamo preparato nei giorni scorsi e gli abbiamo consegnato stasera, per mano di Ernesto Olivero, la seguente lettera, firmata, anche a nome degli altri soci non presenti, da Giovanni Ciavarella, Angela Dogliotti, Enrico Peyretti, Pier Carlo Racca, Silvana Sacchi, Nanni Salio, Renato Solmi.


MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA RICONCILIAZIONE

MOVIMENTO NONVIOLENTO

Via Garibaldi 13 - 10122 Torino - Tel 011 532824 - Fax 011 5158000

E-mail: mir-mn@cssr-pas.org

Web: http://www.cssr-pas.org
Torino, 17/09/2007

Al Ministro degli Esteri, On. Massimo D’Alema

Noi che firmiamo questa lettera, in occasione del Suo passaggio a Torino, apparteniamo al Movimento Nonviolento e al Mir-Movimento internazionale per la Riconciliazione, e lavoriamo da volontari nel Centro Studi Sereno Regis per la pace, la nonviolenza, l’ecologia.

Preferiamo tutto alla ulteriore decadenza civile nazionale che si esprime nel berlusconismo, non solo dentro i partiti che fanno capo a quell’ imprenditore mediatico, ma a volte anche nello stile di vita e di politica di alcuni oppositori.

Ma non condividiamo tutto quello che fa l’Unione, che ha vinto a fatica, anche coi nostri voti, le elezioni del 2006.

Non condividiamo, in particolare, il coinvolgimento nelle politiche di guerra, la tiepidezza, l’incertezza, l’incoerenza dei programmi, degli impegni e della politica per la pace, che deve essere perseguita coi mezzi della pace. Notiamo l’assenza o debolezza di una vera cultura politica di pace positiva nella quasi generalità della classe politica di centro-sinistra (per non dire della destra).

Tocchiamo qui solo alcuni punti, senza poterli argomentare di più in questa sede, come potremmo e vorremmo.

1999 - Guerra Nato alla Serbia. La sinistra era al governo, e partecipò alla guerra. Quella guerra era evitabile, ingiustificabile, illegittima: il pretesto del Kossovo fu ampliato e usato dalla nuova Nato aggressiva e punitiva (Dichiarazione di Washington, dell’aprile 1999, avallata e condivisa dal governo italiano presieduto da D’Alema) per sostituire la propria volontà egemonica al diritto internazionale della Carta delle Nazioni Unite.

Questo diritto obbligante i governi non barbari era già stato violato dagli Stati Uniti nel 1991, dopo che le rivoluzioni nonviolente est-europee del 1989, ponendo fine alla guerra fredda, permettevano l’instaurarsi nel mondo di quell’ordine internazionale di pace che il mondo attendeva dal 1945 ed aveva in quegli anni delineato nella Carta dell’ONU.

Invece i Nuovi Modelli di Difesa, tra cui quello italiano (Libro bianco del Ministero della Difesa, ottobre 1991), concepivano i rapporti internazionali in termini anti-islamici e si attribuivano il diritto di intervento militare "dovunque", a difesa di propri interessi (prelievi energetici, esplicitamente confessati) e non di diritti umani universali.

Nel 1999 qualche esponente del partito dei DS al governo dichiarò che, per dimostrare di saper governare, bisogna anche saper fare la guerra. La quale, invece, è la negazione e il fallimento della politica.

2001 - Guerra all’Afghanistan. Il governo statunitense colse l’occasione dei criminali attentati dell’11 settembre per attuare rapidamente i piani di attacco all’Afghanistan, che aveva già pronti, nella prospettiva e volontà di dominio imperiale messa nero su bianco nel Project of New American Century.

L’Italia aderì supinamente, come tanti altri stati, a questa guerra. Il centro-sinistra non si oppose al governo di destra: la grande maggioranza dell’Ulivo votò per la guerra, con pochi contrari.

Il governo di centro-sinistra tuttora vi collabora, in modo sempre più inaccettabile ed ingiustificabile, con l’effetto di accrescere la violenza e il dolore a carico delle popolazione locali e di allontanare le possibilità di pace giusta nella zona.

Come gli osservatori più sapienti e saggi hanno visto da subito, il crimine dell’11 settembre non doveva avere in risposta la vendetta bellica, che ripete e conferma il terrorismo, ma l’indagine sull’organizzazione terroristica, sulle sue fonti finanziarie e i suoi legami occulti in Occidente, e un aperto dialogo di civiltà tra i popoli che tolga quei motivi di disperazione politica e storica che inducono alla violenza.

La gran parte della cultura politica italiana, anche nel centro-sinistra, ha invece seguito e assecondato quella risposta stolta e micidiale.

Riconosciamo volentieri che questo governo ha ritirato la partecipazione italiana, voluta dal precedente, all’altra guerra, quella degli Usa all’ Iraq, guerra preventiva, fondata su falsità di stato, aggressiva, distruttiva e fallimentare su tutti i piani, umano e politico.

Tornando all’Afghanistan, oggi si apprende che "Il contingente italiano che opera a Kabul, nell’ambito della missione Isaf, sara’ rinforzato da dicembre - per otto mesi - con 250 militari. Lo ha annunciato alla Camera il ministro della Difesa Arturo Parisi. "In concomitanza con l’assunzione da parte dell’Italia della responsabilita’ di comando della regione della capitale afghana - ha detto Parisi - si prevede un incremento temporaneo di circa 250 unita’ per le esigenze del quartier generale". Parisi, parlando alle commissioni Esteri e Difesa ha ricordato che l’impegno in Afghanistan - anche alla luce degli attacchi subiti dai militari italiani tra luglio e agosto - "non e’ un’azione umanitaria, ma una missione militare di pacificazione". (AGI) - Roma, 12 settembre 2007 -

2007 - Base Usa di Vicenza. Prodi, senza alcun ascolto né rispetto della cittadinanza, ha dato per scontato e immodificabile l’accordo segreto concluso dal precedente governo.

D’Alema ha dichiarato che negare il raddoppio della base sarebbe "un atto di ostilità verso gli Usa", come se l’obbedienza ad una decisione militare altrui sul nostro territorio fosse un atto doveroso di pace.

Si ha il sospetto che pesanti ricatti statunitensi impediscano al governo attuale di valutare con libertà e responsabilità ciò che è giusto e buono per il nostro paese, e in particolare per la città e la popolazione di Vicenza. Se così è, il governo ha il dovere di dichiarare al paese i limiti della propria possibilità di azione.

Il sen. Cossiga, nel dibattito sulla fiducia al governo, il 28 febbraio 2007, ha dichiarato che la base di Vicenza è per la guerra nucleare: «.. Prendo atto con soddisfazione che nelle sue [del Presidente del Consiglio Prodi] dichiarazioni non vi è coraggiosamente, nella linea già tenuta in quest’Aula dal suo Ministro della difesa, - alcuna traccia di una revoca dell’autorizzazione del suo Governo data al Pentagono del raddoppio della base militare di Vicenza - che mi trova, ovviamente, americano e guerrafondaio come sono, completamente favorevole - (Applausi dai Gruppi FI, AN e LNP) e della riunificazione su di essa del 173° reggimento d’attacco «Airborne» (il cui comandante ha ritenuto di dovermi regalare il distintivo), strumento del piano di dissuasione e di ritorsione anche nucleare denominato «Punta di diamante».» (dagli atti ufficiali del Senato)

Sul territorio italiano gravano illegittimamente novanta bombe atomiche. Invece di accrescere questa pericolosa e vergognosa dipendenza, un governo democratico e pacifico, nel rispetto della Costituzione e del Trattato di Nonproliferazione Nucleare, deve liberare il paese da quegli strumenti estremamente aggressivi.

Le chiediamo, ministro D’Alema: Lei è d’accordo con la seguente legge che proponiamo per iniziativa popolare?

Art. 1 - Obiettivi e finalità

1. Il territorio della Repubblica Italiana, ivi compresi lo spazio aereo, il sottosuolo e le acque territoriali, è ufficialmente dichiarato "zona libera da armi nucleari".

2. Il transito e il deposito, anche temporaneo, di armi nucleari, di parti di armi nucleari e di mezzi a propulsione nucleare non è ammesso in nessuna circostanza sul territorio della Repubblica, così come individuato al comma 1.

3. Il Governo provvede ad adottare tutte le misure necessarie, sia a livello nazionale che internazionale, per assicurare la piena applicazione del presente articolo entro e non oltre il termine di sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Art. 2 - Entrata in vigore

1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Della Repubblica.

E Le chiediamo ancora: che cosa impedisce al governo di promuovere i Corpi Civili di Pace, che sono nel programma dell’Unione, invece di usare il solo mezzo militare, che aggrava i conflitti invece di trasformarli riducendone la violenza?

Questi pochi, essenziali e più gravi punti della politica estera del governo attuale ci trovano decisamente contrari e ci impegnano a diffondere tale contrarietà nel popolo democratico.

Segnaliamo una volta ancora che una politica italiana di qualità democratica e giusta, che fermi le avventure della destra pericolosa, ha bisogno anche del "popolo della pace". Il quale compare di rado sulle strade, ma lavora con tenacia e serietà, tutti i giorni dell’anno, nella ricerca, nella formazione, nell’azione nonviolenta positiva di base, per immettere nella cultura e nella politica il valore irrinunciabile della pace positiva. La quale è ben di più del non fare guerra per primi, ma è la capacità, nelle persone come nelle istituzioni, di gestire i conflitti umani in modo costruttivo e non distruttivo, civile e non militare, mediante i mezzi umani della vita e proibendosi i mezzi disumani della morte.

Alla disperata politica e cultura che cede alla logica bellica, ci sono alternative. Non è intelligente né responsabile la politica che non le cerca e non le vede.


Movimento Internazionale della Riconciliazione Movimento Nonviolento



Mercoledì, 19 settembre 2007