MYANMAR 3/10/2007 13.16 AMBASCIATORE ITALIANO: “CITTÀ DI NUOVO VIVA, RIAPRONO LE SCUOLE”
“La città ricomincia a vivere, i negozi sono aperti, i caratteristici ristoranti sui marciapiedi hanno riacceso i loro
fuochi”: l’ambasciatore italiano a Yangon, Giuseppe Cinti, presenta così alla MISNA la situazione della città più
importante del paese a qualche giorno dalle proteste di migliaia di monaci buddisti e civili e dagli scontri con esercito e
polizia. “Abbiamo notizie di arresti - dice Cinti - ma non è davvero possibile fare un bilancio o fornire una stima: le
notizie si accavallano, sono confuse, di certo però le retate della polizia stanno continuando”. Il giorno dopo la visita
dell’inviato dell’Onu Ibrahim Gambari, restano l’incertezza generata dall’assenza di notizie verificate e alcuni segnali
che danno indicazioni su ciò che sta avvenendo: “Posso solo dire che prima delle manifestazioni per le strade la folla era
chiazzata dal rosso delle tuniche dei monaci, mentre in questi giorni invece è difficile incontrare bonzi che circolino
tranquillamente per Yangon” aggiunge l’ambasciatore, ipotizzando che la situazione possa essere la stessa anche nelle altre
grandi città del paese. “Tra i segnali positivi – conclude Cinti – la riduzione di due ore del coprifuoco, adesso dalle 10
di sera alle 4 del mattino (prima era dalle 21 alle 5, ndr), e la riapertura delle scuole”. [GB]
MYANMAR 3/10/2007 12.23 PRESIDENTE ASEAN: “INCORAGGIATI DALLA DISPONIBILITÀ DEL GOVERNO”
“Siamo incoraggiati dalla disponibilità e dalla collaborazione fornite dal governo del Myanmar a Gambari; ciò che vogliamo
è la riconciliazione nazionale e una pacifica transizione verso la democrazia”: dalle parole del primo ministro di
Singapore, Lee Hsien Loong, che ha incontrato questa mattina l’inviato dell’Onu in Myanmar nella veste di presidente
dell’Associazione delle nazioni dell’Asia sud-orientale (Asean), sembra ci sia spazio per la diplomazia. Ibrahim Gambari
incontrerà domani il Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e riferirà dell’esito dei suoi incontri in Myanmar con i
rappresentanti della giunta militare al potere dal 1962 e con Aung San Suu Kyi, il capo dell’opposizione da quattro anni in
libertà condizionata. Intanto da Yangon, terminate le proteste dei monaci e gli scontri con esercito e polizia, arrivano
notizie di arresti e interrogatori, la cui portata è però in questo momento impossibile da verificare nonostante i mezzi di
informazione occidentali stiano facendo circolare dati sul numero delle persone detenute e sulle vittime. Un testimone
sentito da una agenzia internazionale ha sostenuto di far parte di un gruppo di 80 monaci rilasciati dopo essere stati
arrestati lo scorso fine settimana: “Ci hanno interrogato a lungo, abbiamo subito offese verbali ma non fisiche e ci hanno
dato da mangiare due volte al giorno”. Fonti locali della MISNA, che preferiscono restare anonime, hanno confermato che la
situazione rispetto ai giorni delle proteste e degli scontri è nettamente migliorata, ma hanno anche sottolineato che per
la difficoltà di reperire informazioni è difficile perfino fare una stima sul numero delle vittime e delle persone
arrestate [GB]
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Giovedì, 04 ottobre 2007
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