Lettera
Verdetto finale

di Giovanni Carbone

Dal lunedì al venerdì alle dieci del mattino va in onda su RAI UNO “Verdetto finale”. Il programma propone una storia a puntata che, come in un tribunale americano, viene sottoposta all’attenzione di un giudice vero e di una giuria popolare, presieduta da un personaggio famoso. Gli avvocati dell’accusa e della difesa tentano di far pendere il piatto della bilancia da una parte o dall’altra. Il verdetto finale è sentenziato dalla giuria popolare ed è vincolante e non sempre esso è in sintonia con la Legge.

Cosa vuole dire tutto questo? Che esiste una giustizia alternativa a quella istituzionale. Che esistono quelli che riescono ad ottenervi l’accesso. Che esistono i fortunati a godere di una sentenza diversa da quella convenzionale. Che esistono le ultime ruote del carro costrette a pagare sempre e caro. Che la negazione della giustizia ovvero la mancata applicazione dei criteri della Giustizia è l’ingiustizia.

Premesso

  • Le istituzioni sono organizzazioni, o meccanismi, o strutture sociali, che governano il comportamento umano. Sono, inoltre, principi giuridici fondamentali dello Stato e sono gli organismi politico-costituzionali che ne sono l’espressione.
  • Con l’idea di anarchia si ipotizza una società nella quale si tende ad annullare qualsiasi forma di autorità imposta. Con il termine autoritarismo si indica l’atteggiamento di chi esercita un’autorità eccedendo nel suo comportamento. Con il termine permissivismo si indica l’atteggiamento tollerante nei confronti di azioni e comportamenti tradizionalmente considerati sconvenienti o riprovevoli.
  • Lo Stato autorevole prescrive regole chiare e giuste che vanno applicate con costanza e proprietà.

Considerato

  • Lo sfascio attuale delle Istituzioni: esse delegano il proprio compito a privati in appalto e subappalto, vendono o svendono beni pubblici, s’accaparrano risorse naturali per un uso soggettivo, hanno tutte l’obiettivo puntato sul facile arricchimento, favoriscono il perverso sistema bancario, la globalizzazione…
  • L’atteggiamento dello Stato - rappresentato da uomini spesso immischiati in sconvenienti faccende giudiziarie, assenteisti, tesi a far cassa, intenti a legiferare in modo da scagionare colletti bianchi da collocare al vertice della piramide - è inevitabilmente autoritario o permissivo o assente ma poco o per niente autorevole.
  • La Giustizia è ordine dei rapporti umani; la virtù morale per la quale si osserva in sé e in altri il dovere e il diritto; è la costante e perpetua volontà di riconoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto…

Appare evidente

Il programma televisivo, autorizzato dai tempi del degrado istituzionale, propone la distribuzione di una giustizia che non rispetta l’applicazione dei criteri e dei principi previsti dalla Legge. Codifica una giustizia alternativa, una giustizia frammentaria, una giustizia facoltativa, una giustizia disordinata, quindi una giustizia ingiusta.

Emblematico è il caso del preside di una scuola privata che licenzia l’insegnante, produttiva ai fini scolastici, la quale si esibisce in classe con abbigliamento poco ligio al convenuto protocollo. In udienza appare ben composta e senza piercing che ha levato dal suo volto per l’occasione, chissà perché! Afferma con maniere invadenti di essere l’amica dei suoi alunni e di riuscire con tale strategia a condurli al traguardo, meritevoli di promozione. Il preside invece sostiene che la scuola è il luogo dove si fa cultura non solo quella nozionistica. Non si deve sacrificare la forma a vantaggio esclusivo della sostanza. Il ruolo dell’insegnante deve essere esercitato con autorevolezza. Forma e sostanza devono necessariamente marciare insieme. Il preside aggiunge che, viste fallire le sue ripetute raccomandazioni, dopo tre anni è stato obbligato a licenziare l’insegnante poco ortodossa e a seguito di lamentele da parte di qualche genitore. Il giudice togato dà ragione al preside, e meno male! La giuria popolare dà ragione all’insegnante che dovrà essere riassunta. Che vergogna! L’augurio è che il preside, colpevole di essersi affidato al precario tribunale in questione, si dimetta dall’incarico. Ha perso la sua autorità. Ha vinto l’avvenente amica degli alunni!

Con il termine regola si intende una norma prestabilita, per lo più codificata e coordinata con altre in un sistema organico. Per il perverso sistema politico vigente la regola è indicativa o tassativa o facoltativa o opzionale, ed anche esemplare o poco attenta della giustezza a seconda delle circostanze e della convenienza. Chiaramente per riflesso così viene considerata in tutti i settori delle attività umane.

Una volta si diceva che l’eccezione conferma la regola. In pratica era come dire: la regola è una ma in alcuni precisi casi la regola non viene osservata per dare spazio al caso specifico. Nella grammatica della lingua italiana le regole dovevano essere osservate pena il frego blu che decurtava la qualità dell’elaborato di un punto. Oggi è facoltativo osservare la regola. La matita rossa e blu non è più usata o se usata non è più un indicatore di valutazione. Conta più il contenuto che la forma dei compiti! Così procedendo la regola perde sempre più significato e per converso si trasforma sempre più in una facoltà. Persino l’Accademia della Crusca sostiene in molti casi la libertà di espressione. Così che un soggetto può dire alla sua donna: “Io che ti ho amato” piuttosto che “io che ti ho amata”. I conduttori dei programmi televisivi possono proferire: “Grazie per averci seguito” e non “Grazie per averci seguiti”. La conduttrice di “Verdetto finale” si esprime così quando si riferisce ai testi: “La giuria popolare vi ha ascoltato” al posto di “La giuria popolare vi ha ascoltati”… Vale la regola sulla concordanza con il participio passato? Ovvero il predicato verbale concorda con il complemento oggetto quando questo lo precede? No, la regola concede la facoltà! Allora non è una regola e in assenza di una regola possiamo esprimerci come si vuole.

In conclusione c’è chi può dirmi chi ha legalizzato il contenuto del programma “Verdetto finale?” Su come sia stato possibile giustificare il perverso messaggio che esiste più di una giustizia legittima? Come mai lo stesso giudice De Bonis presente in trasmissione non si preoccupi a far rispettare la Legge codificata? Così come i legali dell’accusa e della difesa? È possibile che non vi siano state contestazioni provenienti dal settore dell’Istituzione in questione? Grazie per l’attenzione.

Giovanni Carbone



Martedì, 28 ottobre 2008