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l'Islam Confraternita dei sufi Jerrahi-Halveti in Italia Sintesi dell'intervento tenuto al Congresso internazionale per il Mediterraneo a Catania del 30 novembre 2001 prof dott comm Gabriel Mandel khân Vicario generale per l'Italia della Confraternita sufi Jerrahi-Halveti |
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Palermo, 30 novembre 2001 Nell'XI° secolo Rodolfo Glaber, monaco di Cluny, scrisse: «Verso il terzo anno dopo l'anno mille [...] soprattutto in Italia e in Francia si ricominciò a costruire basiliche [...] Si sarebbe detto che il mondo [...] si coprisse di un bianco mantello di chiese.» Celebrava così l'avvento dell'arte romanica, quando, pur se le nazioni erano in guerra l'una contro l'altra, e anzi in Italia una provincia era in lotta con le vicine, in tutta Europa fiorì uno stile unitario. E fu così anche per il Gotico, e per il Rinascimento che nel XV secolo da Firenze defluì per tutta Europa, e così ancora per il Barocco, per il Rococò... L'arte cioè univa, pur se le guerre, le divisioni ideologiche, le lotte religiose, continuavano a disunire i popoli, nemici gli uni agli altri. Il Bacino Mediterraneo godette ancor più di questo splendido florilegio di culture e d'arte, atteso che lungo le sue rive sono ancor più forti le differenze tra le religioni, le etnie, le lingue e le culture. Alcuni esempi. Nel 1993 organizzai alla Villa Pasole di Pedavena una complessa mostra intitolata Leone d'oro e mezzaluna d'argento, che poneva a confronto per immagini e suoni la cultura e l'arte di Istànbul con quelle di Venezia. Mio figlio Massimiliano, archeologo in Giordania e fotografo d'arte, vi espose trecento fotografie: pose a paragone 150 immagini di architettura selciùkide (dei turchi Selciùkidi signori dell'Anatolia nel XIII secolo) e centocinquanta immagini d'architettura federiciana (castelli ed edifici di Federico II°, quel re illuminato che fu detto: «Il più musulmano dei re cristiani»). Dalle immagini balzava evidente che non v'è soluzione di continuità. Paiono opere degli stessi architetti. Due secoli dopo, a Bursa (la prima capitale dei turchi ottomani) Murat I° fece costruire la sua moschea in modi romanici da architetti siciliani; e Mimar Sinan, l'architetto Sinan, il più grande architetto ottomano, studiò in Sicilia e nelle Puglie. In Europa abbiamo gran messe di strutture ottomane nella penisola Balcanica; nel sud della Francia sussistono chiese romanico-gotiche d'origine armena, e in Sicilia, Puglie, Calabria un fiorire e una memoria di splendide architetture islamiche del Nordafrica; non occorre certo che ve le rammenti. Ma ancora: qui in Sicilia `Abd Âllâh âlÎdrîsî, nel XII secolo, scrisse per re Ruggero II° d'Altavilla il Kitâb âlRujâri (Kitâb Nuzhat âlMushtâq fî khtirâq âlÂfâq), in cui parlava della sfericità della terra; qui Federico II° ideò la prima università europea, fondandola poi a Napoli con gli Statuti dettati dai sufi (gli illuminati mistici dell'Îslâm); e qui promulgò la prima legge al mondo contro l'inquinamento delle acque e del suolo, a imitazione delle eguali leggi egiziane. Il termine "inquinamento" vi veniva citato per la prima volta. Che trarre da questi pochi esempi? L'arte unisce, la cultura unisce, il misticismo di ogni religione unisce; mentre la politica, e soprattutto il potere oligarchico con il suo imperativo categorico Divide et impera, dividono e corrompono. Ma torniamo alla mia religione: nella sua realtà autentica l'Îslâm, come ogni religione d'altronde, è una religione di Pace. Il saluto usuale di un musulmano è: âlSalâm âleikum, la pace sia con voi. E, dice il Corano(36ª58): La parola di Dio è «Pace». I cattolici hanno la bellissima frase Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis. «Pace agli uomini di buona volontà» è anche un concetto che si legge nel Corano, Corano in cui la parola "pace" è citata trentacinque volte Dice il Corano (33ª44) Il giorno dellincontro il saluto [ai fedeli] sarà: «Pace», e riceveranno una nobile ricompensa. E in 33ª35: Certo: i musulmani e le musulmane, i credenti e le credenti, gli oranti e le oranti, gli uomini veritieri e le donne veritiere, i perseveranti e le perseveranti, quelli e quelle che temono Dio, quelli e quelle che sono temperanti, quelli e quelle che invocano sovente Dio, a costoro Dio ha riservato perdono e una ricompensa magnifica. La " ricompensa magnifica" è il Paradiso, come si legge nel Versetto 14ª23: Quelli che credono e compiono opere buone verranno ospitati in Giardini in cui scorrono ruscelli. Vi dimoreranno eternamente col permesso del Signore e vi saranno accolti con la parola "Pace". E ancora (10ª25): Dio chiama al soggiorno della Pace. (15ª46) Entrate[ in Paradiso] in pace e con sicurezza. (16ª32) Le persone che sono buone vengono chiamate dagli angeli, che dicono loro: "La Pace sia con voi; entrate in Paradiso, come ricompensa delle vostre azioni". Vediamo ora lattualizzazione della pace fra le varie comunità del mondo, ossia fra i diversi gruppi etnici e religiosi della terra. Dice il Corano (11ª118): Se il Signore avesse voluto, avrebbe fatto delle genti una sola comunità. E in 16ª 93: Se Dio avesse voluto, certo, avrebbe dato a voi una comunità (una religione) unica. La varietà di comunità serve dunque, sempre come dice il Corano, perché esse si confrontino reciprocamente, concorrano l'una l'altra nel bene, e nessuna prevarichi su altre. D'altronde il Corano invita più volte al rispetto per tutte le religioni. (2ª136): Dì: noi crediamo in Dio, in quel che ci ha rivelato, e in quello che ha rivelato ad Abramo, a Ismaele, a Isacco, a Giacobbe, alle Tribù, in quel che è stato dato a Mosè e a Gesù, e in quel che è stato dato ai profeti dal loro Signore: noi non facciamo differenza alcuna con nessuno di loro. E a Lui noi siamo sottomessi. E ancora (5ª 68-69): Dì: Genti del Libro, sarete sul nulla fintanto che non seguirete la Thora, il Vangelo e ciò che vi è stato rivelato dal vostro Signore [...]. Sì, i musulmani, gli Ebrei, i Sabei, i Cristiani - chiunque crede in Dio e nel Giorno ultimo e compie opera buona -nessun timore per loro e non verranno afflitti. Sarebbe quindi necessario oggi recuperare la dimensione religiosa delle varie culture umane, ed ogni credente, di qualsiasi religione sia, dovrebbe capire che tutte le religioni partono da un unico ceppo; sono tutte frammenti di un unico grande specchio, e come ci si può specchiare nello specchio intatto, così ci si specchia (parzialmente) in ogni suo frammento. Questo è senzaltro il primo, essenziale passo, verso la pace universale, come più volte ripetono nei loro testi i Maestri sufi, i mistici dell'Îslâm. Come esempio uno per tutti, Jalâl âlDîn Rûmî (il san Francesco dei Sufi, 1207-1273). Egli scrisse: «Le vie sono diverse, la meta è unica. Non sai che molte vie conducono a una sola meta? La meta non appartiene né alla miscredenza né alla fede; là non sussiste contraddizione alcuna. Quando la gente vi giunge, le dispute e le controversie che sorsero durante il cammino si appianano; e chi si diceva l'un l'altro durante la strada "tu sei un empio" dimentica allora il litigio, poiché la meta è unica». Questo non è "superamento" della religione, ma "rispetto" d'ogni religione, come insegna lo stesso Corano. La chiave di volta è il dialogo, che porta alla scoperta dei valori comuni e al rispetto dei valori altrui. Oggi tutti invocano la pace, ma secondo i concetti di Seyyd Hossein Nasr, grande filosofo iraniano contemporaneo, «La Pace fra gli esseri umani è il risultato della pace con se stessi, con Dio, con la natura, secondo una componente etica che abbia superato false morali, preconcetti, interessi unilaterali e presuntuose ignoranze. Essa è il risultato dellequilibrio e dellarmonia che si possono realizzare soltanto aderendo agli ideali precipui delle correnti mistiche. In questo contesto è quindi di vitale importanza la pace fra le religioni». Certo: il senso della pace non è ancora coscientemente il senso precipuo dell'attuale condizione umana, ma l'amore per l'arte, la fede in Dio e ladesione sincera alla religione (qualsiasi essa sia) sono in grado di suscitare autenticamente in ogni essere umano questo splendido sentimento che esalta ogni valore umano. Vi saluto lasciandovi una frase sulla quale invito a meditare quanti soffrono oggi per le discrepanze fra vissuto spirituale e aberrazioni materiali: «Il Male è universale, tocca tutti: credenti d'ogni religione, non credenti, atei. Ma la Fede ci aiuta a sopportare il male, la Religione ci aiuta a non compiere il male, e il Misticismo ci pone di là dal male.» prof dott comm Gabriel Mandel khân Vicario generale per l'Italia della Confraternita sufi Jerrahi-Halveti |
"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" - Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi
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