Mondo sciita
Agenzia d’Informazione Islamica – il puro islam

( 7 Luglio 2007)


www.ilpuroislam.net

Filippine - Secondo l’agenzia Misna, potrebbe trovarsi nelle mani del gruppo islamico Abu Sayyaf padre Giancarlo Bossi, il missionario italiano rapito il 10 giugno nell’isola di Mindanao, Filippine meridionali. Se questo è vero, secondo esperti locali «ci vorrà molto tempo» per risolvere il caso di Bossi. Intanto la Farnesina sta verificando la attendibilità di alcune foto del missionario italiano comparse sulla stampa filippina. Da diversi anni i musulmani delle Filippine, concentrati soprattutto nell’isola di Mindanao, si battono in armi contro il governo centrale che attraverso una massiccia emigrazione di  popolazioni cristiane da altre zone del paese sta tentando di cancellare l’identità islamica della regione.

Iraq – Sanguinoso attentato nella città sciita di, Tuz Khurmato dove un camion bomba esploso in un mercato ha fatto 150 vittime, un bilancio che rende l’attentato il secondo più sanguinoso in Iraq dall’invasione a guida Usa nel 2003. Altre 20 persone risultano disperse e potrebbero essere morte, ha detto la polizia.Molte vittime, donne e bambini usciti a fare acquisti, sono rimasti sepolti tra le macerie e i soccorritori hanno impiegato ore per estrarre i loro corpi.

L’attentato, che funzionari iracheni attribuiscono ai sunniti di al Qaeda, dimostra ancora una volta la bestialità e la cieca ottusità di pseudo musulmani che con il loro assurdo comportamento fanno il gioco degli occupanti anglo americani e soci. (n.d.r.)

Iraq - Nonostante le dichiarazioni di Bush le violenze non sono diminuite. I 30.000 uomini «freschi» inviati in Iraq lo scorso febbraio e dislocati principalmente a Baghdad e dintorni, non riescono a limitare i danni causati dalla resistenza.
L’operazione» è riuscita solo a trasferire gli attacchi contro le forze di occupazione Usa verso aree meno protette, Lo constata la Bbc che sta monitorando settimanalmente i risultati dell’operazione. In  quest’ultima settimana ci sono stati 617 morti ammazzati contro i 299 di quella precedente. La maggior parte delle vittime erano civili. E’ aumentato anche il numero dei combattenti morti. Sono dati del ministero degli interni iracheno, secondo la Bbc molto più bassi di quelli reali. Bush chiede «pazienza» per i risultati della guerra irachena. Ma ad avere pazienza in Iraq è la popolazione civile che deve per forza convivere, oltre che con gli  attentati quotidianì di un conflitto senza soluzione, con la sospensione dell’energia elettrica, le code per la benzina e la mancanza di posti di lavoro.

Nel caos iracheno, la legalità è affidata nelle zone a maggioranza sciita (circail70% del paese) ai combattenti dell’ Esercito del Mahdi ed alle Brigate as Sadr.

Palestina occupata – L’entità sionista sta trattando con detenuti politici di Hamas la liberazione del caporale Ghilad Shalit, catturato un anno fa da tre gruppi palestinesi a Karem Shalom e portato a Gaza dove è tenuto prigioniero. L’indiscrezione era circolata già qualche settimana fa, ma ha trovato un’importante conferma nelle rivelazioni fatte ieri dalll’avvocato di uno dei detenuti coinvolti nei negoziati, che ha chiesto di rimanere anonimo. Il legale ha rivelato che Ofer Dekel, l’inviato del premier israeliano Olmert, ha incontrato 10 giorni fa cinque membri di Ezzedin al Qassam, il braccio armato di Hamas, in un carcere nei pressi di Netania, con i quali ha discusso dei termini di un accordo per uno scambio tra Shalit e alcune centinaia di prigionieri palestinesi.

Palestina occupata – Il giornale Khaleej, riferisce che il deputato palestinese Ayman Tharagma, ha dichiarato a proposito di presunte trattative tra i combattenti islamici ed i sionisti: “La questione delle trattative circa lo scambio di ostaggi con la parte israeliana è ormai nelle mani della leadership di Hamas detenuta nelle carceri dell’occupazione.Hamas ha lasciato ai detenuti i criteri di scelta di coloro che dovranno essere rilasciati in cambio di di Shalit.”

 Palestina occupata - Gli sconvolgimenti politici avvenuti negli ultimi giorni, a cominciare dalla sconfitta di Fatah nella Striscia di Gaza, ora sotto il controllo completo di Hamas, hanno indotto il cosiddetto “israele”  a rivedere il suo gioco. Abu Mazen infatti non è più in grado di svolgere alcun ruolo nella vicenda del prigioniero “israeliano. A ciò si aggiunge l’onda di emozione che ha suscitato in tutto il paese la registrazione audio diffusa da Hamas lo scorso 25 giugno in cui il militare prigioniero si è lamentato per il disinteresse del governo nei suoi confronti e ha riferito di essere in cattive condizioni di salute. Parole che hanno aumentato le pressioni su Olmert.

Palestina occupata -  Per il Movimento Islamico palestinese, la liberazione dal carcere sionista dei combattenti islamici sarebbe un altro successo politico dopo quello ottenuto a metà settimana con la liberazione del giornalista britannico Alan Johnston, tenuto in ostaggio per quasi quattro mesi a Gaza.

Palestina occupata - Migliaia di persone sono scese nelle strade di Gaza, al termine della Preghiera del venerdì, per i funerali degli 11 palestinesi (tra cui 9 militanti di Hamas) uccisi durante il raid israeliani di due giorni fa. Rimangono gravi le condizioni di Imad Ghanem, il cameraman della televisione al-Aqsa (Hamas) ferito agli arti inferiori da colpi sparati da un cecchino israeliano. I medici hanno dovuto amputargli le gambe.

Palestina occupata – In un futuro stato palestinese - nel nostro caso ebrei e arabi - mantengono una serie di istituzioni, ad esempio il sistema educative garantito dalla costituzione. Per stato unico s’intende invece uno stato laico  in cui, per legge, non viene protetta alcuna identità particolare. Riconoscere che lo stato non è omogeneo, ma mettere al centro del discorso la persona umana con il suo patrimonio storico culturale spirituale e non il “cittadino” astratto di illuministica memoria. (n.d.r.)

Palestina occupata - La realtà territoriale, economica e demografica della Palestina dimostra che non siamo mai stati così vicini allo stato unico. Questo,anche se il territorio della Cisgiordania non è mai stato così frammentato; di fatto ci sono i bantustan, i palestinesi per gli spostamenti dipendono da “israele”, non hanno alcuna sovranità sulla terra; la forza lavoro della West Bank dipende dal potere occupante. Nondimeno, a dispetto di tutto ciò, dal un punto di vista demografico siamo alla quasi parità con gli israeliani. Tra 5 anni i palestinesi saranno la maggioranza*. I due stati sono, a nostro avviso nati morti*, ci vorrà almeno una generazione per realizzare lo stato unico, ma non c’è alternativa.
*Non bisogna dimenticare che il problema basilare della questione palestinese è il diritto dei profughi espulsi a partire dal 48 a tornare nelle loro terre, attualmente occupate e colonizzate dall’invasione sionista. (n.d.r.)

Palestina occupata – I sionisti  con la guerra del 1948 hanno espulso gli abitanti della Palestina,  con quella del 1967 hanno occupato Gaza e la Cisgiordania e ne hanno sfruttato la forza lavoro. I bantustan a cui si è arrivati non possono durare: è insostenibile sia la politica dei permessi di lavoro in “israele” per i palestinesi che il finanziamento, da parte dell’Unione europea, di centinaia di milioni di euro all’anno per gli stipendi dell’Autorità nazionale palestinese* che lo Stato ebraico, in quanto occupante, dovrebbe corrispondere in base a quanto prescritto dal diritto internazionale.
* E infatti nelle tasche dei corrotti collaborazionisti dell’Olp che sono finiti buona parte dei tanti millantati aiuti europei al popolo palestinese. (n.d.r.)

Somalia - Cinque bambini sono morti a Mogadiscio a causa di una mina trovata per strada e lanciata contro il muro, mentre giocavano a pallone. La madre di uno di loro ha raccontato che i cinque bambini si stavano recando alla moschea per la Preghiera del venerdì. La Somalia straripa di armi di tutti i tipi, dopo sedici anni di guerra civile, nonostante che il governo filo americano appoggiato dalle forze militari etiopi abbia lanciato dallo scorso aprile una vasta operazione di confisca. I soldati etiopi sono in Somalia dallo scorso dicembre quando arrivarono in soccorso del governo fantoccio per cacciare le Corti islamiche che grazie all’appoggio popolare,avevano preso il controllo di Mogadiscio e di gran parte del paese. L’esplosione di ieri è avvenuta vicino al mercato di bestiame nel nord est della capitale dove si concentrano i sostenitori delle Corti Islamiche.

Spagna – Si è tenuto a Madrid un convegno titolato “Palestina/Israele, un paese uno stato”, a cui hanno partecipato storici ed uomini di cultura provenienti da tutto il mondo. Il convegno si  è concluso con l’approvazione di un documento in cui i promotori - tra cui lo storico israeliano Ilan Pappe, - accademici e attivisti americani, sudafricani, israeliani e palestinesi - s’impegnano a dar voce alla soluzione di uno stato democratico come unica, urgente via d’uscita dallo stallo negoziale che la questione palestinese vive da anni.  «Per troppo tempo gli slogan hanno sostituito l’analisi ma anche lo stato unico, per ora, resta una parola d’ordine». Così ha iniziato il suo intervento conclusivo Ilan Pappe, tra i firmatari del documento prodotto dall’incontro di Madrid. A scontrarsi sono la semplicità della questione palestinese («si tratta di occupazione-colonialismo») e la difficoltà nel trovarvi soluzione. Pur favorevole allo stato unico, Pappe ha sottolineato che «non dobbiamo dimenticare che, in risposta all’occupazione, nei Territori viene proposto anche lo stato islamico, come alternativa allo stato ebraico*». Lo storico ha sostenuto che con l’islamismo bisogna rapportarsi in maniera dialettica. E che, nello stesso tempo, ogni soluzione dovrà fare i conti con due elementi della storia ebraica: il condizionamento causato dalla “Shoah” e l’influenza sionista di una parte della comunità ebraica statunitense sul governo nordamericano. Pappe propone la creazione, in Palestina e all’estero, di piccoli gruppi pilota che, all’interno di diverse realtà, facciano viaggiare l’idea dello stato unico e inizino a «sperimentarla».

Attualmente esiste uno stato certamente sionista ma non “ebraico”nel senso dell’ebraismo ortodosso. (n.d.r.)

Spagna - Un unico stato per ebrei e palestinesi - Leila Farsakh, docente all’Università del Massachusetts, autrice di «Independence, cantons or bantustans. Whiter the palestinian state?» e di una serie di pubblicazioni sull’economia israelo-palestinese, afferma che è finita la battaglia del  popolo palestinese per ottenere uno stato indipendente, ma ripartendo dalla giusta resistenza all’occupazione e al colonialismo, bisogna formulare una nuova strategia che si basi sul concetto di cittadinanza, non più ancorata all’idea di divisione della Palestina storica. Settant’anni di lotta – iniziati con la creazione dell’entità sionista - meritano forse uno stato che non sarebbe altro che un insieme di bantustan in territorio israeliano, senza continuità territoriale? Certamente no.
 

Yemen - Dopo l’attentato kamikaze che lo scorso lunedì ha ucciso 7 turisti spagnoli, l’esercito yemenita ha scatenato la caccia agli atttentatori. Un presunto attentatore* di nazionalità egiziana è stato ucciso e due soldati sono rimasti feriti in uno scontro a fuoco a Sanaa. Fonti ufficiali riferiscono che 15 persone sono state arrestate, tre di loro sono sospettate di aver fornito assistenza al gruppo responsabile dell’attentato di lunedì avvenuto nella provincia di Mareb, nei pressi del tempio della regina di Saba, quasi 200 km. da Sanaa. Raid della polizia e arresti sono in corso da giorni nella capitale dove sono state rafforzate le misure di sicurezza intorno alle ambasciate e agli edifici del governo.

*Anche nello Yemen, come nella quasi totalità del mondo arabo, è diffuso un vasto malcontento nei  riguardi  di una classe dirigente corrotta, manovrata e sostenuta dai vari governi occidentali che le masse arabe identificano, giustamente, come i loro oppressori portatori di un neocolonialismo economico ancora più devastante di quello militare. (nd.r.).



Marted́, 10 luglio 2007