[Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 dicembre 2007, col titolo "Metamorfosi amorosa della natura umana" e il sommario "Da oggi a Milano un convegno internazionale su Lucrezio nella Modernita. La teoria dellatomo del filosofo e poeta latino come base di una politica dellamore, dove linfinita potenza della vita e fonte di una pratica della trasformazione sociale" riprendiamo uno stralcio della relazione di Saverio Ansaldi al convegno "Lucrezio nella modernita" svoltosi il 13 e 14 dicembre 2007 allUniversita di Milano-Bicocca (convegno cosi presentato in una nota di Nicola Marcucci dal titolo "Lucrezio, lincontro alla Bicocca di Milano" apparsa sullo stesso foglio: "Le diverse interpretazioni moderne di Lucrezio, seppur nella loro pluralita, sono legate da una comune condanna o, al contrario, dalla rivendicazione di una comune appartenenza, sotterranea ed eccentrica rispetto ai canoni della storiografia filosofica ufficiale. Spinoza ne ha tracciato con forza i confini: Lautorita di Platone, di Aristotele e di Socrate - scrive a un suo superstizioso corrispondente - non ha per me gran valore. Sarei stato molto sorpreso se mi aveste citato Democrito, Epicuro, Lucrezio o qualche altro atomista o sostenitore dellatomismo. In una altra modernita, ma entro i medesimi confini perimetrati da Spinoza, Marx traduceva Lucrezio, nel primo libro del Capitale, sottolineando come il valore, non potendo esser creato dal nulla, fosse piuttosto trasformazione di forza lavoro e come questa fosse anzitutto un complesso di sostanze naturali trasformate in organismo umano. E alla tante modernita lucreziane e alla problematica definizione di questa comune appartenenza - caratterizzata dallantifinalismo, dalla critica alle superstizioni religiose e allantropomorfismo, dal rifiuto della filosofia come mera meditazione della morte - che sara dedicato il convegno Lucrezio nella modernita...").
Saverio Ansaldi e docente e saggista; dalla medesima fonte riprendiamo la seguente scheda: "Saverio Ansaldi e professore associato di Filosofia politica allUniversita di Montpellier III - Paul Valery. Si e occupato di filosofia tedesca (Schelling), di filosofia moderna (Spinoza) e lavora attualmente sulla filosofia politica del Rinascimento italiano (Machiavelli, Bruno, Campanella). Ha pubblicato articolo e saggi su Spinoza e Giordano Bruno (Spinoza et le baroque. Infini, desir, multitude, Kime, 2001; Nature et puissance. Giordano Bruno et Spinoza, Kime, 2006). Ha curato ledizione francese dei Dialoghi damore di Leone Ebreo (Vrin, 2006) e tradotto in italiano Spinoza e il problema dellespressione di Gilles Deleuze (Quodlibet, 1999). E membro del comitato di redazione della rivista Multitudes"]
Scrive Giordano Bruno nel De Immenso, mentre il XVI secolo volge ormai al termine: "Quando, in estate, cadono dallaere gocce di pioggia sulla Terra infuocata, battuta dallApulo e dal Libico, dalla polvere incotta nasce repentinamente la rana e uguaglia il numero delle gocce, tanto che tu potresti credere, mirando al suolo, che tante rane siano cadute dal cielo (...). Tale e lorigine del serpente, del pesce, del topo, della rana gracidante, tale quella del cervo, della volpe, dellorso, del leone, del mulo e delluomo". Di qui una visione del progresso dellumanita fondato sullattivita pratica e sulla conoscenza naturale, che Bruno e Lucrezio, poeti-filosofi, condividono. La civilta e sempre il risultato di una lotta e di una conquista, dal momento che luomo non gode di alcun privilegio metafisico e morale in un universo infinito in perenne trasformazione. Lucrezio e una fonte e un punto di riferimento filosofico costante del pensiero di Bruno. Il De rerum natura e citato sia nei dialoghi italiani che nelle opere latine. Gli aspetti principali del pensiero di Lucrezio presenti in Giodano Bruno possono essere chiaramente identificati. In primo luogo troviamo una teoria dellatomo e del "minimo" come parti originarie e costituenti della materia. Questa teoria si innesta su una concezione dellinfinito fisico e cosmologico che implica a sua volta una critica del cosmo finito di derivazione aristotelica. Un altro punto essenziale riguarda la teoria di unantropogenesi spontanea, vale a dire la nascita del genere umano a partire dai processi di aggregazione naturale degli atomi. Per Bruno, come per Lucrezio, lumanita costituisce una forma di vita fra le altre, sorta per effetto dei fenomeni naturali.
*
Linfinito materiale della vita
Dei molti temi che caratterizzano luso bruniano del De rerum natura, tuttavia, uno merita di essere messo in luce con particolare attenzione. Si tratta della concezione dellamore, che prende forma in Bruno a partire da un doppio movimento filosofico: da una parte, la tradizione platonica e neoplatonica (Marsilio Ficino e Leone Ebreo), dallaltra Lucrezio. Vale a dire che Bruno riunisce, in una sintesi originale, una visione puramente materialistica dellamore, come quella lucreziana, e una visione animistica, quale si riscontra nei grandi autori neoplatonici del Rinascimento italiano. Il risultato di questa sintesi teorica e cio che potremmo definire una "politica dellamore", che Bruno sviluppa in una delle sue ultime opere, il De vinculis del 1591.
Qui, Bruno scrive che "tutti i vincoli si riconducono al vincolo damore, ne dipendono, riposano in esso (...) E infatti manifesto che lamore costituisce il fondamento di tutti gli affetti: chi non ama niente non ha di che temere, sperare, gloriarsi, insuperbirsi, osare, disprezzare, accusare, scusare, umiliarsi, emulare, adirarsi e aprire la porta ad altri esempi del genere. La materia ha dunque ampio campo; (...) e questa riflessione non si deve giudicare troppo lontana dalle norme della vita civile, dal momento che e straordinariamente piu estesa di quanto attiene alla mera norma della vita civile".
Nel quadro della filosofia politica del Rinascimento, quella di Machiavelli sintende, le affermazioni di Bruno sembrano prive di senso: lorizzonte della politica e quello dellinteresse, del conflitto e della guerra, delluso della forza e dello scontro. Potremmo quasi dire che Bruno non coglie i fondamenti reali della politica e che probabilmente intende parlare daltro. Ma in realta si tratta di comprendere il senso esatto della sua nozione: che cose e su cosa si fonda una "politica dellamore"? Quali i suoi principi e i suoi presupposti? Lazione politica, per Bruno, poggia innanzitutto sulla materia vivente che costituisce la trama delluniverso infinito. Il "modello" della vita politica e rappresentato dalluniverso infinito materiale, attraversato dalla potenza inesauribile della vita. E la vita cosmica non e altro che amore, poiche tutte le cose che vivono nelluniverso infinito sono "vincolate" e strette le une alle altre dalla forza dellamore. Lamore e la potenza cosmica che connette tutti gli esseri delluniverso, dai pianeti alle stelle, dai vegetali alluomo. Per Bruno, che riprende qui Marsilio Ficino, la potenza dellamore e una vera e propria possibilita permanente di trasformazione e di metamorfosi: lamore e una forza che rigenera e rinnova, e la resurrezione immanente della natura infinita. Perche, allora, la materia vivente e "amorosa" diventa il modello della vita politica? Perche si tratta per Bruno di riprodurre, nella politica e nella vita civile, i vincoli damore che legano gli esseri nelluniverso infinito. Questo il significato straordinario della sua tesi, per cui la finalita della politica consiste nel perfezionare in modo esponenziale la potenza della natura umana, pratica e teorica, definita dai vincoli damore. Quei vincoli, cioe, che costituiscono le metamorfosi "sociali" e che permettono le trasfomazioni incessanti della natura umana, secondo i ritmi e le variazioni della natura infinita. Il fine della politica si trova proprio nella necessita e nellimperativo di favorire al massimo le possibilita di metamorfosi e di trasformazione delluomo e della sua natura. Ecco perche il "vincolo sociale" non puo essere altro che un vincolo damore, vale a dire un processo di cambiamento fondato sulla rigenerazione permanente delle forme della vita umana: affettive, economiche, giuridiche.
La politica non deve difendere un ordine naturale originario e normativo o promuovere un vitalismo primitivistico cosi come elaborato dal filosofo conservatore Oswald Spengler; essa deve piuttosto costruire un "mondo" allinterno del quale la natura umana possa vivere affermando ed esprimendo tutte le sue possibilita e tutte le sue potenzialita. Le metamorfosi della natura umana costituiscono in tal senso la sola e unica "utilita" della vita politica: la potenza umana e "utile" quando vive e si nutre dei vincoli damore. L"uso" della vita umana - ed e questo probabilmente laspetto piu sovversivo del pensiero di Bruno - non rimanda allordine trascendente dellagostiniana "citta di Dio" o allordine legale del "dio mortale" di Hobbes. Si radica invece nel ritmo incessante delle metamorfosi infinite della materia vivente, con le sue variazioni e le sue vicissitudini. Luso comune della vita umana e lamore della metamorfosi, e in questo amore la politica rivela la sua piu profonda e legittima utilita.
La politica deve quindi essere allorigine di una "vita nuova", di un uso della vita umana come resurrezione materialistica dei corpi e delle menti, attraverso lamore dei vincoli comuni che ci legano gli uni con gli altri. Vincoli che non sono propri dei soli esseri umani. Tutti gli esseri naturali sono uniti dallamore cosmico. Lutilita della politica deve quindi coinvolgere la "natura" nel suo complesso. Si potrebbe affermare che la politica umana, per Bruno, deve essere un effetto necessario della potenza infinita della natura; la natura non e "oggetto" della politica (non si tratta, con Heidegger, di prendersi "cura" della natura, o di "difenderla", con Jonas e il suo principio di responsabilita) ma e piuttosto la politica a essere prodotta dalla natura infinita come infinito processo di metamorfosi.
*
Una luce sulla vita errante
La politica e solo un aspetto o un"ombra", per utilizzare una terminologia bruniana, dellamore infinito e della vita che si rinnova costantemente nella materia delluniverso. La vita nuova dellamore e dei suoi vincoli e la legge che ogni politica dovrebbe poter applicare, poiche tale legge e lunica forma di vita adeguata alluso comune e giusto della natura infinita. Entro un universo ormai privo di gerarchie e di ordini trascendenti, Bruno scopre le regole di una vita nuova, "vincolata" allutilita comune che non rimanda ne al concetto dinteresse ne a quello di profitto.
Facendo del vincolo damore il solo e unico imperativo categorico della politica, Bruno mette in luce il rapporto di "cooperazione" fra la natura umana e finita da un lato e la materia infinita dallaltro, che lazione politica deve costantemente costruire e inventare, contro ogni forma di ingerenza e di dominio, ideologico, culturale, economico o teologico. La filosofia politica di Giordano Bruno rappresenta cosi, allinterno della tradizione del pensiero moderno, una vera e propria "utopia", una sorta di non-luogo, estraneo tanto al nascente realismo dello Stato assoluto di Bodin e di Hobbes, quanto alluniversalismo cattolico di Campanella o al progressismo scientifico di Bacon. Essa occupa una zona dombra, dalla quale si irradia la luce di una vita nomade ed errante, impegnata nella ricerca dei vincoli damore, nelle metamorfosi incessanti del mondo. Tratto da Notizie minime de La nonviolenza è in cammino
proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Arretrati in: http://lists.peacelink.it/
Numero 431 del 20 Aprile 2008
Domenica, 20 aprile 2008
|