Rassegna stampa del 17 luglio 2007

di José F. Padova

Della lezione pubblica tenuta da Umberto Eco alla Milanesiana 2007 è stato pubblicato su "la Repubblica" del 10 e 11 luglio un esauriente estratto. "Assoluto" e "Relativo" non sono soltanto concetti: se impugnati male da mani "sbagliate" possono fare danni enormi. Per questo vale la pena di leggere, anche se il testo non è breve.

Assoluto e Relativo una storia infinita
di Umberto Eco (“laRepubblica”, 10 e 11 luglio 2997)
Una lezione seria sui concetti di Assoluto e Relativo dovrebbe durare almeno duemilacinquecento anni, tanto quanto il dibattito reale. Ai «Conflitti dell’Assoluto» è stata intitolata la Milanesiana di quest’anno, e mi sono naturalmente chiesto che cosa s’intendesse con questo termine. E’ la domanda più elementare che un filosofo deve porre.
Inoltre la nozione di Assoluto mi ha richiamato alla mente uno dei suoi opposti, e cioè la nozione di Relativo, diventata abbastanza di moda da quando ecclesiastici dei massimi livelli e persino pensatori laici hanno iniziato una campagna contro il cosiddetto relativismo, diventato termine denigratorio usato a fini quasi terroristici, così come la parola «comunismo» per Berlusconi. Pertanto, mi limiterò non a chiarirvi ma a confondervi le idee, cercando di suggerirvi come ciascuno di questi termini significhi - secondo le circostanze e i contesti - cose molto diverse tra loro, e come pertanto essi non vadano usati come mazze da baseball.
Secondo i dizionari di filosofia Assoluto sarebbe tutto ciò che è ab solutus, sciolto da legami o limiti, qualcosa che non dipende da altro, che ha la propria ragione, causa e spiegazione in se stesso. Qualcosa dunque di molto simile a Dio, nel senso in cui Egli si definiva ..........

ADISTA. Ha vinto il papato e ha perso la Chiesa. A quarant’anni dalla pubblicazione della Populorum progressio, l’enciclica sociale di Paolo VI, per José María Castillo, il teologo spagnolo recentemente uscito dalla Compagnia di Gesù (v. Adista n. 43/07), una cosa risulta massimamente evidente: “Il papato è stato più forte del Concilio”, la preoccupazione relativa al “progresso” dell’istituzione ecclesiastica - delle sue verità, del suo potere, del suo prestigio - ha avuto la meglio su quella relativa al progresso dei popoli. La Chiesa cattolica, intesa come Gerarchia vaticana, ha condizionato pesantemente la storia della Penisola e tuttora incombe sulla nostra testa (e sulle nostre tasche). Molte voci si levano ad ammonire dall’interno. Ascoltarle significa capire anche dove Papa e Prelati vogliono trascinare i proni e succubi Politici nostrani (e noi che innegabilmente li abbiamo trangugiati - eleggere significa scegliere e se le ultime sono state elezioni...).

Tra il dire delle encicliche e il fare dei papi
di José María Castillo (Adista, 16 luglio 2007)
Nel 1967, quando Paolo VI pubblicò l’enciclica Populorum progressio, la Chiesa viveva un momento decisivo. Da poco più di un anno si era concluso il Vaticano II. Uno dei problemi più gravi che in quel momento affrontava la Chiesa era vedere se il papato avrebbe preso sul serio il Concilio o se, piuttosto, si sarebbe preoccupato di mantenere ad ogni costo il suo potere e il controllo della Curia sul Collegio dei vescovi e, mediante loro, il dominio sulla Chiesa intera. Senza entrare qui nelle questioni tecniche legate a questo tema e nella sua storia tormentata, una cosa è risultata chiara negli ultimi quarant’anni: il papato è stato più forte del Concilio. E anche più forte del Collegio episcopale e della Chiesa intera. Ha trionfato il papato. E, con esso, la Curia vaticana, i suoi monsignori e i suoi teologi. Ma è stato questo il meglio per la Chiesa e per il mondo? Questo è uno dei problemi più seri che dobbiamo affrontare a 40 anni dalla pubblicazione della Populorum progressio. Perché?   
Per rispondere a questa domanda, la chiave si trova nel termine progressio, “sviluppo”. La Chiesa deve centrarsi sul progresso di se stessa o su quello dei popoli? Il compito centrale della Chiesa, cioè, è quello di difendere le proprie verità, il proprio potere .......

J.F.Padova



Mercoledì, 18 luglio 2007