Marco Palombo è venuto apposta dallisola dElba per partecipare allassemblea di Bologna, convocata dallappello “Crisi politica, abisso tra palazzo e popolazione. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?”. Ha concluso il suo intervento (il 22° su 25 del pomeriggio e ce nerano stati 31 nelle tre ore della mattinata) con queste parole:”Sento una grande felicità, mi sono caricato di entusiasmo; ora bisogna andare avanti, lavorare assieme; anche questa campagna elettorale può essere unoccasione, ma la prospettiva è molto più ampia”. Era una sensazione condivisa dallottantina di presenti, quasi tutti arrivati in treno ( a questo scopo è stata scelta una sala nella stazione), una ventina dallEmilia Romagna, una decina da Veneto e Toscana, quasi altrettanti da Lombardia, Piemonte e Lazio, tre dallUmbria, due dal Friuli V.G., uno solo dal sud, Antonio Gagliardi del Comitato Elettrosmog Volturino, nel foggiano. Erano annunciate anche persone da Sardegna e Campania, ma le difficoltà sono prevalse. Circa trenta le donne, in parte già collegate alla trama femminista-nonviolenta tessuta anche da Giusi Di Rienzo, che ha stimolato e convocato lassemblea, assieme a Mao Valpiana e a me.
Perché questa felicità? Abbiamo sacrificato una domenica di sole, nessuno ci ha rimborsato il viaggio… eppure anche il sole ha contribuito a questa bella sensazione, assieme allaver disposto (su pressante invito di Roberto Brambilla) la sala a cerchio, in modo da non pontificare alla/dalla presidenza, ma colloquiare tra noi. Ha contribuito anche laver deciso assieme (e rispettato) un limite di 5 minuti ad intervento, valido per tutti, costringendo anche chi era abituato a inondare le platee di fiumi di parole…a semplificare lintervento, rendendolo più gradevole ed incisivo. Così hanno potuto esprimere analisi, idee, dubbi e proposte una quarantina di persone, e una quindicina (dopo il pranzo nellottima mensa dei ferrovieri) sono brevemente re-intervenuti sul “che fare”, alla luce delle moltissime cose sentite in mattinata.
Il “manifesto di Bologna” Un primo risultato dellassemblea è il documento “Rete di donne e uomini per lecologia, il femminismo e la nonviolenza”, in cui sono raccolte le cose che ci uniscono, le idee-forza e le proposte per il futuro prossimo, lasciando in secondo piano, appena accennate, le diverse opzioni relative alle elezioni di aprile ( votare il “meno peggio” del centro-sinistra, o nostre candidature nella lista civica nazionale “per il bene comune”, oppure lastensionismo attivo). La scelta più importante è di costituire, da subito, una rete di associazioni e di persone che coniughi limpegno di base con una presenza diretta dei movimenti in politica. Questo significa anche preparare (con pazienza, concretezza e rispetto reciproco) delle liste elettorali “pulitissime, fatte di uomini e donne coraggiose, disinteressate, nonviolente e competenti”, come proponeva Capitini nel 68 (ma la morte glielo ha impedito) e come abbiamo riportato nel “manifesto” conclusivo. Rispetto alla assemblea ecologista tenuta a Firenze nellottobre 2007, la principale area associativa di riferimento era quella nonviolenta; non si è persa però la connotazione ecologista e comincia a sentirsi (ma abbiamo molta strada da fare) qualche concreta venatura femminista.
La proposta di liste “Per il bene comune” e non solo Interessante la proposta del sen. Nando Rossi (uno dei due che hanno votato contro lesercito italiano in Afghanistan), presente per tutta la mattinata: riempire di candidati dei movimento la lista civica nazionale “Per il bene comune”, da lui messa a disposizione per poter partecipare alle elezioni senza lenorme (impossibile ora) raccolta di firme in ogni circoscrizione dItalia: questa proposta è possibile perché a Rossi ha dato il suo aiuto “esterno” Franca Rame, che non partecipa direttamente alla lista. Personalmente (come altri dei presenti), pur avendo ben chiaro che non si tratta ancora delle liste che questa rete intende costruire nei prossimi mesi ed anni, ho deciso di partecipare come capolista in Veneto e come candidato di sostegno in altre regioni (dal FriuliVG allEmilia Romagna, fino alla Sardegna). Il “candidato premier” sostenuto dalla lista è Stefano Montanari, ricercatore specializzato in nanopolveri e instancabile collaboratore dei comitati contro inceneritori, traffico e turbogas. Unaltra bella caratteristica dellassemblea di Bologna è stata (finalmente!) la non contrapposizione, anzi il confronto dialogico tra chi (circa un terzo degli intervenuti) proponeva di non votare per nessuno facendone una campagna di denuncia, chi (altrettanti) contrapponeva la non efficacia dellastensione e il dovere di votare “il meno peggio” che ci viene proposto ed infine chi (laltro terzo dellassemblea) riteneva utile una nostra presenza diretta nelle uniche liste che ci sono state aperte, quelle “Per il bene comune”.
Le analisi e le proposte Eimpossibile riportare per esteso la quantità e la qualità delle cose dette nei ben 56 interventi dellassemblea, anche perché pochissimi hanno ripetuto cose già dette da altri. Lelaborazione del documento conclusivo (che è costata quasi tre giorni di scritture, aggiunte, limature e modifiche) non è assolutamente esaustiva di tutte le proposte programmatiche e di regole. Nei prossimi mesi, ci saranno elaborazioni più dettagliate nei vari campi, come hanno già iniziato a fare, per esempio, Alberto LAbate con la “Fucina della nonviolenza” fiorentina sulla tematica antimilitarista e non solo, Maria Giusi Di Rienzo sulle problematiche di genere e Lino Balza e la stessa Giusi sulle regole e letica nel far politica. La speranza è che non si cada nellideologismo, nelleccessivo settorialismo (che facilmente si trasforma in settarismo) ma cresca una comunità dialogica, fantasiosa, allegra e...contagiosa.
Venerdì, 07 marzo 2008
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