B OLOGNA 2 MARZO 2008
Un’assemblea nonviolenta, ecologista ed utile

di Michele Boato

Marco Palombo è venuto apposta dall’isola d’Elba per partecipare all’assemblea di Bologna, convocata dall’appello “Crisi politica, abisso tra palazzo e popolazione. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?”. Ha concluso il suo intervento (il 22° su 25 del pomeriggio e ce n’erano stati 31 nelle tre ore della mattinata) con queste parole:”Sento una grande felicità, mi sono caricato di entusiasmo; ora bisogna andare avanti, lavorare assieme; anche questa campagna elettorale può essere un’occasione, ma la prospettiva è molto più ampia”.
Era una sensazione condivisa dall’ottantina di presenti, quasi tutti arrivati in treno ( a questo scopo è stata scelta una sala nella stazione), una ventina dall’Emilia Romagna, una decina da Veneto e Toscana, quasi altrettanti da Lombardia, Piemonte e Lazio, tre dall’Umbria, due dal Friuli V.G., uno solo dal sud, Antonio Gagliardi del Comitato Elettrosmog Volturino, nel foggiano. Erano annunciate anche persone da Sardegna e Campania, ma le difficoltà sono prevalse. Circa trenta le donne, in parte già collegate alla trama femminista-nonviolenta tessuta anche da Giusi Di Rienzo, che ha stimolato e convocato l’assemblea, assieme a Mao Valpiana e a me.

Perché questa felicità?
Abbiamo sacrificato una domenica di sole, nessuno ci ha rimborsato il viaggio… eppure anche il sole ha contribuito a questa bella sensazione, assieme all’aver disposto (su pressante invito di Roberto Brambilla) la sala a cerchio, in modo da non pontificare alla/dalla presidenza, ma colloquiare tra noi.
Ha contribuito anche l’aver deciso assieme (e rispettato) un limite di 5 minuti ad intervento, valido per tutti, costringendo anche chi era abituato a inondare le platee di fiumi di parole…a semplificare l’intervento, rendendolo più gradevole ed incisivo. Così hanno potuto esprimere analisi, idee, dubbi e proposte una quarantina di persone, e una quindicina (dopo il pranzo nell’ottima mensa dei ferrovieri) sono brevemente re-intervenuti sul “che fare”, alla luce delle moltissime cose sentite in mattinata.

Il “manifesto di Bologna”
Un primo risultato dell’assemblea è il documento “Rete di donne e uomini per l’ecologia, il femminismo e la nonviolenza”, in cui sono raccolte le cose che ci uniscono, le idee-forza e le proposte per il futuro prossimo, lasciando in secondo piano, appena accennate, le diverse opzioni relative alle elezioni di aprile ( votare il “meno peggio” del centro-sinistra, o nostre candidature nella lista civica nazionale “per il bene comune”, oppure l’astensionismo attivo).
La scelta più importante è di costituire, da subito, una rete di associazioni e di persone che coniughi l’impegno di base con una presenza diretta dei movimenti in politica.
Questo significa anche preparare (con pazienza, concretezza e rispetto reciproco) delle liste elettorali “pulitissime, fatte di uomini e donne coraggiose, disinteressate, nonviolente e competenti”, come proponeva Capitini nel ’68 (ma la morte glielo ha impedito) e come abbiamo riportato nel “manifesto” conclusivo.
Rispetto alla assemblea ecologista tenuta a Firenze nell’ottobre 2007, la principale area associativa di riferimento era quella nonviolenta; non si è persa però la connotazione ecologista e comincia a sentirsi (ma abbiamo molta strada da fare) qualche concreta venatura femminista.

La proposta di liste “Per il bene comune” e non solo
Interessante la proposta del sen. Nando Rossi (uno dei due che hanno votato contro l’esercito italiano in Afghanistan), presente per tutta la mattinata: riempire di candidati dei movimento la lista civica nazionale “Per il bene comune”, da lui messa a disposizione per poter partecipare alle elezioni senza l’enorme (impossibile ora) raccolta di firme in ogni circoscrizione d’Italia: questa proposta è possibile perché a Rossi ha dato il suo aiuto “esterno” Franca Rame, che non partecipa direttamente alla lista.
Personalmente (come altri dei presenti), pur avendo ben chiaro che non si tratta ancora delle liste che questa rete intende costruire nei prossimi mesi ed anni, ho deciso di partecipare come capolista in Veneto e come candidato di sostegno in altre regioni (dal FriuliVG all’Emilia Romagna, fino alla Sardegna). Il “candidato premier” sostenuto dalla lista è Stefano Montanari, ricercatore specializzato in nanopolveri e instancabile collaboratore dei comitati contro inceneritori, traffico e turbogas.
Un’altra bella caratteristica dell’assemblea di Bologna è stata (finalmente!) la non contrapposizione, anzi il confronto dialogico tra chi (circa un terzo degli intervenuti) proponeva di non votare per nessuno facendone una campagna di denuncia, chi (altrettanti) contrapponeva la non efficacia dell’astensione e il dovere di votare “il meno peggio” che ci viene proposto ed infine chi (l’altro terzo dell’assemblea) riteneva utile una nostra presenza diretta nelle uniche liste che ci sono state aperte, quelle “Per il bene comune”.

Le analisi e le proposte
E’impossibile riportare per esteso la quantità e la qualità delle cose dette nei ben 56 interventi dell’assemblea, anche perché pochissimi hanno ripetuto cose già dette da altri. L’elaborazione del documento conclusivo (che è costata quasi tre giorni di scritture, aggiunte, limature e modifiche) non è assolutamente esaustiva di tutte le proposte programmatiche e di regole.
Nei prossimi mesi, ci saranno elaborazioni più dettagliate nei vari campi, come hanno già iniziato a fare, per esempio, Alberto L’Abate con la “Fucina della nonviolenza” fiorentina sulla tematica antimilitarista e non solo, Maria Giusi Di Rienzo sulle problematiche di genere e Lino Balza e la stessa Giusi sulle regole e l’etica nel far politica.
La speranza è che non si cada nell’ideologismo, nell’eccessivo settorialismo (che facilmente si trasforma in settarismo) ma cresca una comunità dialogica, fantasiosa, allegra e...contagiosa.



Venerdì, 07 marzo 2008