HO letto stamattina (http://www.maremmaoggi.it/dettagli_articolo.asp?nID=12835) la lettera di ringraziamento dellassessore
Di Meo ai medici di Belcolle che si sono prodigati nelle cure del figlio, scampato a più sciagurate aggressioni come quella
recente di Verona come in altre città, Roma ad esempio, dove nel 2006 venne ucciso il 26enne Renato Biagetti, figlio di
nessun assessore e non iscritto ad un bel niente, alluscita di un concerto a Focene. Scorri-bande con vittime ma non di
"stupidi motivi". Sarebbe come a dire che domani sabato a Verona, chi andrà in piazza, lo farà per chiedere giustizia in
risposta a ragazzate, bravate...Ricollego le dichiarazioni del ragazzo giovanissimo, colpito da violenze di stampo nazi
fascista a Viterbo, una delle tante fortuitamente emerse:quasi si dichiara complice di un gioco, filmato per giunta e
andato un po troppo in là...
In là dove, qualè questa deriva che vede famiglie ammutolite di fronte a nemici ovunque, altri da sè, altri dalla propria
casa? Non è buttando sotto il tappeto che possiamo andare avanti, e lo dico da donna e da madre e da cittadina e non è
ammissibile che un genitore provato e figura rappresentativa possa liquidare con parole scritte e animate certo da dolore e
timore, quali:"un atto violento per stupidi motivi ha portato via un ragazzo dell’età di mio figlio e come padre, rispetto
a loro purtroppo, mi posso ritenere fortunato, perché ho ancora mio figlio. Questo non vuol dire che dobbiamo arrenderci,
ma dobbiamo chiedere con forza che coloro che commettono atti gratuiti di barbarie e violenza debbano essere severamente
puniti perché non è concepibile che ciò avvenga e sono certo che all’ottimo lavoro fatto dai medici segua un altrettanto
riscontro da parte della giustizia".
O sperare e chiedere e delegare alla giustizia, ordine e controllo, senza capire perchè questi nostri "bravi" ragazzi, sono
cresciuti con quelli "cattivi" e sentirci tranquilli perchè rincasano, magari illesi, fosse pure tardi senza aver capito
che la campanella della ricreazione è suonata da un pezzo, come il gioco, che non è più tale davvero? Ma la politica ci
parla di squadre, discese in campo, vincitori e vinti, intolleranze e violenze di Altri, partite da giocare, ronde. Forse dovremmo ritornare a scuola, quella vera, come faceva il Maestro Manzi, che ahimè non cè più, ma rimangono le sue
azioni e quelle dei provveditori che lo sospesero otto volte dall’insegnamento per ripetuti ammutinamenti didattici. Il
Manzi extra-televisivo era la disperazione degli ispettori. "Si rifiutava di insegnare storia "perché un bambino di dieci
anni non ha ancora un chiaro concetto di spazio e tempo". Aveva letto Piaget, lui: gli ispettori forse no. Sospeso da
cattedra e stipendio. Si rifiutava di dare i voti. Si rifiutò anche di dare i "giudizi", quando arrivarono: "I bambini
cambiano, ma i giudizi restano nero su bianco, non posso bollare un ragazzo per sempre". Sui primi moduli, per rabbia,
scrisse "merda": sospeso ancora. Allora si fece confezionare un timbro con la scritta Fa quel che può, quel che non può,
non fa, "didatticamente ineccepibile", e stampigliò pagelle in serie. Sospeso di nuovo. Non piegato: "Continuai a scrivere
quella frase a mano sui moduli".
Tento anchio, come sempre e con nuovi mezzi tecnici, di dire che non è mai troppo tardi.
Doriana Goracci Capranica (Vt) 16.5.2008
Venerdì, 16 maggio 2008
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