Lavvenuta liberazione di don Bossi, pur nella gioia di uno scampato pericolo, impone una riflessione dobbligo, provocata dalle parole stesse del missionario. Ha detto: " Sono stato rapito proprio perché italiano !" E una affermazione gravissima che qualifica lintera Italia, anzi la squalifica agli occhi del mondo. Siamo entrati nel novero delle nazioni odiate e tale odio si trasferisce a tutti i cittadini italiani, per colpe mai commesse, se non da un manipolo di persone che dellesortazione alle guerre, alle discriminazioni, e, ora, anche alla presunzione di priorità in campo religioso, ha fatto metodo politico. LOccidente Europa dovrebbe cercare e cementare le sue "radici cristiane", allinterno di un primato che non ha saputo guadagnarsi, pretendendo di affermare una superiorità giustificata solo dalla superiorità tecnologica, che finisce per ritornare addosso come un boomerang. Quindi rapito perché italiano o rapito perché sacerdote cattolico, ritenuto emanazione dello Stato Città del Vaticano che disprezza le altrui religioni e trasforma il cristianesimo in un fenomeno antropologico tipizzante talune prerogative esclusive del mondo occidentale e, quindi, elitarie ? "Il mio regno non è di questo mondo", sono parole di Cristo, sospese nellaria, ascoltate ma non sentite, lette ma non osservate, parole che di fatto mettono in mora lesistenza stessa di uno Stato teocratico, in nome del solo Regno che appartiene a tutti, senza discriminazioni razziali o religiose. Ho toccato con mano il grande rispetto che i cattolici caldei ricevevano in Iraq, ora sono perseguitati, scacciati, oggetto di intimidazioni e minacce. Il cattolicesimo, che ormai in molti vorrebbero distinguere dal Cristianesimo, non può ridursi ad una religione di parte o ad una manifestazione antropologica di costume riservata agli occidentali. Questo è il punto di partenza della discriminazione, della pretesa di un primato che vorrebbe relegare gli "altri" in un remoto angolo del mondo moderno; ma ciò ci ricorda le medesime discriminazioni che ispirarono le famigerate leggi razziali, in nome di una pretesa superiorità, ma non certo etica.
Rosario Amico Roxas
Sabato, 21 luglio 2007
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