Dibattito - l’opinione
Le nuove regole del mercato

di Rosario Amico Roxas

E’ il denaro che regola i commerci non la morale.
Lo disse Thomas Jefferson, presidente degli Stati Uniti d’America oltre 200 anni fa. Questa massima è diventata il leit motif dell’economia mondiale, dalla rivoluzione industriale ad oggi.
Anche la crisi del 1929 fu un momento “alto” dell’economia dell’alta finanza, quando un pugno di capitalisti, con un abile gioco di borsa, gonfiarono i titoli per convincere l’intera popolazione americana a investire in borsa tutti i loro risparmi; dopo un breve periodo di guadagni facili e improvvisi, le azioni furono rimesse sul mercato, riducendosi in poche settimane, di quel settembre nero, al valore di carta straccia e al prezzo di carta straccia furono riacquistate, monopolizzando, nelle mani di pochi capitalisti, il patrimonio intero della nazione.
Il popolo americano, come tutti i popoli della terra, aspira ad essere comandato, non a comandare, così aspetta che arrivi il pazzo di turno che decide per tutti. La figura del Presidente degli USA è la più tipica figura del pazzo di turno che ingloba in sé tutti i poteri dell’anti-democrazia, potendo decidere senza il Congresso o il Senato e anche contro il Congresso e il Senato, con il potere di veto che gli è riservato.
Anche le nazioni europee attesero il pazzo di turno, che arrivò puntuale e fece scempio dell’Europa; ma seppe liberarsene, anche se rimane la nostalgia per l’uomo forte che toglie il grave peso di pensare. Così chi detiene il capitalismo dell’alta finanza diventa il regista occulto del potere; ma non lo esercita personalmente, si serve, di volta in volta, di un personaggio disponibile a eseguire gli ordini per realizzare il Nuovo Ordine che con la globalizzazione dei mercati è diventato il “Nuovo Ordine Planetario”.
La centrale del potere necessita di succursali fedeli sparse per il pianeta, così avvengono colpi di stato pilotati; nelle nazioni dove l’acquisizione del potere con la forza non è possibile, allora interviene la conduzione di un sistema politico che non accetta alternative, servendosi di tutti i mezzi che la comunicazione di massa permette. L’Italia è una di queste succursali; la sconfitta elettorale sta ritardando i programmi che il potere dell’impero aveva già elaborato, per cui è diventato sempre più urgente riportare le condizioni allo status quo, quando venne messo in piedi la situazione di vassallaggio. Con una sola e non insignificante differenza, il vassallo italiano è entrato a buon diritto nel gotha del potere americano, per cui, se la nazione è un feudo dell’impero, il vassallo ne è socio.
Ci hanno fatto credere che le guerre in Medio Oriente, quelle chiamate guerre preventive per l’impero e missioni di pace per la nazione-feudo, fossero in realtà per il petrolio.
Appariva in grande evidenza, troppo grande per non nascondere una differente verità; quelle guerre non servono per ottenere petrolio, ma per NON OTTENERLO.
La vera guerra che si sta svolgendo contro i paesi arabi non riguarda la rapina del petrolio, destinato a finire, ma ad anticipare la fine del petrolio, per ridurli allo stato della più crudele schiavitù.
I combustibili necessari per le industrie, per le auto, per mantenere quella qualità della vita alla quale il mondo occidentale si è abituato e alla quale non intende rinunciare, sono già pronti e in quantità rinnovabili, la cui produzione resterà di appannaggio e monopolio dell’impero.
Si sono collocati un paio di piani al di sopra delle nostre argomentazioni, quando ancora discutiamo di questa forma di democrazia o di un’altra. E preparano per l’intero pianeta una dorata schiavitù del consumo, liberi di scegliere ciò che hanno deciso di farci scegliere.


Rosario Amico Roxas



Lunedì, 16 luglio 2007