Politica - Dibattito
Il Lavoro nobilita.

di Renzo Coletti.

In un giorno di ordinaria follia, 4 lavoratori della ThyssenKrupp, muoiono sul lavoro.
Il sindacato dopo attenta valutazione, tra lo gettarsi per terra e sporcarsi tutto o indignarsi profondamente, sceglie al fine tre giorni di lutto. Tre sigle sindacali a confronto, tre dirigenti e tre stipendiati dai lavoratori, inteso come gruppi, si uniscono in un solo idem sentire, come dice il Bossi, e commossi sino al pianto di coccodrillo, invitano a fasciarsi il braccio con un nastro nero. Tre giorni per meditare, tre giorni per dimenticare, tre giorni per poi ricominciare. Forse qualcuno ha un vago ricordo delle prime lotte sindacali, quindi ricorda gli slogan di allora: “8 ore per lavorare, 8 ore per riposare, 8 ore per evolversi.” Dopo più di un secolo di lotte che hanno visto centinaia di morti ammazzati per costruirsi una dignità lavorativa accettabile, il diritto stesso al lavoro e ciò che ruota intorno ad esso, come la pensione, la sicurezza, il diritto alla salute, le ferie ed un salario garantito; ecco il tragico risultato. Devo trattenermi, altrimenti… Ecco che la prima immagine mi appare alla mente: un accento tedesco mi accappona la pelle. Non avevamo fatto la resistenza? Scusate l’associazione di idee: questa volta è il Papa che si affaccia al mondo della nostra coscienza e invita alla pace, all’unità della famiglia, alla tolleranza e al perdono. Scaccio l’immagine, troppo impegnativa, ed ecco che vedo il sindaco della mia città, Genova, che intervistato dichiara che occorre andare avanti e dimenticare i contrasti e quindi il G8, con i suoi misfatti e la giustizia resa. Stringo i pugni,, i denti sembrano spezzarsi, poi ricado sulla sedia come sfinito. Torno indietro nel tempo; forse da ragazzo qualcosa di positivo riesco a trovare e calmarmi. Un odore acre mi giunge al naso e urla inferocite alle orecchie. La mia mano si appesantisce, ha afferrato una pietra che sta lanciando. Ancora la mia città è in lotta e la polizia carica il cittadino ribelle. Guardo soddisfatto alcuni celerini gettati nella vasca di Piazza De Ferrrari, quindi mi do alla fuga. Non posso competere, sono troppo giovane. Si quella volta era stata una vera battaglia ed una vera vittoria. Il Movimento Sociale italiano, voleva fare il suo congresso nazionale a Genova, ma non aveva fatto i conti con la città medaglia d’oro alla Resistenza, non aveva fatto i conti con i genovesi e la loro storia. Quelli per capirci, erano i tempi in cui essere Comunisti, non significava governare con i fascisti o i liberisti, tantomeno era inaccettabile vendersi per un piatto di lenticchie. Non furono tutte rose e fiori, molti pagarono duro quello sforzo, ma il congresso a Genova non si fece. Ora un po’ più rilassato, torno al nostro giorno di ordinaria follia e pietosa meschinità. Se il sindacato può di fatto accettare, se non addirittura condividere, uno sfruttamento lavorativo come quello della ThyssenKrupp, (16 ore al giorno di lavoro), se una azienda può attendere anni prima di decidere se sei idoneo all’assunzione, se lo stipendio è una elemosina, se la pensione ti è stata praticamente rubata, se non puoi programmare nemmeno un anno o forse un mese della tua vita, come può la famiglia essere la pietra angolare di qualcosa che ci ostiniamo a chiamare Stato? Quale destino ci condanna a vedere il teatrino della Politica odierna che cambia nome e simbolo per riproporsi sempre uguale e peggio nei suoi contenuti ipocriti e spregiudicati o corrotti?
Mentre scrivo queste mie parole di condanna, sento il peso della solitudine di tanti giornalisti a cui è negato esprimere il loro giudizio, sento il peso delle loro coscienze gonfiare i loro petti, sento il pianto di migliaia di famiglie che vivono il giogo e la derisione dei nostri governanti. Perché non riusciamo a comprendere che la globalizzazione ha distrutto ogni forma culturale ? perché non dare un volto al vero nemico di oggi? Perché sentirci così piccoli da accettare ogni sopruso e barbarie senza un atto di pur semplice ribellione?
Il governo mondiale, o ciò che tentiamo di rendere tale, significa stragi, genocidi, abbrutimento, follia, miseria, guerra infinita, paura del domani, sfruttamento e schiavitù; cosa può farci pensare ad un miglioramento possibile se il processo continua e si rivela sempre più paranoico e sadico? Lo Stato italiano oggi è una bufala come il suo governo e le sue istituzioni. Lo Stato italiano, è una colonia anglo americana e israeliana, che nulla hanno a che fare con il nostro voto che esprimiamo con tanta ingenuità e speranza. Non c’è nessuna destra, nessuna sinistra, (tantomeno radicale), non c’è nessun centro e nessuna Democrazia. Un governo mondiale, non può essere che oppressivo e antidemocratico, una globalizzazione non può essere che un pensiero unico che di pensiero non ha più nemmeno la forma. La forma, appunto, è l’unica realtà fenomenica di un gioco senza fine ne inizio, un terreno di nessuno dove il male è padrone e mito. Ora fate attenzione! Le vostre paure, le vostre incertezze, spesso tradotte in razzismo e rifiuto del diverso in ogni campo e genere, saranno ancora un business per i padroni del mondo e dello Stato italiano. Il pacchetto sicurezza che si va proponendo ancora poco noto, si sta orientando per una privatizzazione dei servizi di intelligence e i contractors, saranno i nuovi 007 con licenza d’uccidere. Armi elettromagnetiche o ad ultrasuoni, feriranno le vostre menti senza che voi possiate neppure accorgervene. Se oggi Gaza muore per eccesso di tortura, noi tutti moriremo con lei. Due gradi e la Terra si ribella. Sarà forse lei e solo lei la nostra unica salvezza. Il grande uomo ad immagine e somiglianza di Dio, sarà ancora posato su qualche ramo in un lembo di terra non sommerso. Una nuova era sarà la donatrice di un frutto maturo per una vera pace e giustizia. L’Uomo sarà forse quel formicaio che oggi calpestiamo con tanta impassibilità.
Non mi resta che ringraziarvi per il vostro applauso finale alle ultime barbarie che non avete mai fatto mancare.
Evitate l’ultima vergogna rinunciando alla preghiera. Dio non ci può e non vuole perdonare chi lo ha usato come alibi ad ogni malvagità e barbaria. Forse solo il nostro essere una manciata di secondi nel progetto Universale potrà assolverci dalle responsabilità che invano neghiamo a noi stessi.


Renzo Coletti.




Lunedì, 10 dicembre 2007