[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli@wooow.it) per questo intervento.]
Sappiamo che non e solo la politica ad essere in crisi.
E lintera societa italiana a rischio. Lultimo rapporto dellistituto di ricerca Eurispes ne fa unanalisi spietata: "Il Belpaese attraversa un periodo difficile sia dal punto di vista della legalita, della situazione politica, ambientale e delle comunicazioni".
Certo quello che e avvenuto in Senato durante il voto di sfiducia contro il governo di centrosinistra, non e pensabile in nessun Paese civile.
La gazzarra della destra italiana (il mangiar mortadella con lo spumante tra i velluti rossi di Palazzo Madama o la rissa e gli insulti da strada tra senatori) e qualcosa di piu del tratto volgare della politica, e uno stile che rasenta il fascismo.
Anche i fucili invocati dalla Lega Nord o la prima pagina del quotidiano "Libero", spingono a parlare, seppure impropriamente, di fascismo.
Si e appena celebrata la Giornata della Memoria, ma siamo sicuri di essere davvero usciti dal modo di pensare che ha portato ad Auschwitz?
Certo ce un profondo distacco tra la politica e i cittadini; ma e la societa civile che esprime, con il voto, il proprio ceto politico. Non a caso il nostro e un Paese sempre piu povero e sempre piu razzista: "Una mucillagine, un insieme inconcludente dindividualismo che non guarda al futuro", secondo il rapporto del Censis.
Qualcosa si e rotto nel profondo della societa italiana.
Il conflitto etico-culturale non e tanto tra vertici e base, istituzioni e popolo, ma e interno al popolo e alle istituzioni, e diffuso ovunque. Prevale la perdita di senso etico e di spirito pubblico; oltre che un profondo imbarbarimento.
Pericolosissimo e il rischio di caduta del senso dellappartenenza democratica dei cittadini alla "res publica", la distruzione degli indeboliti fili (ancora esistenti) che legano i cittadini alla loro cosa pubblica.
E predominante la regressione individualistica di tutti i valori di riferimento (laici e religiosi, dalla liberta al lavoro, alletica pubblica), un tempo interpretati collettivamente.
Prevale la sensazione diffusa di una deriva verso il peggio in tutti i campi della vita individuale e collettiva, dalla politica allo smaltimento dei rifiuti. La spazzatura in cui soffoca il nostro Paese non e solo quella che invade le strade di Napoli.
Una Italia brutta e moralmente logorata, intrappolata nellinerzia di un presente depresso e senza futuro che progressivamente uccide la sua vitalita.
La vita e malata dappertutto, per come nel mondo hanno vinto gli interessi delle multinazionali e quindi per come ha vinto, dovunque, lo sfacciato egoismo del singolo contro linteresse dellumanita.
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Come uscire da questa situazione?
Per prima cosa prendendone coscienza.
Oggi sappiamo che ci aspettano anni durissimi, di sfaldamento sociale, di caduta, di veleni, in cui il futuro dovremo strapparcelo a morsi.
Seconda cosa, contrastare la barbarie senza diventare barbari.
E possibile essere pacifisti e alternativi, senza vittimismi aggressivi, esorcismi verbali, turpiloquio permanente? (il "vaffa" urlato per sfogarsi e strappare applausi e solo un penoso insulto). E possibile essere contro la politica di Bush, senza essere infantilmente anti-americani? E possibile contrastare il degrado senza degradarsi?
Terza cosa, se ce un antidoto, sta nelle "minoranze attive", li ce ancora vita e senso.
Li puo ancora esserci politica sorgiva. In queste minoranze attive naturalmente inseriamo tutti quanti operano per la nonviolenza. Essere "minoranza", come diceva un filosofo, e lunico progetto, se la maggioranza e diventata poltiglia.
Allora e fondamentale fare insieme qualche cosa che freni la deriva alla dominazione sfrenata del denaro e delle merci, che ci frantumano ciascuno nel singolo e nei pochi, raramente in transitorie masse. Il passaggio e stretto, ma e solo nei passaggi stretti che qualcosa puo venire al mondo. Tratto da Notizie minime de La nonviolenza è in cammino
proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Arretrati in: http://lists.peacelink.it/
Numero 351 del 31 gennaio 2008
Venerd́, 01 febbraio 2008
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