Editoriale
La corruzione

di Peppe Sini

E’ stata tale la corruzione di coloro che durante il governo Prodi da pacifisti che erano si convertirono in guerrafondai e complici degli stragisti, in militaristi e violatori dell’articolo 11 della Costituzione, che ancora oggi, che pur il governo Prodi non c’é più, continuano ad esser complici della guerra afgana, delle stragi afgane, della partecipazione italiana a quella guerra, a quelle stragi.

Dove si vede a quale abisso tragga il machiavellismo degli stenterelli: avendo pensato che per far incetta di prebende ministeriali il sacrificio di qualche migliaio di esseri umani innocenti (e intendiamo gli assassinati, ché se calcolassimo le vittime di ferite e mutilazioni, delle infinite violenze e devastazioni e della conseguente miseria che la guerra comporta, allora le vittime sono milioni) fosse un prezzo accettabile, ebbene, questi messeri non solo sono diventati complici e servi della guerra quando governava Prodi ma anche adesso che governa Berlusconi: e prova ne é il perdurare della loro indifferenza, del loro silenzio, della loro omertà dinanzi alle quotidiane stragi della guerra afgana di cui il nostro paese é tuttora corresponsabile.

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I più ipocriti e protervi di loro cercano oggi addirittura di dar ad intendere di non esser stati proprio complici della guerra ieri: ma sono smascherati dai fatti, a tal punto che continuano ad esserne complici ancor oggi, così come ieri lo furono con piena coscienza quando invece di premere affinché il governo di allora rispettasse la legalità costituzionale e facesse cessare la complicità italiana nei massacri afgani, ne sono stati allora - e ne sono oggi - non solo complici ma roboanti propagandisti, non solo complici ma magniloquenti giustificatori, i più subdoli e infami dei complici, i complici che pretendevano e pretendono di poter avallare e sostenere l’omicidio di massa di esseri umani di cui la guerra consiste e insieme proclamarsi per la pace, o addirittura "nonviolenti". A tale perdizione essi giunsero.

Così profonda é questa corruzione che non uno dei tanti ciarlatani e lor seguaci che ancora nel 2003 urlavano slogan poi rivelatisi palesemente non meditati come "no alla guerra senza se e senza ma" e che appena i loro partiti o i loro finanziatori o i loro compagni di merende andarono al governo si metamorfosarono da egregi saltimbanchi in sostenitori della prosecuzione della guerra afgana e del riarmo e della militarizzazione, non uno di costoro oggi spende una parola per dire che quella guerra e quei massacri sono tali, e che é illegale e criminale che l’Italia a questo immane crimine continui a prender parte; non uno muove un dito per contrastare la guerra e le stragi che continuano e continuano, fiumana infinita di sangue, di cui il nostro paese continua e continua ad esser corresponsabile, assassino tra assassini, terrorista tra terroristi.

C’era una volta in Italia, e c’é ancora, la "Tavola della pace": ma forse oggi meglio sarebbe chiamarla diversamente.

C’erano una volta in Italia, e ci sono ancora, tante sedicenti associazioni per la pace: ma forse oggi meglio sarebbe chiamarle diversamente.

C’erano una volta in Italia, e ci sono ancora, tanti sedicenti costruttori di pace: ma forse oggi meglio sarebbe chiamarli diversamente.

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Cosa vorremmo chiedere a quel vasto arcipelago che una volta fu il pacifismo italiano?

Che si guardi allo specchio, che si faccia un esame di coscienza, che rinsavisca infine, e che dica a se stesso ed a tutti: "In quei due anni in cui ci siamo prostituiti a favoreggiare la guerra e le stragi afgane ci siamo tragicamente sbagliati, siamo stati peggio che stupidi e peggio che vigliacchi: siamo stati complici di un crimine. Ne facciamo ora ammenda, sapendo che i morti restano morti e che quella colpa resta incancellabile; ma tornati in noi stessi ora riprendiamo la lotta contro la guerra, riprendiamo la lotta per salvare le umane vite, riprendiamo la lotta per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti e delle relazioni; riprendiamo la lotta in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, riprendiamo la lotta in difesa del diritto internazionale, riprendiamo la lotta in difesa della legalità costituzionale; riprendiamo la lotta in solidarietà con l’umanità intera".

Questo occorre che sia detto.

Possibile che sia così difficile dirlo?

Poi, certo, le responsabilità restano, come i crimini. E coloro che crimini hanno commesso, coloro che crimini hanno avallato e propagandato, é bene che siano allontanati per sempre - per sempre - da ruoli di pubblica responsabilità (e, ove ricorra il caso, siano perseguiti ai sensi di legge), e che la loro voce non abbia più ascolto dove si delibera per il bene comune. Ma tutti gli altri - e sono tanti - tornino all’impegno per la pace, contro tutte le armi, contro tutti gli eserciti, contro tutte le uccisioni.

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Cessi la partecipazione italiana alla guerra.

S’impegni l’Italia contro la guerra.

La nonviolenza é la via.

Tratto da
Notizie minime de
La nonviolenza è in cammino


proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini.
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Numero 579 del 15 settembre 2008



Lunedì, 15 settembre 2008