Editoriale
La guerra e chi la approva

di PEPPE SINI

Tutte le chiacchiere di questo mondo non mutano il fatto che la guerra sia un crimine che consiste nell’uccisione di esseri umani, e chi vota in suo favore se ne fa corresponsabile.

Niente ipocrisie per favore: nessun obiettivo politico può giustificare la commissione di omicidi.

Tutte le chiacchiere di questo momento non mutano il fatto che la partecipazione militare italiana alla guerra afgana é illegale e criminale, che é un atto di violazione della legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico, la Costituzione della Repubblica Italiana che all’articolo 11 é inequivocabile: ripudia la guerra, sia come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, sia come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Niente ipocrisie per favore: se la Costituzione é in vigore, il voto a favore della guerra é un atto criminale, il più scellerato che un parlamento possa commettere.

La trovata - da machiavellismo degli stenterelli - del voto di fiducia al senato rivela solo a quale abisso di infamia e di irresponsabilità si sia giunti: il governo in carica attesta che la scelta della guerra é una scelta così intrinseca alla sua azione complessiva da giocarsi su essa l’intera sua credibilità. Siamo al cuore dell’assurdo e dell’orrore.

Nessuno creda di potersi far scudo di penosi giochi di parole, di squallidi trucchi da ciarlatani. Chi vota per la guerra vota per la guerra. E chi in queste settimane si é arruolato al servizio della scelta della guerra si é arruolato al servizio della scelta della guerra. Certe decisioni sono irreversibili. Ciascuno ne risponderà alla sua coscienza, e dinanzi alle vittime.

La nonviolenza si oppone alla guerra.

La Costituzione si oppone alla guerra.

Il senso di umanità si oppone alla guerra.

Chi vota per la guerra, e chi lo favoreggia, non speri nella nostra complicità, non speri nel nostro silenzio.

E non speri neppure in un futuro perdono: poiché il perdono é un privilegio delle sole vittime - solo la vittima di un male, non altri, può perdonare chi quel male le ha inflitto: ma le vittime della guerra vengono uccise, ed essendo state uccise non possono più perdonare, e quindi il crimine della guerra resta imperdonabile per sempre.

Numero 1370 del 28 luglio 2006



Venerdì, 28 luglio 2006