Mentre affonda nella guerra, nel razzismo e nellecocidio quella che fu la sinistra italiana, e con essa la democrazia nel nostro paese, occorre subito costruire la zattera della nonviolenza.
Poiché non vi sarà più una sinistra e una democrazia in Italia se non vi sarà la proposta politica della nonviolenza.
Per questo occorrono due cose.
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La prima: la costruzione di liste elettorali che abbiano come criterio decisivo dellazione politica la scelta della nonviolenza, per portare in tutte le istituzioni la proposta della nonviolenza.
La seconda: la realizzazione del giornale della nonviolenza in Italia, che ogni giorno porti nelle edicole oltre che nella rete telematica le esperienze e le riflessioni della nonviolenza in cammino e sostenga la costruzione della politica della nonviolenza.
A queste due imprese ci sembra occorra chiamare tutte le persone di retto sentire e di volontà buona che dalla vicenda del Novecento hanno tratto la lezione della necessità e dellurgenza di una rottura radicale ed epocale: la rottura della subalternità alla violenza, e quindi la scelta del definitivo ripudio della violenza come mezzo di lotta politica, come strumento di regolazione sociale, come ideologia e come habitus, come principio di organizzazione.
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Una politica della nonviolenza che erediti e inveri le grandi tradizioni culturali dei movimenti di liberazione delle oppresse e degli oppressi: una politica della nonviolenza socialista e libertaria, solidale e responsabile, della cura e della fraternità-sororità, della relazione e del riconoscimento di dignità.
Una politica della nonviolenza nitida e intransigente: nellopposizione alle guerre, agli eserciti, alle armi, nellopposizione alle strutture socioeconomiche e culturali fondate sulloppressione dispiegata o cristallizzata.
Non cé più tempo da perdere.
Occorre chiedere ai movimenti nonviolenti storici - la corrente calda del movimento operaio, i femminismi, lecologia che fu già detta nuova -, alle esperienze che alla nonviolenza si sono progressivamente sempre più accostate - come i movimenti di liberazione dei popoli oppressi e delle oppresse persone, anticolonialisti ed antirazzisti; come le rimeditazioni più rigorose e gli inveramenti più aggettanti delloriginario messaggio di grandi tradizioni religiose -, alle esperienze nonviolente che sono nate negli ultimi decenni - dalla medicina, la magistratura, la psichiatria democratica, al commercio equo e solidale, alla finanza etica -, ai movimenti di base che a partire da concrete questioni locali e immediate hanno avuto la capacità di svolgere un ragionamento complesso e complessivo, a tutti costoro occorre chiedere di assumere questo impegno, prima che sia troppo tardi.
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Non é intenzione e non può essere compito di questo nostro minimo notiziario essere punto di riferimento per quante e quanti vorranno accogliere questo duplice appello; quel che possiamo e vogliamo fare é invitare alla riflessione e allazione, alla scelta della nonviolenza come proposta politica forte, alluscita dalla subalternità, alla cessazione delle ambiguità, alla separazione dai poteri e dalle ideologie della violenza.
Che vi siano molti centri, e la trama verrà.
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Non cé più tempo da perdere: la situazione é giunta a tal punto. Tratto da Notizie minime de La nonviolenza è in cammino
proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
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Numero 312 del 23 dicembre 2007
Domenica, 23 dicembre 2007
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